1-San Francisco.

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Povs Beatrice
Fin da piccola sono sempre andata da un aereoporto all'altro tre o quattro volte all'anno ma ora mio padre sembrava deciso ad andare a San Francisco e restarci per sempre.
Voi penserete che deve essere bello girare il mondo ma, fidatevi, non è così.
Non è così soprattutto se sei adolescente e devi crearti una vita e degli amici.
-Il volo ventitre diretto a San Francisco partirà dal gate quattro. Si prega che i passeggeri si avvicinino ad esso.- quella odiosa vocina stridula disse queste precise parole dall'altoparlante, prima in inglese poi in italiano, in francese, spagnolo e tedesco.
Presi la mia valigia, lo zaino e il cellulare per poi avviarmi verso la mia famiglia: mamma, papà, Giacomo e Nicole.
Giacomo aveva quindici anni, era moro con gli occhi chiari mentre Nicole aveva compiuto da due giorni un anno, i suoi occhi erano un mix tra celeste e verde e i capelli erano, uguali ai miei, biondi.
-I posti sono questi- mio papà ci mostrò i biglietti -andiamo dai.-
L'aeroporto di Londra era gigantesco, pieno di poliziotti e guardie armate, in ogni angolo c'erano bar e negozi, infatti ci mettemmo quindici minuti per arrivare al nostro gate.
Avremmo dovuto salire alle 21.00 ma iniziò a piovere quindi le hostess ci fecero accomodare dentro all'aereo dieci minuti prima; Giacomo si accaparrò il posto vicino al finestrino, il mio preferito, quindi io mi misi accanto a lui nel posto vicino alla corsia dove passano "le signore dell'aereo", così io da piccola chiamavo le hostess.

•••

Aprii lentamente gli occhi, l'aereo era tutto illuminato perché a San Francisco era notte.
Il volo era durato quattordici ore, eravamo partiti da Londra alle 21 e eravamo arrivati a San Francisco alle 10 di mattina però considerando che c'era il fuso orario erano le due di notte.
-Siamo arrivati?- chiesi con la voce impastata dal sonno a mia madre.
Lei si limitò ad annuire per non svegliare mia sorella che stava dormendo pacificamente tra le sue braccia.
-Siamo arrivati. Andiamo dai, preparati.- scuotei mio fratello, intento a vedere un film su YouTube dal suo computer.
Anche lui si limitò ad annuire per poi prepararsi come gli avevo detto.
Ripresi il mio zaino e ci misi il cellulare, un IPhone 6S rosa con la cover rossa, poi mi diressi all'uscita seguita da Giacomo, papà e mamma con Nicole, tutta fasciata nella sua copertina, nelle sue braccia.
Appena usciti dall'aeroporto, affollatissimo, papà chiamò un taxi che non tardò ad arrivare.
Mentre mio padre dava la via della nostra casa al taxista io stavo fissando fuori dal finestrino, ero incantata da quella città.
Erano le due di notte anche se, per tutta la gente che c'era fuori per le strade, sembrava pieno pomeriggio.
Musica molto forte, persone che ballavano o bevevano per la strada, puzzo di fumo da tutte le parti.
Continuavo a fissare fuori fino quando le persone, la musica e il cattivo odore sparirono per lasciare spazio a delle bellissime villette tutte colorate con tanto di giardino e piscina. Il taxi si fermò davanti ad una di esse: era di un colore molto carino, una specie di giallo però molto chiaro, quasi pastello; aveva le finestre bianche e gli avvolgibili del medesimo colore, c'era un giardino enorme con zona barbecue, zona piscina e uno spazietto con un piccolo scivolo e un'altalena.
Cavolo sembrava una casa di uno di quei film dove si vuole parlare di persone belle e stra ricche, i tipici film americani insomma.
-Entrate dai- mio padre aprì la porta bianca che indicava l'entrata della nostra nuova casa.
-È bellissima!- esclamai una volta entrati nel salotto.
Era tutta arredata in modo molto moderno, il divano era bianco e i mobili del medesimo colore, la TV era enorme e tutta nera; la cucina non era molto più piccola del salotto ed era molto luminosa.
-A questo piano ci sono la cucina, il salotto, un bagno e io mio ufficio; al piano di sopra ci sono quattro camere, un bagno e una piccola stanzetta. La prima camera a destra è mia e di vostra madre, quella difronte a sinistra di Nicole, le altre due sono vostre.- mio padre ci presentò la casa -mettetevi il pigiama e andate a letto, domani visiterete il quartiere e lunedì per vostra grande gioia c'è la scuola.-
Io e Giacomo salimmo al primo piano e ci dirigemmo alle nostre stanze, la mia era a sinistra e la sua a destra.
-E quella porta?- indicai la porta infondo al corridoio.
-Sarà la "stanzetta" di cui parlava papà prima.- mio fratello sbadigliò.
Mi avviai a quella porta ma quando spinsi giù la maniglia non riuscii ad entrare, era chiusa.
-Non si apre uffa.- incrociai la braccia.

-Andiamo a letto, domani chiederemo meglio a papà cosa c'è.- aggiunse mio fratello per poi entrare nella sua camera -buonanotte Trice.-
-Notte Giacomo.- imitai mio fratello per entrare nella mia camera.
Mi misi il pigiama e poi mi infilai nel letto; erano le 3.17, credo fosse ora di andare a dormire.
In poco tempo mi addormentai nel mio letto posizionato non so dove nella stanza che non avevo ancora visto per bene a causa della mia stanchezza.

Spazio autrice :)
Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su wattpad e spero veramente ci piaccia perché mi ci sto veramente impegnando molto.
[Prossimo capitolo a 10 like e 5 commenti.]
>>SOFI☀

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 07, 2017 ⏰

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