FAUST
James Marlowe smise improvvisamente di rigirarsi il piccolo anello che aveva al dito, rendendosi conto che era molto, troppo preoccupato. Si specchio sulla parete riflettente del grande ascensore che lo stava portando all'ultimo piano dell'Icarus, il grattacielo di Mr. Hole. Si controllò la cravatta, i polsini, la camicia, i capelli col gel. Sorrise, guardandosi riflesso, così impettito, così serio. Gli sembrava di vedere riflesso suo nonno da giovane. Si era fatto fare una fotografia, più di cinquanta anni prima, il giorno del suo primo colloquio di lavoro. Nella fotografia era rimasta impressa tutta la sua preoccupazione, tutta la sua incertezza, ma anche il suo talento. Suo nonno, glielo si leggeva in faccia, era sempre stato pieno di talento. Non per nulla era divenuto uno dei più ricchi imprenditori di quella città, nonché l'uomo che aveva scoperto e portato alla gloria Hole.
Mr. Hole era una leggenda, nel suo ramo, quasi un'icona, quasi un idolo. Era l'uomo da battere, oppure quello con cui mettersi insieme, se si voleva diventare qualcuno in quella città. Era il proprietario di una catena di hotel, magnate del petrolio, detentore dei titoli di svariate e prolifiche società nonché il padre della presentatrice televisiva più famosa del paese. Fin da quando era emerso dal nulla, scoperto dal vecchio Marlowe, la sua carriera, dopo i primi stentati anni, era diventato in poco tempo uno degli uomini più ricci ed influenti della nazione. Si diceva molto su di lui, perfino che avesse fatto un patto con il diavolo. Tutti lo additavano come il Mida contemporaneo.
Pochi, molti pochi si ricordavano di Marlowe, il suo socio, colui che gli aveva insegnato tutto accompagnandolo poi per quasi dieci anni di carriera travolgente.
Poi, un giorno, suo nonno aveva abbandonato l'azienda, lasciando Hole da solo. Cosa fosse accaduto tra i due, nessuno riuscì mai a definirlo. Si disse che avevano litigato, che non condividevano più gli stessi obiettivi, che non erano più in sintonia. Né il vecchio Marlowe aveva mai rilasciato spiegazioni. Né alla stampa né alla famiglia. Semplicemente un giorno si era seduto, con tutti i suoi bei soldi in banca, con il suo giornale sulla veranda di casa sua e non se ne era più scollato se non per andare a pescare o a fare quattro chiacchiere con i suoi vecchissimi amici di infanzia al bar del villaggio. Il mondo lo aveva dimenticato, ma la sua famiglia lo aveva riconquistato. James lo ricordava come un vecchio anticonformista, che non aveva mai paura di dire quello che pensava, mentre stava leggendo le notizie del giornale e sorrideva al sole che sorgeva da dietro la collina davanti a casa sua fumando una vecchia e puzzolente pipa.
Era morto troppo presto. Questo penava James. Ricordava pochissimo di lui, ma quello gli bastava per sentire una grande nostalgia. Comprendeva che quel vecchio uomo, seduto su una sedia, era stato uno dei più coraggiosi esseri umani nella storia perché quando aveva avuto la voglia di lasciare tutto lo aveva fatto.
Eppure non era così semplice. Il vecchio Marlowe era sistemato, era vecchio, era stanco. Lui, invece, era giovane e pieno di speranze. Aveva conseguito la sua laurea in economia e commercio la settimana precedente. Sorrise, al ricordo della notte passata con la sua famiglia. Si vide riflesso sullo specchio dell'ascensore e si vide mentre si rigirava l'anello che portava alla mano. Lo osservò, assorto, mentre ripensava agli ultimi giorni ed un lieve rossore gli compariva sulle guance.
Ora che aveva terminato l'università poteva dedicarsi alla vita, finalmente. Forse era per questo che Hole, il vecchio amico di suo nonno, lo aveva chiamato. Forse voleva proporgli un lavoro. Magari presso di lui. Sarebbe stato un grandissimo onore.
Improvvisamente l'ascensore si fermò provocando un lieve disturbo allo stomaco a James. Si sentì un breve scampanillio e le porte si aprirono. Il giovane si ritrovò in un lungo e grande corridoio con una moquette rossastra e le pareti innaturalmente bianche. Lungo le pareti erano appesi dei quadri tra i più assurdi che James avesse mai visto. Opera di pittori moderni, evidentemente. Gente che lui non conosceva e non sapeva apprezzare.