Cose che solo il tempo può cambiare
Alice nel paese delle meraviglie lo lessi all'età di cinque anni, durante l'estate tra l'asilo e la prima elementare. Mia madre mi chiamava Alice nel paese delle meraviglie, mio padre anche, mia zia pure, mia cugina lo stesso.
Io dovevo sapere. Lessi perciò il libro.
La prima volta narrava di una bambina che, ad un noioso matrimonio, scappò inseguendo un coniglio e capitò in una nuova dimensione di colori e stramberie. Quando dovette tornare nella sua di dimensione si ritrovò addormentata sotto un albero, ma lei sapeva che non era un sogno, proprio come me quando la notte vivevo avventure fantastiche e il giorno dopo, quando mi svegliavo, sapevo che non erano solo sogni, ma che era tutto realmente accaduto.
La seconda volta avevo undici anni, ce lo diedero da leggere a scuola. Narrava lo strano sogno di una bambina annoiata, che sembrava proprio come me.
La terza avevo quindici anni. Alice era ragazzina che aveva da poco scoperto gli acidi, proprio come me.
La mia visione del libro cambiava mano a mano che crescevo.
Così come la visione che avevo del cibo.
Alice aveva quattordici anni, quando smise di mangiare.