Il bambino dai capelli neri correva felice nell'hangar, completamente ignaro della presenza nella Forza che lo osservava. O, per meglio dire, della Forza stessa che comprendeva dentro di sé tutte le anime dei caduti. La presenza non si manifestava in forma visibile, non ne aveva la minima intenzione. Voleva solo, per dirla in parole semplici, controllare la situazione. Non ricordava quasi nemmeno più l'ultima che era apparso a qualcuno, anche se era sicuro che fossero passati almeno tre secoli. Per far sì che qualcuno di vivo ti possa vedere è necessario avere con lui un forte legame e, con il passare degli anni, tutti quelli a cui aveva voluto bene e che gli erano stati vicini lo avevano raggiunto nella Forza.
Tutto questo, però, non gli impediva di vegliare su quella famiglia che tanto gli era stata a cuore.
Il rombo assordante di una navicella spaziale spezzò il silenzio quasi assoluto dell'hangar del Tempio Jedi, mentre il veicolo atterrava dolcemente con precisione millimetrica, segno che l'abilità di pilotaggio si era mantenuta alta nel corso delle generazioni.
La rampa si abbassò lentamente e la figura di un uomo si stagliò in controluce. Il nuovo arrivato discese lentamente fino a terra e si guardò intorno. Aveva capelli castano ramati, che gli ricadevano fino alle spalle. Indossava una tunica e un mantello che, insieme alla spada laser alla cintura, lo identificavano innegabilmente come un Jedi.
Il viso, pieno e tondo, era lievemente teso e un filo di barba di qualche giorno gli correva tutt'intorno alla mascella. Probabilmente durante la missione da cui era appena tornato non aveva avuto il tempo di radersi. E nemmeno di dormire molto, se lo ombre sotto gli occhi verde-azzurri dicevano qualcosa.
Non appena però si accorse della figura che correva verso di lui, i suoi lineamenti si rilassarono mentre la bocca si distendeva in sincero sorriso.
La massa di capelli scuri gli si gettò in braccio e suo padre la fece girare sopra la testa, scatenandone le risate deliziate.
La presenza si concentrò sul bambino tutto intento a spiegare a suo padre i progressi che aveva fatto nella costruzione del suo droide, i cui pezzi giacevano in un angolo dell'hangar.
Aveva circa 10 anni. I ricci nero pece gli incorniciavano il viso pallido sorridente, mentre due stupefacenti occhi azzurro cielo si illuminavano di gioia e passione mentre parlava di ciò che più amava. Per l'anima che li osservava era sempre strano vedere quegli occhi che avevano caratterizzato Anakin e suo figlio, incorniciati da capelli scuri e non dal consueto biondo.
Mentre Steven e suo figlio Alec, parlavano, una seconda figura si avvicinò loro. Era una ragazza adolescente, con lunghi capelli castani che le arrivavano fino alla vita, alla cui cintura era appesa una scintillante spada laser. Gli occhi verdi sottili erano vigili e provocanti, ma in quel momento celavano un sincera felicità di rivedere suo padre.
La ragazza, Lara come l'ombra sapeva si chiamasse, disse qualcosa a Steven, probabilmente una battuta sarcastica dato il modo in cui suo padre strinse le labbra cercando di non ridere mentre si sforzava di guardarla con disapprovazione.
All'anima Lara piaceva. Sotto la scorza di indifferenza si nascondeva un grande cuore e gli ricordava un po' Cecily Skywalker, l'esuberante nipote di Anakin, che aveva lasciato dietro di sé una lunga scia di cuori infranti prima di sposare il marito.
Alec saltò giù dalle braccia di suo padre, lo prese per mano e lo trascinò verso il suo droide costruito per metà e Steven lo seguì ridacchiando, dopo aver dato un rapido abbraccio a sua figlia.
Stavano bene, si disse l'anima. Stavano bene ed erano felici e quello era tutto ciò che contava. Il suo lavoro lì era finito.
Eppure Obi Wan indugiò ancora qualche minuto, semplicemente fermo ad osservarli ridere tra loro. Quella famiglia aveva sofferto più di chiunque altro nella galassia. Ne avevano passate talmente tante che era anche arrivato a pensare che fossero destinati a vivere nel dolore. Non smetteva mai di affascinarlo come serrassero i ranghi nel momento del bisogno e come, nonostante tutto, trovassero sempre il modo di tornare l'uno dall'altro. Erano un esempio di lealtà e coraggio che non aveva eguali.
Avvertì chiaramente un sussurrò famigliare accanto a sé che si univa alla sua contemplazione. Steven, Lara e Alec Skywalker stavano uscendo dall'hangar probabilmente per raggiungere la madre nell'ufficio di sopra.
"Stanno bene." Disse ad Anakin. "La tua famiglia sta bene."
"La nostra famiglia sta bene."
Lo corresse l'amico e Obi Wan si sentì pervadere da una forte corrente di gioia e felicità. Aveva ragione, ovviamente. Non sarebbe stato lì, altrimenti.
Senza aggiungere altro il suo migliore amico svanì di nuovo nella Forza ed Obi Wan, dopo un'ultima occhiata alla piccola combricola lo seguì.
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Force ghosts
FanfictionUna serie di Oneshot slegate tra loro che comprendono fantasmi di Forza. Alcune nell'AU di Rise oh light, altre canon. Basta non so più cosa scrivere :)