Le mattine a Nizza erano pelle calda avvolta nelle lenzuola bianche del grande letto. Brezza marina dalle finestre aperte e baci morbidi sulla pelle bianca della nuca. Dormivano nude, tenevano sciolti i lunghi capelli e lasciavano che le svegliasse i sole. Sesso pigro, bagnoschiuma dell'hotel e "Servizio in camera!".
A vedere la luce del lampo che in quel momento violava la sua stanza sembravano essere passati mille anni, a guardare la finestra rigarsi di pioggia sembrava che il sole non dovesse risorgere più. Si tirò su, si mise a sedere sul letto, lasciò cadere la testa tra le mani e cercò di sfregarsi via la malinconia dagli occhi. Alzando lo sguardo non riconobbe la donna che vide nello specchio.
Il letto quella notte era più scomodo del solito e il russare di Conrad più rumoroso. Decise di rinunciare a dormire e di scendere a piedi nudi in cucina per bere qualcosa di caldo, qualcosa di confortante. Per cercare un distrazione.
La mente di Damienne era affollata, il suo subconscio notturno invaso. Il nome dell'usurpatrice era Sylvie.
Trovò conforto nel riempire il bollitore col getto più forte e nel collocarlo rumorosamente sul fornello a induzione. Sentì di avere controllo della situazione, per un momento. Aspettò impazientemente che l'acqua bollisse, infuse la sua tisana diuretica alla lavanda e si sedette al tavolo di quella cucina che al buio le era così estranea. Si costrinse a sedersi e a riordinare i pensieri:
Sylvie.
Solo a pensarlo ad alta voce quel nome bruciava come un taglio nel sale.
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