Amarezza

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Era seduto al tavolo rotondo di legno, decisamente troppo piccolo per lui, del bar da ormai un'ora. Era vestito di un completo color panna con un papavero rosso che aveva raccolto per strada all'occhiello. La camicia avvolgeva a stento la prosperosa pancia e più di un bottone minacciava di saltare via da un momento all'altro.

Guardò l'orologio appeso sulla parete alla sua destra. Cinque minuti alle quattro. "È in ritardo", pensò.

Afferrò una bustina di zuccherò, l'aprì e verso il contenuto nel caffè che prese a mescolare, rigorosamente in verso antiorario, con un cucchiaino. Prese la tazzina per il manico e con un gesto secco bevve buttando indietro la testa. Buono.

Tirò su con naso e dopo essersi guardato un po' intorno e avere velocemente osservato i pochi clienti del locale, tornò a fissare la porta d'entrata. Non si vedeva arrivare ancora nessuno.

Guardò di nuovo l'orologio. Ora segnava esattamente le quattro in punto.

«Cameriere, un altro caffè per favore», chiamò.

Quando gli fu portato, aggiunse lo zuccherò, mescolò e lo bevve tutto d'un sorso, esattamente come aveva fatto col primo. Buono.

Guardò ancora l'orologio. Venti minuti dopo le quattro.

"Perché non è ancora arrivata?".

Ma ancora non c'era. Ordinò un altro caffè.

Che si fosse dimenticata del loro appuntamento? Oppure si era persa?

Non era possibile: si era raccomandato più volte sia sulla data che sul luogo dell'appuntamento facendole ricevere più di quattro promemoria.

Magari non voleva venire. Impossibile anche quello: era tutta la vita che si cercavano ed ora che si stavano per ritrovarsi nulla più li avrebbe divisi.

Fisso l'opaca porta d'entrata, come se guardarla intensamente potesse sollecitare l'arrivo di chi attendeva con tanto fervore.

Ed eccolo lì, il contorno di una figura femminile. Dove essere arrivata. La sua amata, la sua unica gioia, la sua speranza. Lei che era lo zuccherò nella sua vita amara come il caffè. Provò l'irrefrenabile desiderio di alzarsi per andarle in contro. Desiderava tanto abbracciarla, baciarla, non lasciarla più andare. Già stava pregustando quella felicità di cui sarebbero stati protagonisti a breve. Intravide la figura opacizzata afferrare la maniglia e spingere la porta.

Stava per arrivare, stava per raggiungerlo, stava per diventare sua.

La porta si aprì ed una donna entrò nel locale.

Non era lei.

L'eccitazione sbiadì e l'amarezza lo invase.

Non sarebbe venuta. Ormai lo aveva capitò.

«Un caffè per favore», comandò.

Questa volta lo prese senza zucchero.

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⏰ Last updated: Aug 05, 2017 ⏰

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