Prologo

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-Ciao, mi chiamo Scarlett Torres e soffro di attacchi di panico e ansia. -

°No, non puoi iniziare un diario in questo modo, sembra di essere ad una seduta degli alcolisti anonimi. Okay, ricomincia. °

Cancellai tutta la riga e ripresi a scrivere.

-Ciao, mi chiamo Scarlett Torres, abito in California, ho 20 anni e soffro di...-

No, no, e ancora no.

Cancellai di nuovo facendo una riga netta sull'intera frase, ricalcandola più di una volta.

°Ma devi dirlo, questa sei tu e questa è la tua fottutissima vita. °

-Come dicevo prima, soffro di attacchi di panico e ansia. La mia vita non è sempre stata così schifosa come voi crederete, prima ero la classica quindicenne che scopriva il mondo, che usciva tutti i giorni, che ogni venerdì e sabato usciva con gli amici andando in discoteca o nei vari pub. Non ricordo il giorno preciso di quando sono iniziati a comparire i primi sintoni, ma posso dirvi che dalla prima volta sono passati ben sì cinque anni, cinque lunghissimi ed interminabili anni.

Il primo giorno che arrivarono, un giorno qualunque, mentre andavo a scuola, ricordo ancora la sensazione che avevo provato, la gabbia toracica schiacciare i polmoni impedendomi di riuscire a prendere aria, lo stomaco contorcersi e il vomito farsi strada nella mia gola, quel giorno ero dovuta tornare, sotto richiesta di mia madre, a casa, e come per magia, i sintomi, sparirono appena varcai la soglia.

Poi, andando avanti negli anni i sintomi aumentarono, sensazione di freddo, mani tremolanti, occhio ballerino... Si, fa un poi ridere questa cosa.

Le persone che non soffrono di questi disturbi pensano che si possano superare calmandosi e non pensandoci, non è così, quando un attacco di panico ti prende, più ti dicono di calmarti più ti prende, almeno a me fa così, forse perché odio chi mi compatisce con i soliti "stai tranquilla passerà, basta non pensarci" "stai calma e respira", dio se li odio.

Comunque, sono riuscita a finire scuola e diplomarmi, senza però andare all'università. Non chiedetemi in che modo ci sono riuscita, perché non saprei proprio spiegarvelo.

Ora sono passati due anni da quando mi sono diplomata, e in questi due anni ho perso tutto, per colpa mia naturalmente, ho perso i miei amici, o almeno quelli che reputavo tali, perché ogni qual volta avevo una scusa per non uscire con loro, quindi, dopo svariati "no" smisero proprio di chiedere e di scrivermi.

La parola che mi descrive a pieno è, Sola.

Sola perché non ho più nessuno con cui parlare, sola perché per questo problema non sono mai riuscita ad avere un ragazzo, sola perché, sono sola, punto.

Ormai sono abituata a questa solitudine, e ho iniziato anche ad accettare il fatto di non poter migliorare nulla e di dover convivere con questo problema per tutta la vita.

La psicologa, che ha preso mia madre, dice che devo scrivere ogni giorno qualcosa del mio passato e qualcosa del mio presente, quindi caro diario dei miei stivali preparati a sentire la mia vita. -

Chiusi il diario riponendolo sotto al materasso in modo che nessuno riuscisse a trovarlo. Mi sdraiai di nuovo, sta volta di schiena ed iniziai a fissare il soffitto bianco.

"Che cosa facciamo oggi di diverso?"

I giorni ormai era diventati tutti uguale agli altri, mi alzavo tardi la mattina, troppo impegnata la sera a leggere libri, aiutavo mia madre con le faccende di casa, mangiavo, tornavo in camera, mi riaddormentavo, mi risvegliavo, la cena, e poi di nuovo libri, e così via, proprio come un orologio svizzero.

Ora però, avevo qualcosa in più da fare durante la giornata, cioè scrivere il mio "diario".

Mi alzai finalmente dal letto mettendomi a sedere scrutando la mia stanza, che, a mio avviso, più che una stanza sembrava una tana per rifugiati. Vestiti sparsi qua e la per la stanza, come se uscissi tutti i giorni e li indossassi, semplicemente, li mettevo cinque secondi per farmi delle foto e poi li buttavo in un angolo. Abbassai lo sguardo e, ritrovandomi in mutande notai di dover assolutamente fare una ceretta, non che qualcuno mi vedesse nuda o altro ma, dato che stavamo entrando in piena estate, stavo diventando davvero una scimmietta pelosa.

"Ecco cosa faremo oggi, la ceretta."

The rebirth  (La rinascita)Where stories live. Discover now