Matilde è una ragazzina molto curiosa per la sua età e quando trascorro del tempo con lei mi trasformo, sentendomi la persona più felice di questo mondo.
Alle 12 e 50 precise di ogni venerdì sento tre squilli al campanello di casa e se non mi sbrigo ad aprire la porta iniziano una serie di urli e voci che incitano a voler entrare. Arrivo, apro, abbasso lo sguardo, sorrido, chino la testa e le do un bacio sulla fronte. È sempre solare e sorridente anche quando è stanca dopo una lunga mattinata.
«Come è andata oggi a scuola Matilde?» le chiedo, per poi sentirmi rispondere con un «bene bene», pronunciato di fretta. Mentre si toglie le scarpe e le ripone nello sgabuzzino, saltella verso il bagno canticchiando con la sua chiara vocina, si lava le mani molto accuratamente e arriva finalmente in cucina, sposta la sedia in modo aggraziato e ci si siede, per poi ricordarsi che deve andare nella mia camera da letto a prendere un cuscino da mettere sotto al sedere perché altrimenti non arriva al tavolo da pranzo. Durante tutto ciò parla, parla, parla e io, felice per la sua presenza, la ascolto mentre finisco di preparare il pranzo. Poi sento di nuovo suonare al campanello, questa volta soltanto uno squillo. Vado, apro, sorrido, bacio: mio marito, che nel mentre ha parcheggiato la macchina. Dopo che gli ordino di lavarsi le mani ci raggiunge in cucina e iniziamo a mangiare tutti insieme.
Per il venerdì riservo tutti i miei piatti migliori, cotolette, patatine fritte, pasta al ragù... Matilde dice che sono la cuoca migliore del mondo e questo mi riempie di gioia.«Vado a buttarmi sul letto, mi raccomando prendi le tue medicine. Ciao Matilde» dice mio marito, «buona nanna nonno» risponde lei.
Mio marito, Beppe, è solito concedersi un riposino dopo pranzo. Matilde mi domanda sempre il perché di questo suo bisogno, affermando ogni volta più convinta la sua ipotesi: "il nonno è troppo pigro".
Dopo tutti questi anni passati insieme sono fiera di dire che Beppe mi piace sempre di più: quando ci siamo conosciuti era alto, biondo e con gli occhi verdi. Era il ragazzo di cui andavano matte tutte le signorine della nostra città. Non era proprio un galantuomo, era scherzoso e simpatico ma a volte anche maleducato e villano. Metteva ironia in tutto ciò che faceva. Amava il suo lavoro, grazie al quale viaggiava per l'Italia.
Ora ha 76 anni. Grazie ai miei vizi (e non solo) ha acquisito una forma piuttosto tondeggiante, un bel cuscino piazzato proprio sulla pancia. Cammina piano, passi piccoli, ogni tanto zoppica per il mal di schiena. Ha un andamento leggiadro nonostante i chili di troppo. Non porta gli occhiali, i suoi occhi verdi e grigi brillano come a trent'anni. Gli piace avere la barba abbastanza lunga, bianca, come i suoi capelli, che spesso sposta e modifica per far ridere Matilde. Sempre a questo scopo, si diverte a far finta di non avere più le mani, per poi sentirsi dire dalla nipote che è bello anche senza mani ma che farà una vita un po' complicata. Le chiede spesso consigli sulle cose tecnologiche, io ho deciso di non cimentarmici. La sua voce è buffa e profonda, il suo viso tondo è in armonia con il tutto, ancora di più quando sorride in modo spontaneo, ancora di più quando mi dice, dal nulla, "ti amo".