Capitolo 1

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Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Cerco di isolarmi completamente da tutto ciò che mi circonda. Ignoro il suono metallico di spade e pugnali che si scontrano a pochi passi da me. Sostituisco il sibilo delle frecce scoccate nella Zona Tre con il suono del mio respiro quasi impercettibile. Un altro respiro. Questa volta mi concentro sul battito regola del mio cuore che pompa sangue in ogni angolo del mio corpo. Riesco quasi a percepire il calore che emana il mio corpo. Inspiro profondamente un ultima volta come se mi trovassi vicino ad un precipizio e stessi prendendo la rincorsa prima di lanciarmi nel vuoto per raggiungere l'altro lato della sponda. Ed espiro. Stringo i pugni con una tale foga che sento le unghie incidermi il palmo della mano e corrugo la fronte con prepotenza. Stringo i denti per qualche minuto finché non sento il sangue caldo iniziare a colarmi lungo le dita.

La voce calma e decisa del mio allenatore mi fa sobbalzare riportandomi di colpo alla realtà e vengo travolta da tutti i suoni e rumori che ero riuscita a spegnere per pochi minuti.

"Fermati."

Apro gli occhi mentre Jacob mi si avvicina.

"Deve essere naturale, non così forzato. Devi accettare te stessa e lasciarti trasportare dai tuoi poteri. Se non impari ad ascoltare il tuo corpo, non riuscirai mai a controllarlo."

Ho sentito questo discorso così tante volte da così tante persone diverse che ogni volta che mi viene fatto, vengo assalita da un attacco di nausea.

"Non ce la faccio. Evidentemente il mio corpo parla una lingua diversa dalla mia perché proprio non capisco cosa mi dica."

Lo sento ridacchiare poco prima di mettermi entrambe le mani sulle spalle. La sua presa è forte e delicata allo stesso tempo.

"Crystal, dai tempo al tempo. So che puoi farcela, basta continuare a provarci e sono sicuro che in futuro sarai in grado di fare grandi cose. Io credo in te e nelle tue capacità."

E con quest'ultima frase si allontana per assistere un altro allievo.

Guardo il maestoso l'orologio in cristallo appeso alla parete della palestra che scandisce i miei pomeriggi da quando ho compiuto dodici anni e noto con grande soddisfazione che è ormai ora di cena, ciò significa che il mio allenamento è terminato.

Raccolgo tutto ciò che avevo sparso al suolo e lo ripongo distrattamente nel mio borsone. Mi alzo di fretta e con la mia mente sono già ad assaporare uno dei piatti squisiti che prepara sempre mia nonna quando una figura scura mi si para davanti inaspettatamente.

"Qualcuno è di fretta?".

Kyle.

"Che vuoi?"

Ogni volta che parlo con lui, le parole mi escono dalla bocca con un tono acido e sprezzante. E' più forte di me. Sono questi i sentimenti che mi fa provare il ragazzo di fronte a me.

"Niente. Volevo sapere se oggi la nostra piccola Pura è riuscita ad accendere un po' di colore in lei."

Ridacchia insieme ad altri due ragazzi che si sono avvicinati a noi silenziosamente.

Prima che io possa replicare, una voce che riconoscerei ovunque mi raggiunge da dietro.

"Idiota, lasciala in pace. Non hai qualche farfalla da infastidire?".

Maya mi si affianca e mi avvolge le spalle con un braccio facendomi uno dei suoi soliti sorrisetti un po' storti.

"E per la cronaca lei non è una Pura, ma è una tostissima Locira, ed è anche molto più forte di te. Ora sparisci e portati dietro i tuoi due cagnolini."

C'è una sfida di sguardi tra Maya e Kyle finché i tre ragazzi si allontanano ridacchiando. Maya gli fa il verso facendomi ridere e poco dopo si unisce anche lei. Dopodiché si mette il borsone in spalla e mi si affianca.

Lungo il tragitto per arrivare a casa sua mi racconta energicamente ogni minimo particolare del suo allenamento del giorno. Ascolto e silenziosamente le sono grata non mi faccia domande sul mio. Sa bene che se ci fosse stato qualche progresso l'avrei sicuramente informata. Una volta arrivata davanti a casa sua le chiedo di salutarmi suo fratello e mi incammino tacitamente verso casa mia, che si trova in fondo alla strada. Questi pochi minuti della giornata sono i miei preferiti: posso passare un po' di tempo da sola con i miei pensieri. Inizio a ripensare a tutta la mia giornata e la mia mente vola in un baleno all'allenamento di oggi.

Certe volte mi domando se i poteri li ho davvero o se il mio è stato un semplice errore. L'unica volta che si sono manifestati è stato alla mia nascita, a quanto dice mia nonna. Perché è così che funziona. La prima volta in cui un neonato apre gli occhi, se viene emanata una luce da essi, si tratta di un Lociro. Ma i poteri non si manifesteranno prima dei dodici anni, ed è proprio al compimento dei dodici anni che i Lociri inesperti iniziano ad allenarsi al Campo. Una volta compiuti vent'anni, i Lociri devono scegliere la loro carriera come allenatori di altri Lociri oppure si occupano della difesa e tutela dei Puri.

La mia preoccupazione maggiore è che, da quella volta in cui i miei piccoli occhietti da neonata si sono aperti e hanno sprigionato un lampo azzurro, i miei poteri non si sono più manifestati. Nemmeno un piccolo accenno di colore sulla punta delle dita. Niente. Il vuoto più totale. Perciò, durante gli ultimi cinque anni, ho passato tutti i pomeriggi al Campo senza ottenere un benché minimo risultato. Nonostante ciò, sono una delle migliori combattenti di tutto il campo. Il combattimento a corpo libero è il mio forte, sono una nuotatrice esemplare e mi so destreggiare molto bene con l'arco e con tutte le altre armi da taglio.

Una volta raggiunto il quarto anno di addestramento, ogni Lociro è tenuto a scegliere un'arma da usare per il combattimento in modo tale da poter spendere gli ultimi quattro anni a perfezionare l'uso dell'arma scelta. E io ho scelto la sciabola.

Come se non bastasse, sono nata da una famiglia di Puri. Avvenimento che si è verificato solamente cinque volte prima della mia nascita. Questo piccolo dettaglio ha fatto in modo tale che fossi esclusa da tutti i Puri poichè sono Infetta, ma allo stesso tempo nemmeno i Lociri mi considerano una di loro. Solo poche persone hanno ignorato questo aspetto della mia vita, e mi sono sempre state accanto. Una di queste è Maya. E Jacob. Lui è il mio allenatore da quando sono entrata al Campo. L'anno in cui io sono arrivata era il suo primo anno da allenatore e sono convinta che la sua determinazione nel farmi riuscire a controllare i poteri non sia dovuta solamente al suo affetto nei miei confronti, ma penso si tratti anche di una sfida con se stesso.

In ogni caso, Jacob è sempre presente per ogni necessità, sia al Campo, che fuori.

Arrivo davanti alla porta rossa di casa mia e, appena la apro, vengo investita da un profumino delizioso di pollo arrosto. E mi chiudo la porta alle spalle lasciando fuori tutti i problemi della giornata.

"Crystal sei tu?"

La voce di mio fratello mi raggiunge mentre mi sto togliendo le scarpe e il giubbotto nero, poco prima che la sua testa faccia capolinea dal salotto.

Mi saluta con un abbraccio e, una volta salutata la nonna, ci accomodiamo al tavolo per cenare e condividere i racconti delle nostre giornate.

Non ho mai conosciuto i nostri genitori perché la nonna ci ha raccontato che pochi mesi dopo la mia nascita, hanno avuto un incidente al Laboratorio. Non è chiaro a nessuno della mia generazione cosa sia il Laboratorio, perché dopo questo incidente, l'hanno chiuso e l'hanno demolito. Comunque sia, la nonna si è sempre presa cura di noi e ha cresciuto me e Liam come se fossimo figli suoi. E per questo gliene sarò eternamente grata. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 12, 2017 ⏰

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