Capitolo 1

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Da piccola sognavo di avere una vita felice, la immaginavo come una bambina di 5 anni può farlo. Ma ora mi ritrovo qui, in una stanza che mi gela il cuore; le lacrime che macchiano il mio viso, come il mascara che la mattina metto per coprire la stanchezza dei miei occhi, per non aver dormito ancora una volta.
Le lacrime cadono tra le mie labbra, muoiono come vorrei fare io e lasciano quel sapore così salato, rendendo la mia vita più salata e il mio mondo più crudele.
Nessuno ti aspetta, ho imparato a capirlo.
Nessuno ti tende la mano più volte, nessuno è disposto a farlo, nessuno è come te o me, troppo ingordi della loro felicità, per accorgersi del dolore che provocano in me.
Un giorno mia nonna mi disse: "Nipotina mia, quando sarai triste, gira l'angolo, la felicità è li."
Scusami nonna se te lo dico, ma ho girato tante volte quell'angolo e trovo solo più motivi per odiare questo mondo, ma soprattutto me stessa.
Non prendetemi per pazza, o depressa, è solo come io vedo il mondo, è solo come ho imparato a vivere, o almeno ho provato a fare; troppo duro e crudele per come se l'era immaginato una bambina di 5 anni, che la sera usciva fuori, si sedeva sul prato e fantasticava sul futuro, per poi sorridere, un sorriso innocente, inconsapevole di quello che sarebbe potuto accaderle qualche anno dopo. So che quella bambina è ancora viva, dentro di me, ma ormai debole come è si trova in un angolo con i pugni chiusi, aspettando il suo turno di felicità.
Sono passati 10 anni ormai, e da ora vi racconterò la mia vita, la vita di una ragazza che non ne può più, ma che il giorno in cui decise di morire, il destino le mandò il suo angelo custode.
Ogni mattina mi alzo con la matita colata sulle mie guance rosse, non per il freddo di Dicembre, che si fa sentire, ma è la rabbia oppressa in me.
Mi alzo dal letto, sperando di non sentire i miei litigare, almeno per una mattina, lo spero. Ho sonno, non ho chiuso occhio, ma non è una novità per me.
Passo davanti al mio specchio: odio la mia figura riflessa, odio il mio stupido corpo, odio quel dannato mascara colato. Comincio a strusciare la manica della felpa sotto i miei occhi, così veloce, che la pelle diventa rossastra, la guancia è dolorante. Ma quel dolore non è paragonabile allo schifo che provo nei miei confronti. Sono sola a questo mondo. Sola e indifesa.
Il getto d'acqua della doccia, cade sul mio corpo, inizialmente è fredda, e rabbrividisco, ma poi mi abituo.
Ogni mattina cerco di sembrare all'altezza delle persone là fuori, ma non sarò mai alla loro altezza, anche mettendoci tutto l'impegno che possiedo. Il mio corpo me lo impedisce, o almeno così penso. Delusa, abbasso il capo e prendo la prima cosa sotto mano. Mi guardo allo specchio, "oggi andrà meglio" mi ripeto, ma so che in verità non è così.
Non ci sono le urla dei miei oggi, sono al lavoro sicuramente.
Scendo le scale, ed ecco il solito post-it sul frigo di mia madre: "Tornerò alle 4, la colazione è in frigo, insieme al pranzo." Lo prendo e lo strappo. Mi siedo, mangio un cornetto e una tazza di latte. Dopo prendo il mio zaino e vado alla fermata del bus.
Mi chiamo Allison Smith, e qui, vi racconterò la mia storia.

SPAZIO AUTRICE
So che come inizio è abbastanza triste ma spero vi sia piaciuto comunque. Se è così, lasciate un commento e cliccate sulla stellina!
Grazie, al prossimo capitolo 💕

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2018 ⏰

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