Il fantasma del Castello di Giusso a Vico Equense
Secondo le molte testimonianze di abitanti locali, il Castello Giusso di Vico Equense sarebbe abitato da un fantasma. L’anima della regina Giovanna I d’Angiò vagherebbe inquieta tra le stanze del castello.
La regina è più nota con il nome di Giovanna la Pazza
la quale fu un’amante insaziabile, ma come una vedova nera, dopo un’appassionata notte d’amore, ella uccideva tutti i suoi amanti, avvelenandoli o tendendo loro delle trappole mortali nelle sale o nei corridoi di palazzo Giusso, appunto.Ma un giorno, per scherzo del destino, fu lei a cadere in uno dei suoi tranelli preparato per il suo ultimo amante, lasciandoci la pelle e l’anima, visto che d’allora il suo spettro continua a vagare inquieto per le sale.
Secondo voci popolari, soprattutto nel mese di agosto, si odono salire dalla cappella del castello di Giusso voci lamentose ed urla degli sventurati amanti.
Così questo maestoso ed elegante Castello voluto da Carlo II d’Angiò, per difendere il borgo di Vico Equense, oggi viene utilizzato per cerimonie, meeting ed esposizioni artistiche, ma al suo interno cela ancora tanti segreti e misteri, e chissà se girando in una delle sale non ci si possa imbattere nella regina Giovanna.
Oscure presenze a San Domenico Maggiore: Il fantasma di Maria D’Avalos
Il palazzo di Sangro dei principi San Severo a piazza san Domenico Maggiore è stato teatro di uno degli omicidi passionali più famosi della storia partenopea, quello di Maria D’Avalos, sposata con Carlo Gesualdo principe di Venosa, e quello di Fabrizio Carafa duca D’Adria.
A Napoli tutti sapevano della tresca amorosa tra Maria e Fabrizio, mentre la nobiltà sussurrava e il popolo commentava l’audacia dei due amanti clandestini. La passione tra i due amanti crebbe ogni giorno di più, la prudenza venne messa ogni giorno sempre più da parte.
Il 17 ottobre del 1590 Carlo avverte Maria che si allontanerà di casa per alcuni giorni per andare a caccia, Maria manda un messaggio al suo amante invitandolo nelle sue stanze per quella stessa notte e mentre i due amanti stanno consumando la loro notte di passione, Don Carlo spalanca la porta e trova la moglie a letto con il suo amante.
Accecato dall’ira manda tre sicari a ucciderli mentre lui rimane nell’anticamera e solo quando l’omicidio è stato compiuto entra anch’ egli nella stanza, prende il suo pugnale e si accanisce su entrambi i corpi ormai senza vita. Carlo scende poi in strada, la gente del posto si avvicina all’uomo, offre soccorso ma Carlo è confuso, sconvolto, fugge a Gesualdo nel palazzo di Famiglia e attende che il Vicerè lo convochi per il processo, ma le due famiglie (Carafa e Gesualdo) giungono a un compromesso e Carlo è libero di tornare a Napoli. I corpi strazianti e nudi dei due amanti vengono esposti sul portone di casa per mostrare alla città che l’onore dei Venosa è salvo.
Le cronache napoletane dicono che nell’ala del palazzo di Sangro dove si era consumato il delitto si udivano ancora le grida strazianti della bella Maria, tutto questo durò fino al 1889 quando l’ala del palazzo crollò, donando in parte pace allo spirito inquieto… in parte, perché nelle notti senza luna, il fantasma della bella Maria, in abiti discinti con i capelli mossi dal vento e lo sguardo immobile di tristezza e solitudine, vaga tra l’obelisco di S. Domenico maggiore e il portone del palazzo S. Severo in cerca del suo amore Fabrizio: queste apparizioni spesso sono accompagniate da uno straziante lamento.
