Dormi Bambina Dormi

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Non era facile spiegare agli altri come mi sentivo. Spesso erano parole portate via dal vento, come particelle di polvere nei giorni estivi.
E non era facile spiegarlo nemmeno a me stessa, tutti quei pensieri, tutti quei gridi silenziosi che non mi lasciavano in pace...e che non mi lasciavano dormire.
Provavo, provavo e provavo con tutta me stessa a ignorare quelle voci -non ne avevo mai ricercato il perché- ma sapevo una cosa: Dovevo dormire.
Le mie giornate e le mie energie si spesero così, ma tutto risultò invano, non chiudevo occhio e ormai mi ero dimentica di cosa volesse dire "pace".
Prima era anche peggio...Prima di tutto: la mia mente mi portava in altre dimensioni, ma non di quelle fatate e radiose delle altre ragazze. Oh no. Attraversavo un inferno ogni notte,demoni e fantasmi, fiamme nere come la pece e in fondo...ghiaccio assiderale. Poi mi svegliavo, urlante e piangente, fredda come lo stesso ghiaccio che mi faceva risvegliare.
Ma questo era prima, odiavo il sonno, ma agoniavo un dannato riposo, che avevo fatto poi di così male per meritarmi tutto questo?
Non so, ero solo una bambina, diversa internamente in un mondo normale. Forse sono pazza? Sì, questo me lo hanno sempre detto, quando cercavo di dare parole al vento. Nemmeno gli urli si sentivano. Nessuno era con me.
Eppure mi sentivo sempre schiacciata sotto un pesante caldo infernale, come se ardessi viva, come se bruciassi dentro, ma nessuno poteva sentire le urla.

Un altro giorno, un'altra mattina e io titubante attraverso il giorno, sperando che esso non finisca, ma invece finisce.
E mi ritrovo qui, ancora una volta, a scrivere insonne su queste pagine di diario. Provavo ad addormentarmi, ma non ci riuscivo mai, buciavo dentro, ma allo stesso tempo il freddo mi avvolgeva. Non so. Forse ero pazza davvero.
Ero stata sempre una tipa insicura. L'insicurezza è l'unica cosa che mi è stata sempre vicina, sfortunatamente.
Forse perché Sentivo piuttosto che vedere o ascoltare.
Sentivo le crepe del mondo, sentivo i silienzi notturni,sentivo l'ignoto farsi vicino e insediarsi nella mia testa. Infine sentivo la paura, la paura di chi è disperato.
                                                        Gigliola, settordici 2017

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