Due parole.
Questa fanfiction è nata dall'ascolto ripetuto di un paio di canzoni e dai un'idea che è apparsa come una visione nel mio cervello.
Non è stato facilissimo scrivere certe scene, spero di aver taggato tutto... Ps tag verranno aggiunte successivamente.
La fanfiction verrà aggiornata settimanalmente (ogni domenica =P) e niente, spero vi possa incuriosire.
Stay Tuned ;)
Nonostante fosse immersa nel silenzio della notte, la foresta sembrava produrre una quantità di rumori così vasta da renderne impossibile una conta certa.
Tra il frinire delle cicale, lo scorrere dei ruscelli e la strana aura che emettevano le schiere compatte di alberi, dando quasi l'idea di voler imprigionare all'interno i visitatori sprovveduti, quello che più preoccupava Derek e Stiles in quel momento era paradossalmente il semplice suono dei loro passi contro il sottobosco.
Sembrava che sotto i piedi possedessero una calamita per le foglie secche, dato che non smettevano di calpestarne dall'inizio della missione.
Eppure i due camminavano così lentamente... pareva fluttuassero, Derek semi trasformato e Stiles con la sua solita boccetta di sorbo tra le mani.
Girare a zonzo per la foresta durante il plenilunio era stata un'idea discutibile di Braeden, convinta che secondo gli studi intrapresi, la Desert sarebbe sicuramente comparsa quella notte e comunque «I mannari hanno tutti un'ancora sicura, quindi non impazziranno e saranno innocui».
Derek tentava di camminare tranquillamente di fianco a Stiles ma spesso e volentieri la mancanza di equilibrio del più giovane li faceva scontrare, tanto da far sbuffare continuamente l'Hale, irritato e divertito allo stesso tempo.
«La vuoi smettere di borbottare parole a caso? Dobbiamo stanare la Desert e ci vuole silenzio! Non riesco nemmeno a capire che vuoi dire e poi cammina dritto! Sembri un maledetto ubriaco!» Derek si voltò di scatto, senza rendersi conto che il ragazzo gli fosse appena dietro, trovandosi esattamente faccia a faccia con lui.
«Zitto... » sussurrò l'Hale a pochi millimetri dalle labbra di Stiles, dopo quei pochi secondi percepiti come secoli.
«Derek non credo di riuscire a dire più di - ».
« Stiles, la sento... è qui!».
Un passo, due respiri sommessi e tre grida: Derek si trasformò in lupo completo all'istante, correndo senza sosta verso la Desert Wolf per attaccarla, mentre Stiles afferrò con una mano la boccetta col sorbo, impugnando cauto una pistola nell'altra.
Doveva essere preciso e pratico, soprattutto non doveva colpire Derek.
L'Hale attaccò con molta più violenza l'animale, tanto che il ringhiare e l'affondare dei denti nella carne sovrastò davvero qualsiasi altro rumore.
Erano pesanti i due animali, si muovevano con ferocia e rabbia, perdendo completamente la grazia caratteristica dei lupi.
Derek continuò a mordere, si alzò su due zampe per colpire con più efficacia, dimenticandosi della presenza di Stiles accanto a lui.
Le mosse della Desert erano comunque veloci, tanto che Stiles, per provare a sparare, mirando per miracolo alla zampa dell'essere, dimenticò di distribuire il sorbo lasciando sia lui che Derek in balia dell'animale.
Accadde in un battito di ciglia.
Nemmeno riuscì a capacitarsi, Stiles, di quanto si fosse avvicinato alla Desert per prendere la mira, troppo impegnato a controllare i movimenti di Derek, sperando che la Desert non lo ferisse mortalmente.
A nulla valse l'ululato di Derek: Stiles si voltò e la Desert gli fu addosso, scaraventando via la pistola dalla sua mano.
Stiles si sentì schiacciare dal peso dell'animale, avvertendo un dolore lancinante al fianco sinistro, come se mille spilli gli squarciassero la carne nello stesso momento.
Derek parve provare lo stesso dolore, accasciato contro un albero, tentando di riprendere fiato, con una smorfia sofferente sul volto.
Era troppo tardi per scappare o solo pensare di muoversi: gli artigli della Desert Wolf si conficcarono nella carne di Stilinski, freddi e pungenti, prima che l'essere venisse catapultato via da un lato con veemenza e uno sparo lo costringesse a scappare di corsa, nel centro della foresta.
Derek benedisse il suo istinto ma forse ormai era troppo tardi.
Le forze abbandonarono Stiles all'istante: il ragazzo si ritrovò faccia a terra, con la flebile voce di Derek che urlava preoccupato il suo nome, la pistola tra le mani che tremavano.
«S-Stiles!»...
...
Derek aprì gli occhi di scatto, il respiro affannoso e il cuore che tentava di uscirgli dal petto, per quanto battesse forte.
Ancora quel maledetto incubo, dopo una settimana.
Il ragazzo tentò di riaddormentarsi, perché di passare un'altra notte insonne, la quarta di fila, non se ne parlava.
Tutto a causa di quel sogno che lo tormentava appena tentava di trovare conforto nel sonno.
Ciò che più gli provocava un dolore assurdo all'altezza del petto era, però, quel nome velato sulle sue labbra, che pronunciava ogni volta al termine del sogno, abbracciando un'ignara e addormentata Braeden accanto a lui nel letto: «Stiles... ».
-
Era un caldo pomeriggio di maggio quando Braeden spalancò il portone del loft, sul volto uno sguardo a metà tra l'interrogativo e il saccente, osservando Derek comodamente sdraiato sul divano intento a leggere.
«Cosa ci fanno Stiles e quel catorcio azzurro che osa definire macchina nel nostro parcheggio?» sbuffò incrociando le braccia, visibilmente insofferente.
Derek alzò gli occhi da "L'interpretazione dei sogni" con un volto altrettanto impaziente, tanto da vincere a pari merito con lei un eventuale primo premio dello "sguardo più scocciato d'America" .
«Ah, è già arrivato? Sta accompagnando Malia, che si trasferisce qui al loft - rispose in tono piatto. Avrebbe preferito iniziare qualche altro tipo di discorso, dato che la sua ragazza non si faceva vedere da settimane - e comunque ciao anche a te, eh. Novità sulla caccia alla Desert Wolf? O sulle tue missioni da mercenaria in generale?».
Braeden non diede segno di averlo sentito, posando con forza una grossa valigia sul tavolo, nella quale vari strumenti cigolarono pericolosamente: « Cosa vuol dire "Malia si trasferisce qui?" Casa di Stiles non la soddisfaceva?».
«Certamente. Il problema è che non può viverci » sbottò Derek, girando una pagina, senza alzare gli occhi dal libro e accettando il cambiamento di argomento.
«E per quale motivo? Ha sempre bazzicato lì da quando si è ritrasformata. Sembra che il padre adottivo non conosca nemmeno la sua esistenza...».
«Il padre adottivo non l'ha accettata e sta cercando di dimenticarla, ne abbiamo già parlato! E' stato lui a cacciarla definitivamente di casa dopo la storia di Peter...» rivelò Derek.
Erano passati due mesi da quando Peter Hale era stato rinchiuso dietro le sbarre in compagnia del Dottor Vallack, nel reparto segreto dell'Eichen House lasciando Malia, per l'ennesima volta, priva di genitori.
Il signor Tate, il padre adottivo della ragazza, aveva dichiarato di preferire mille volte la compagnia di Apollo, il cane, piuttosto che tenere in casa l'assassina di sua moglie e la figlia legittima.
"Al canile, ecco dove dovresti trovarti, non davanti a casa mia!" aveva sbottato l'uomo, dopo che Malia aveva trovato la forza, aiutata dall'intero branco, di confessare la sua vera natura di coyote al padre.
La legge parlava chiaro: essendo ancora minorenne, la giovane doveva vivere accanto ad un genitore o in alternativa ad un tutore che sarebbe comunque dovuto essere presente durante la giornata, per poter badare a lei.
Gli Stilinski erano esclusi a prescindere dal compito: anche se Stiles avrebbe compiuto diciotto anni a breve, lo sceriffo, a causa proprio del suo lavoro, non avrebbe comunque potuto regalarle la stabilità richiesta dalla legge.
Così Stiles calmò un'irata fidanzata ideando l'ennesimo piano, definito "geniale e l'unico a disposizione", coinvolgendo Derek che aveva acconsentito subito.
I motivi dell'Hale maggiore erano chiari: voleva tenere Malia vicino, dato che "è l'unico membro della tua famiglia che vive ancora a Beacon e quindi pensavo fossi tu il più adatto ad ospitarla ", ricordando le parole di Stiles, farcite della solita agitazione.
Poi Malia – e di conseguenza Stiles – gli avevano fatto più compagnia in quei due mesi di quando non gliene avesse fatta la stessa Braeden, piombandogli in casa quasi ogni giorno dopo la scuola e costringendolo a divertirsi, aspettando il ritorno dell'ex U.S. Marshall.
«Se viene solo tua cugina mi va bene ma sotto lo stesso tetto di Stiles non ci vivo». Esclamò Braeden con vigore, estraendo vestiti e oggetti particolari dalla valigia.
Derek staccò lo sguardo sinceramente offeso dalla pagina per posarlo sulla sua ragazza: era vero che fino ad un anno prima avrebbe lui stesso negato la presenza di Stiles nella sua vita ma gli stravolgimenti vissuti da quando era tornato a Beacon Hills avevano reso Stiles parte della sua vita, in un certo senso.
«Stiles vive con suo padre come sempre. E poi lui è l'emissario e parte fondamentale del nostro branco, oltre ad essere una delle persone delle quali mi fido di più. Non voglio più sentirti parlare così di lui. Non esiterebbe ad aiutarti, se tu ne avessi bisogno» rispose risoluto.
«Sono in grado di badare benissimo a me stessa, grazie. Stiles è solo un ragazzino chiacchierone, iperattivo e ficcanaso. Quelli così mi danno sui nervi».
Derek prese a respirare più lentamente, uno dei metodi che Satomi gli aveva insegnato per evitare di lasciare spazio libero alla rabbia: «Beh, non dovrebbero» disse soltanto, cercando di concentrarsi sulla pagina che stava leggendo.
Da due minuti.
Sulla stessa riga.
Derek capì che non sarebbe riuscito a calmarsi, provando di nuovo quella strana sensazione di amarezza che a volte lo colpiva in compagnia della ragazza. Avrebbe voluto che Braeden fosse entrata con un po' più di dolcezza in quella casa.
Sapeva essere gentile, anche se soltanto quando ne aveva voglia e quello non era il momento.
Vero era che da due mesi viaggiava senza sosta per l'America, divisa tra il suo lavoro di mercenaria e la ricerca della Desert Wolf, madre di Malia e ossessione sua e dell'intero Pack; nulla però le vietava di comportarsi in maniera un po' meno acida col suo fidanzato, colui che le offriva comunque un tetto e compagnia.
Braeden sospirò, rendendosi conto della sua aggressività inspiegabile.
«Va bene. Scusa Derek, ma sono appena tornata da un viaggio particolarmente pesante fino in Oregon e sono distrutta» si scusò, avvicinandosi al fidanzato e lasciandogli un breve ma intenso bacio sulle labbra.
Derek tornò a fissare la pagina del libro. «Malia è' l'unico membro della famiglia che mi resta, Braeden. Cora è in Sud America, Peter rinchiuso in un manicomio...ho bisogno che lei stia qui con me!».
Braeden gli accarezzò il volto con le dita, gli occhi che osservavano quelli verdi del ragazzo con una ritrovata dolcezza. «Non credo che la tua vita pecchi di solitudine, comunque. Tu hai me Derek, non dimenticarlo».
«Ma non è la stes -» Derek si interruppe ricordando il discorso affrontato pochi giorni prima durante il meeting organizzato da Stiles proprio in quella stessa stanza, con il solo Scott presente oltre a loro.
L'Alpha originale aveva insinuato lo stesso: «Beh, ma tu hai Braeden, Derek. Non sei completamente da solo».
Stiles, che in quel periodo sembrava essere quello che più intuiva cosa passasse esattamente nella testa dell'Hale, aveva però risposto scioccato « Non è lo stesso, Scott! Malia e Derek non hanno altra famiglia se non l'un l'altro, così si farebbero compagnia a vicenda. E' la soluzione migliore per tutti... e poi Derek è un esperto nell'educazione dei mannari, potrebbe istruire Malia meglio di quanto non possa fare io. Riescono entrambi ad assumere la forma completa di lupo e coyote e avrebbero anche più possibilità di stanare la Desert. Ci sono solo vantaggi nel piano. Che ne pensi Derek?»
L'Hale aveva annuito, sinceramente colpito dall'analisi di Stiles.
«Comunque Malia ha perso molti dei suoi istinti da coyote in poco tempo, quindi vuol dire che anche tu come istruttore mannaro non vai male...» aveva rivelato Derek ad un incredulo Stiles, che non si aspettava mai complimenti dal ragazzo.
Braeden sospirò di nuovo, facendo tornare Derek alla realtà. «Capisco che ti manchi avere una famiglia. Ma non sei l'unico che soffre per questo, ricordatelo» disse, indicando palesemente se stessa.
Un tonfo fuori dal portone segnalò l'arrivo di Malia, interrompendo il loro discorso prima che Derek potesse o desiderasse aggiungere altro.
«Vado io ad aprire, Derek» lo avvisò Braeden notando come il ragazzo si fosse re immerso nella lettura e conoscendo il suo fastidio per chi osava disturbarlo mentre leggeva.
Braeden spalancò il portone, trovandosi davanti agli occhi il sorriso a trentadue denti di Malia e uno Stiles nascosto da una grossa quantità di valige e pacchetti: è noto che, anche se trasformata in mannara o meno fissata di moda, nessuna donna riesce comunque a resistere all'impulso dello shopping.
Soprattutto se si ha una certa ragazza con i capelli rossi come migliore amica.
«Lydia mi ha trascinata per negozi durante tutta la mattinata... dice che avevo bisogno di un cambio nel guardaroba. Stiles pensa che sia un po' troppo, però a me non dispiace. Ehi, ciao Derek!»
Malia aveva acquistato, grazie all'assidua compagnia di Stiles, una parlantina che sopportavano in pochi e il continuo brontolare di Braeden non la inseriva nella lista.
Derek alzò a malapena gli occhi dal libro, mentre la cugina gli si sedette accanto, quasi scodinzolando dalla gioia come un cagnolino: «Sono davvero grata che tu mi voglia qui con te e non premurarti di spiegarmi che vuol dire gratitudine, perché Stiles me lo ha già spiegato oggi ... come vedi devo ancora imparare moltissime abitudini umane, spero di non darti troppo fastidio...».
«Sta leggendo non vedi? Gli stai già dando fastidio...» la avvertì Braeden con un'occhiataccia.
Nessuno parve udire il lamento breve proveniente dalle valigie: «Ehi!».
Derek si rivolse alla cugina con un tono da tipico fratello maggiore, ignorando le parole della fidanzata: «Non mi infastidisci Malia, altrimenti non saresti qui. Ho chiesto io di permettere di farti vivere nel loft e di questa decisione non mi pento. Sei parte della mia famiglia.»
«Esatto. E poi guarda i lati positivi: mi avrete intorno tutto il giorno e dovrete badare a me, così tu e Braeden vi allenerete per quando vorrete una famiglia tutta vostra!» esclamò Malia, protendendosi verso il cugino per tentare di leggere qualche pagina del libro.
Le parole della giovane Hale aleggiarono nella stanza, pesanti e forse impreviste: le sopracciglia di Derek si alzarono a dismisura, mentre Braeden occhieggiò facendo finta di nulla, la massa di valigie che respirava.
«Qualcuno mi può aiutare, per favore?» si lamentò Stiles attirando finalmente l'attenzione su di sé.
L'ex U.S. Marshall occupò le proprie mani afferrando un paio di pacchi e valigie, mostrando così al resto del gruppo il volto comico e affranto di Stiles Stilinski.
«Eccoti! Non credevo che tutta la mia roba potesse nascondere addirittura un ragazzo alla vista...» Malia ridacchiò accanto a Derek, che nascose l'ilarità dietro ad un colpo di tosse.
Stiles le fece la linguaccia: «Non pensare nemmeno che io possa ancora trasportare tutta questa roba fino al piano di sopra!».
«Beh, sei il suo ragazzo, è il tuo compito...» si inserì Braeden, seria.
«Non quando ho già trasportato il tutto fino a questo piano, usando le scale. Sono a pezzi. Derek fai gli onori di casa e portami da bere, grazie...» il ragazzo si stravaccò sul divano, ansimando come se avesse appena terminato una maratona.
L'Hale non si mosse di un centimetro, liquidando la stanchezza dello Stilinski in tono piatto: «Abbiamo un ascensore Stiles, non c'era bisogno di uccidersi sulle scale...».
Stiles sgranò gli occhi, già stufo di quella situazione assurda, voltandosi verso una Malia che gli rimandava uno sguardo piuttosto colpevole.
«Scusa ma tu ti lamenti sempre che vorresti mettere un po' di muscoli su quegli addominali... ho pensato che trasportare valigie per dieci piani potesse equivalere ad una seduta di pesi in palestra. I tuoi quadricipiti saranno soddisfatti, no?».
«Semmai i bicipiti...» sbottarono Derek e Stiles all'unisono, il secondo con un'evidente smorfia seccata sul volto.
«Oh, vabbè, Lydia non mi ha ancora prestato gli appunti di biologia!».
«Anatomia...» la corressero Stiles e Derek, che per qualche probabile e sconosciuto allineamento dei pianeti, avevano preso a parlare nello stesso momento.
«E' la stessa cosa!... oh, Braeden, perché non mi accompagni di sopra, così da aiutarmi ad abbinare le maglie e i pantaloncini? Lydia dice che è importante abbinare i colori perfettamente e io non sono ancora esperta in questo campo...».
«Hai chiesto alla persona sbagliata... » insinuò Derek, senza staccare gli occhi dal libro.
Braeden si voltò sorpresa.
«Scusa?».
«Basta osservarti. Non sono un esperto di moda come Peter ma è evidente che il tuo guardaroba non sia così variegato, non so se mi sono spiegato...» disse Derek, mantenendo un tono neutrale.
Stiles accanto a lui osservò i pantaloni neri, la maglia scura e le scarpe color pece della ragazza, prima di soffocare una risata col pugno.
Chi l'avrebbe scommesso sul fatto che Derek potesse essere in grado di fare dell'ironia?Lo stoico ed eroico e soprattutto imbronciato lupo mannaro?
Non Stiles.
Malia fiutò l'evidente fastidio di Braeden, alzandosi dal divano e afferrando le valigie. «Non importa Braeden, aiutami lo stesso... sei comunque una donna e mi fido più dei tuoi consigli rispetto a quelli di due ragazzi come loro...».
Malia afferrò l'altra con la mano libera, quasi trascinandola di sopra, mentre Braeden ancora fissava Derek, immusonita.
«Non che nel mio lavoro si possa pensare troppo alla moda comunque. Ed ehi, non credo che a te interessino più di tanto i miei vestiti, altrimenti non me li strapperesti di dosso un giorno sì e l'altro pure, quando sono qui».
Stiles si ritrovò ad arrossire alla battuta della ragazza; Derek invece continuò a sfogliare il libro senza aver dato segno di aver sentito alcunché.
Nonostante la luna storta evidente di Braeden, le ragazze si rivelarono piuttosto ridanciane, soprattutto Malia: pochi minuti passarono, prima che Derek alzasse gli occhi, decisamente scocciato di udire l'ennesima risata potente proveniente dal piano di sopra.
Stiles lanciò un'occhiata sfuggente all'altro, prima di prendere la parola, senza vere e proprie idee per come poter iniziare quel discorso. Il che per uno del suo stampo era un trauma.
«Forse non è stata una grande idea, dopotutto... » bisbigliò così a bassa voce che Derek non riuscì nemmeno ad intuire ciò che aveva pronunciato, le dita che si attorcigliavano le une sulle altre dal nervosismo.
«Cosa?» Derek staccò finalmente gli occhi dal libro, posandoli sulla nuca di uno Stiles che si stava immaginando dritto verso il patibolo.
«Fare venire Malia qui. Dato che non ci sarebbero stati altri luoghi, ho pensato che da te andasse bene. Non c'è Peter e hai una stanza libera e poi non volevo lasciarla da me perché da quando suo padre è partito, io non riesco a gestirla con la luna piena e poi non posso andare sempre nella casa sul lago di Lydia.
Senza contare che con te e Braeden è come se vivesse finalmente in famiglia. Anche se poi riflettendoci ho pensato che tu magari volessi stare da solo con lei, dato che ultimamente è sempre stata fuori per colpa della Desert Wolf... ».
«Stiles per favore, basta! Sembri un moscone che ronza nel cervello, con tutte queste chiacchiere. Non c'è problema, sono stato io ad acconsentire. Hai fatto bene a portarla qui e lo sai, non c'è bisogno di avere alcun tipo di dubbio».
Stiles raddrizzò la schiena, lasciando che i suoi occhi si specchiassero perfettamente in quelli verdi di Derek.
«Grazie. Io... è importante per lei che tu faccia questo. Deve capire che non tutti gli Hale sono come suo padre - sussurrò, appoggiandosi allo schienale del divano, più tranquillo - e poi anche io e Malia stiamo cercando la Desert Wolf. Otto occhi sono meglio di quattro, no?».
«Non so quali siano le intenzioni di Braeden con la Desert Wolf. Sinceramente non me l'ha mai rivelato... potrebbe anche volerla uccidere» confidò Derek in tono serio.
«Se fosse come Peter, le darei il via libera. Malia ha già sofferto abbastanza. E comunque non farai assolutamente tutto da solo: ti darò una mano, o tutte e due, come vuoi» ribadì Stiles.
Derek sorrise leggermente, annuendo prima di riprendere il libro tra le mani.
«Perché non conversiamo un po', anche se non è il tuo forte? Bisogna acquistare nuove abitudini sane nella propria vita. Che stai leggendo?» la lingua lunga di Stiles era impossibile da frenare.
«Freud. Braeden dice che sono un mare di idiozie quello che ha teorizzato, ma io non sono d'accordo...» rispose Derek, sfogliando interessato ancora un'altra pagina.
«Concordo con te...»
Derek non rispose, uccidendo il discorso sul nascere.
Passò poco tempo, prima che il cervello di Stiles si riattivasse.
«Come ti sembra stare con lei? Ok, non sono quello che parla di sentimenti o altro con un tipo come te, però... da quando vi frequentate sembri comunque più sereno del solito. Vuol dire che state bene insieme...»
Derek alzò un sopracciglio, in tono interrogativo: «Primo, da quando sono un lupo completo, sono effettivamente più tranquillo. Ma sereno? Non direi. L'ho vista quattro giorni negli ultimi due mesi. E poi non mi piace parlare di questi affari con te».
Stiles si voltò completamente verso Derek, avvertendo una punta di delusione nello stomaco.
«Con Scott lo fai».
«Beh, Scott è il mio Alpha e mio amico».
La delusione di Stiles si trasformò in rabbia. «Per favore, smettila con questa discriminazione. Tutti i membri del pack sono tuoi amici, me incluso. Ci conosciamo da così tanto, Derek, che mi sembra stupido nasconderci dietro a delle bugie. Anch'io sono tuo amico. Lo so che mi consideri così, anche se non lo ammetti».
«Ok, forse non voglio che le persone che mi ruotano attorno si feriscano? Più la gente si allontana da me, meglio è. Sei già stato posseduto Stiles, non c'è bisogno che ti accada altro. Per questo non sei un amico per me e dovresti ringraziarmi!».
«Grazie per avermelo ricordato... e comunque tu hai appena permesso a tua cugina di vivere con te».
«Stiles basta. Ecco perché odio parlare con te, vuoi sempre avere l'ultima parola - ringhiò Derek, voltandosi verso il ragazzo – Braeden ha un porto d'armi. Malia è un coyote e Scott è un Alpha. Ognuno di loro sa badare a se stesso. Tu sei solo un emissario alle prime armi, che ha bisogno di stare più lontano possibile dal combattimento. Fidati di me!».
Stiles avvertì uno schiocco, come se da qualche parte nel petto le parole di Derek lo avessero colpito con forza.
«Giusto. Io sono solo il chiacchierone impiccione, so che Braeden mi definisce così. E comunque non credo di doverti dire più di questo: le dita per contare quante volte ti ho salvato la pelle non bastano più ormai! Sembra sempre che tu te ne dimentichi, ma io no».
Stiles si alzò, sentendo l'aria del loft ormai soffocante.
Nonostante la loro alleanza ormai chiara a tutti, lui e Derek non potevano terminare un discorso senza litigare.
«Ci vediamo, l'emissario alle prime armi deve andare a studiare un paio di libri che gli ha prestato Deaton».
Derek capi di aver oltrepassato il limite ma lui, a differenza di Stiles, non era bravo con le parole.
Non capiva, quello stupido ragazzino, che meno frequentava Derek, meglio era per la sua vita?
Stiles uscì dalla stanza, emanando nulla più che frustrazione.
I secondi dopo il suo abbandono si rivelarono freddi e vuoti, tanto che Derek spedì il libro contro il tavolino di fronte, in preda egli stesso alla rabbia.
Forse doveva raccontare a Stiles quell'incubo che viveva ogni notte, così da fargli capire il rischio che si correva ad essere amico di Derek Hale.
Faceva parte del mondo soprannaturale da quando era nato e per quello ignorare un sogno che si ripeteva ormai da una settimana sarebbe stato da imprudenti.
Stiles era il protagonista di quel sogno - non l'unico che aveva fatto sul ragazzo - come era accaduto il giorno tragico della ricomparsa di Kate.
C'erano segreti che Derek avrebbe conservato a vita e quel sogno sarebbe stato uno di quelli.
L'esperienza onirica che lo martoriava da qualche giorno non smetteva di mostrargli la Desert Wolf che mordeva Stiles su un fianco, lasciandolo disteso sul sottobosco umido, col sangue che colorava di rosso le foglie secche.
Derek si svegliava sudato ed in preda al panico: in ogni missione che il gruppo aveva organizzato in quell' ultima settimana, Derek faceva in modo che Stiles rimanesse a casa.
La realtà era che Derek teneva seriamente a Stiles, almeno quanto Stiles teneva a Derek e il fatto di confidargli il meno possibile dei suoi problemi era un modo per proteggerlo.
Il figlio dello sceriffo però, sembrava non capirlo.
-
Lydia rispose al terzo squillo.
«Stiles, perché non hai salutato Malia? Ti rendi conto che ha piagnucolato al telefono per mezz'ora su come te la sia filata dal loft senza nemmeno degnarla? Non credi di essere stato un tantino sgarbato? ».
Il silenzio si prolungò all'altro capo della linea.
«Stiles?».
«Il problema è che me ne sono completamente dimenticato...» mormorò Stiles con voce sottile, sentendosi in colpa.
Era stato troppo impegnato a prendersela con Derek, per salutare la sua ragazza.
«Dai, tiro ad indovinare: stavi parlando con Derek».
Stiles sgranò gli occhi «Hai delle cimici nel loft, per caso?».
«No, ho solo un quoziente intellettivo superiore alla norma, come il tuo comunque, che non si annulla quando un certo beta è nella stanza, come capita a te».
Eccola: da quando Stiles aveva confidato a Lydia di tenere particolarmente a Derek – cosa abbastanza visibile, dato che durante le missioni del pack Stiles non si staccava dal lupo – la ragazza non aveva smesso di lanciargli frecciatine sottili.
«Il mio quoziente intellettivo non si annulla con Derek! E' solo che... io l'ho visto quasi morire, Lydia. Lo so che sono uno stupido umano, o un emissario alle prime armi, però ho paura che venga ferito di nuovo. E' normale, in fondo. E' mio amico! Il problema è che non capisco perché lui non si addolcisca con me, come ha fatto con il resto del gruppo!».
Lydia assunse un cipiglio tipico delle maestre delle elementari che devono spiegare un problema ad un bimbo: «Stiles. Lui ha quasi rischiato di morire perché è stato regredito fino a diventare umano. Tu sei un umano e lui ha sei anni più di te, l'età giusta per utilizzare la psicologia inversa "Allontana da te chi vuoi bene", ecco quello che sta facendo Derek. Ti sta allontanando per proteggerti, anche se non lo capisci. Tu studi da emissario e ti cacci nei guai per proteggerlo e lui si allontana da te per proteggerti: sapete che siete davvero due casi disperati? Ammettete di tenere l'uno all'altro e piantatela con questo continuo rincorrersi».
In effetti, l'idea di Lydia non era così male, anche se sembrava alquanto fantasiosa.
Stiles decise di prendere il discorso con un po' di filosofia in più, se non altro perché la verità espressa da Lydia lo aveva incuriosito.
«Sai cosa? Hai ragione, non importa quanto lui mi voglia allontanare: per me è un amico e lo conosco da così tanto che posso dire che ha la stessa valenza tua o di Scott. Lo proteggerò sempre, non riuscirà a liberarsi di me!».
I due parlarono per un'altra ora buona, prima che Stiles si buttasse a peso morto nel letto.
«Eppure ho la sensazione che nemmeno Braeden o Scott, le persone che tiene vicine, lo capiscano quanto lo capisco io... ».
Borbottò Stiles, rigirandosi un paio di volte, prima di crollare addormentato.
Il domani, pensò il ragazzo appena prima di chiudere gli occhi, gli avrebbe regalato un meeting col pack nel quale avrebbe sinceramente dato del filo da torcere a Derek.
Al diavolo le protezioni: voleva essere davvero suo amico.
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Who Owns My Heart (ITA) #Wattys2017
FanfictionSTEREK!EndGame. STEREK!SLOWBUILD Sterek!Friends to Lovers Storia nata per caso e basata su una (im)probabile 5 stagione. Sto cancellando frasi ripetutamente per tentare di descriverla, ma non mi viene niente di interessante o accattivante, quindi be...