Agata: "Rita, stasera io e gli altri colleghi del dipartimento andiamo a bere qualcosa vieni con noi?"
Mi sfilo gli occhiali buttandoli sulla scrivania davanti a me, sul computer acceso, sto lavorando da quasi cinque ore filate e sono stanca, inoltre Stanotte ho dormito poco e nulla, ma a questo sono abituata mi succede spesso, non riesco mai a dormire tranquilla, ma solo per due o tre ore massimo.
Guardo il soffitto bianco, appoggiandomi del tutto alla sedia, il soffitto.. con qualche crepa su, sta cadendo a pezzi. Faccio cadere le braccia dietro alla sedia, sono sfinita.
Io: "No grazie." Mi volto verso di lei portandomi le mani agli occhi, strofinandomeli con le nocche delle mani. "Vada per la prossima volta."
Ad essere sincera, Non ho intenzione di andare con loro in uno di quei locali dove ci sono solo uomini mezzi nudi per poi vedere loro che bevono a dirotto mentre si strusciano addosso a qualcuno.
Lei tiene gli occhi puntanti su di me dolcemente.
Lavoro in un dipartimento di manga, io mi occupo dell'editoria, e lei è una mia collega nonché vicina di scrivania.
Ha qualche anno in meno di me, ma forse sono io che ne ho troppi, dato che fra meno di qualche settimana è il mio compleanno e ne faccio venticinque. Le altre ragazze dell'ufficio arrivano si e no intorno alla ventina d'anni. Lavoro qui da otto anni, ho iniziato qui come lavoro part-time mentre frequentavo l'università poi una volta finito mi hanno assunto a tempo indeterminato e sono rimasta a lavorare qui. Mi trovo bene, l'edifico come l'ufficio non è dei migliori ma mi lavora benissimo.
Mi porto le mani intrecciate fra di loro sulla pancia.
Lei è arrivata qualche anno dopo di me e da allora ogni fine settimana mi chiede di uscire, ma la risposta è sempre la stessa, non si arrende mai. È più testarda di quanto mi aspettassi.
Preferisco tenere la mia vita privata fuori dal lavoro e non mi piace avere gente intorno, preferisco starmene per conto mio. Non sopporto quando qualcuno invade i miei spazi.
Agata: "Ma rifiuti sempre."
Sbuffa mentre riporta i suoi occhi sul computer acceso. Io sorrido, ogni volta ha sempre la stessa espressione ad un mio rifiuto.
Sorrido mentre allungo le gambe sotto la scrivania e le braccia dietro la schiena, mi sento tutta intorpidita. Chiudo gli occhi e guardo il soffitto color panna.
Agata: "Come mai rifiuti sempre?"
Sorrido, e aprendo gli occhi mi volto verso di lei, mentre è assorta nel suo lavoro. Tiro le gambe sotto la sedia e mi rimetto dritta sulla sedia portando le braccia sulla scrivania e riprendendo il mio lavoro. Tengo le braccia lunghe sotto la scrivania.
Io: "la domenica vado sempre a mangiare da mia mamma."
Continuo a sfogliare le pagine per controllare la vendita del mio ultimo manga appena pubblicato. "Quindi il sabato sera non mi è concesso fare tardi." Dico ironicamente sorridendo.
La verità è che potrei anche uscire con loro, ma sono sicura non mi divertirei.
Agata: "vivi da sola?"
Io: "Si ho iniziato a vivere da sola non appena ho finito l'università." Faccio una pausa. "non volevo più gravare sulle spalle di mia madre." Sorrido.
Agata: "Sei figlia unica?"
Scoppio a ridere, chiudendo il fascicolo che ho appena finito di controllare. Lei continua ad avere gli occhi puntati su di me, ma poi per qualche motivo torna sul suo lavoro.
Io: "No, ho una sorella più piccola, fa le scuole superiori." Facendo pressione sulle gambe tiro indietro la sedia e poi mi alzo, ho bisogno di distrarmi, non ne posso più di lavorare.
Sposto il mio sguardo su di lei assorta nel suo lavoro è decido di non disturbarla. Prendo alcune monete e il pacchetto di sigarette con l'accendino da sopra la scrivania e metto, le sigarette con l'accendino nella tasca sinistra mentre le monete della tasca destra.
Inizio a camminare uscendo fuori dall'ufficio e dirigendomi verso le macchinette. Ho voglia di una cioccolata calda, nonostante il mio farlo stia cadendo a pezzi, non bevo mai caffè, non mi piace.
Siamo in pieno gennaio, è da poco passato capodanno, la neve non è ancora scesa, ma il freddo in compenso si fa sentire e anche molto.
Cammino lungo il corridoio e guardandomi intorno vedo che il piano è praticamente vuoto, normalmente il sabato noi non lavoriamo, ma io e Agata avevamo del lavoro arretrato e siamo venute prima così da portarci avanti.
Mi chiudo nel maglione di qualche taglia più grande di me, anche se lavoro in un ufficio non riesco a vestirmi in modo elegante, non è da me e non sono comoda, mi vesto in quel modo solo se è strettamente necessario.
Arrivo davanti le macchinette e prendo alcune monete dalla tasca destra dei jeans e le infilo nella serratura apposita.
Le macchinette si trovano infondo al corridoio vicino la porta dei bagni.
Mentre premo il pulsante per mettere lo zucchero al massimo dalla porta dei bagni femminili iniziano a provenire dei lamenti.
Spalanco gli occhi. Dopo aver messo lo zucchero clicco il pulsante "Cioccolata forte" e la macchinetta inizia ad elaborare il tutto. Aspetto che sia pronto nel frattempo i lamenti proveniente dal bagno diventano sempre più forti. Sorrido. Sono lamenti di piacere. Chiunque sia ha una bella faccia tosta a fare certe cose in un bagno per di più in ufficio. A dire la verità in questo edificio ci conosciamo quasi tutti quindi sarei curiosa di sapere ci uscirà dal bagno tra poco.
La macchinetta suona indicandomi che ciò che volevo è pronto.
Alzo lo specchietto messo prima del bicchiere per non far sporcare di eventuali schizzi e poco alla volta avvolgo io bicchiere colmo di cioccolata.
Scotta. Non appena è pronto lo porto vicino al viso e ci soffio su.
Mi avvicino a uno dei tavoli vicino le finestre e posando il bicchiere il tavolo sfilo una delle sedie e mi ci siedo.
Sono curiosa di vedere chi esce dal bagno dato che i lamenti sono molto forti, chiunque sia a provocare questi gemiti deve essere molto bravo e deve sapere il fatto suo.
Sorrido.
Prendo il pacchetto di sigarette con l'accendino dalla tasca sinistra dei jeans e li appoggio sul tavolo. Mi spingo sotto il tavolo con la sedia. I gemiti continuano ad invadere la sala, per fortuna non c'è nessuno sul piano oggi se non io e agata.
Inizio a girare la cioccolata con il bastoncino e ci soffio su facendola raffreddare.
I lamenti dai bagni sono finiti, sorrido.
Hanno fatto abbastanza in fretta.
Faccio qualche sorso dal bicchiere per riscaldarmi, c'è ancora troppo freddo per fortuna grazie alla cioccolata sento il corpo riscaldarsi quel tanto che basta per non andare in ibernazione.
Il cigolio della porta si fa sentire e riportando il bicchiere sul tavolo ormai mezzo finito alzo la testa per vedere chi esce.
Non appena incrocio i suoi occhi si paralizza. Ha un leggero strato di sudore in viso. Adoro mettere le persone a disagio, mi diverte.
La porta si chiude da sola alle sue spalle E lei senza aggiungere altro se ne va, non appena scompare dietro la porta scoppio a ridere, non l'ho mai vista in ufficio, credo sia una delle ragazze nuove del primo piano. Sembra essere molto più grande di me, si intravedevano delle piccole rughe ai lati degli occhi. Poteva avere si e no una trentina d'anni. Prendo il bicchiere con dentro la cioccolata finisco di berla. Dopodiché poso il bicchiere sul tavolino e prendo il pacchetto di sigarette, lo apro e sfilo una sigaretta. La porto alle labbra e con l'accendino l'accendo. Faccio qualche tiro per farla accendere bene e il sapere di vaniglia inizia a farsi sentire. Fumo da quando avevo quindici anni, ma non mi piace tanto l'odore del fumo di tabacco quindi prendo sempre quelle con diversi gusti, all'inizio non riuscivo a trovarne uno che mi andasse bene, ma da quando ho iniziato a Fumare le black devil non sono più riuscita a smettere. Mi piacciono troppo.
Mi appoggio completamente alla sedia alla sedia buttando un po' la testa all'indietro e stendo le gambe sotto il tavolo.
Quella ragazza aveva un arma soddisfatta, il ragazzo che uscirà da quel bagno dopo di lei sa cosa fare e dove farlo su questo non c'è dubbio, a meno che lei stava in astinenza. Sorrido e troppo divertente. Io non sono un amante degli uomini, preferisco le donne, preferibilmente più grandi.
I capelli mi scendono lungo la schiena, sono particolarmente stanca. Stanotte ho fatto le ore piccole.
Il cigolio della porta del bagno si fa sentire, mi volto verso di esso, sarà il ragazzo con cui stava la ragazza di prima.
Mi rimetto dritta sulla sedia, portandomi le gambe sotto la sedia e mi rimetto dritta. Porto la sigaretta alle labbra dopo aver fatto cadere la cenere nel bicchiere vuoto.
Da dietro la porta compare una figura alta e molto imponente.
Non appena la guardo meglio spalanco gli occhi.
È una ragazza.
Apro la bocca e la sigaretta mi cade arrivando sul tavolo.
Quei occhi azzurri si fermano su di me restando completamente indifferente quasi.
Ha i capelli corti rasati nei lati mentre quelli superiori gli cadono indietro, sono neri, è la prima volta che vedo qualcuno con i capelli tanto scuri.
Faccio un respiro profondo. Lei non toglie gli occhi da me.
Fa qualche passo in avanti e io la seguo con lo sguardo.
Passo dopo passo si sta avvicinando verso di me.
È la prima volta che la vedo da queste parti, è vestita normalmente, jeans neri, camicia bianca e un gubbino in pelle nero sopra la camicia.
Non è una ragazza dell'ufficio, non l'ho mai vista.
Arriva al tavolo dove sono seduta a piccoli passi e tenendo gli occhi su di me, si mette una mano nella tasca del giubboni mentre con l'altra prende la sigaretta, dal filtro,che mi era caduta sul tavolo. Seguo ogni movimento suo.
Prende la sigaretta dal tavolo, guardo le sue dita, sono lunghe e sottili ma non molto, sono comunque robuste. Avvolge la sigaretta dal filtro e se la porta alle labbra, spalanco ancora di più gli occhi.
Fa una cosa del genere dopo che quella sigaretta l'ha fumata qualcuno di cui non conosce nemmeno il nome?!
Ha visto che mi è caduta dalle labbra.
Fa alcuni tiri e poi una volta finita la spegne nel posacenere in mezzo al tavolino.
"È buona."
Deglutisco, il sono della sua voce è così.. ehm come dire.. caldo.
Io: "Si." Non mi sarei mai immaginata di vedere comparire una ragazza. "Sono le uniche che riesco a fumare."
Per fortuna la mia voce è normale.
"Sono davvero buone."
Io: "Si."
"Hanno un gusto di vaniglia misto al cioccolato."
Spalanco gli occhi. Non posso crederci.
Io: "Ehm.. sono alla vaniglia, io cioccolato l'ho bevuto io prima."
Sorride tenendo comunque i suoi occhi puntati su di me.
Non lo ha staccati nemmeno per un secondo.
"Quindi il cioccolato è il sapore che le tue labbra hanno al momento."
Il viso mi va a fuoco. È stato imbarazzante.
Io: "Può darsi."
Continua a sorridere. "Comunque la sigaretta è davvero buona."
Dopo aver spento per bene il mozzicone di sigaretta nel posacenere porta anche l'altra sua mano nella tasca del gubbino.
Non distoglie gli occhi da me e io faccio lo stesso.
Da quanto è alta e da come è, potrebbe avere la mia età.
Io: "Si sono molto buone." Dico sorridendo imbarazzata.
"Lavori qui?" Il suo sguardo mi è completamente entrato dentro.
Si è impresso in qualche parte dentro di me.
Faccio cenno di si con la testa e lei sorride.
Io: "Lavoro nel dipartimento editoriale."
Sorride. "Ufficio infondo al corridoio vero?"
Spalanco gli occhi, mi stupisce che sappia dove si trova il mio ufficio.
Io: "Tu non lavori qui vero?"
La mia voce va a scendere, mi manca.
Scoppia a ridere. "No è ancora troppo presto per me per rinchiudermi in questi uffici."
Rinchiudermi in questi uffici?! Presto?! Non capisco..
Ma sarebbe inopportuno chiedergli altro.
Io: "Oh.. Capisco."
Ma dicendo così vuol dire che lei non lavora qui, ma allora che sia venuta qui solo per quella ragazza?!
"Come ti chiami?"
Che idiota dovevo chiederglielo io per prima e molto tempo fa.
Io: "Rita."
Lei sorride e fa un passo indietro.
Io: "Tu?"
Inizia a camminare verso la porta continuando a sorridere.
È molto alta e ha un fisico snello, ma robusto.
"Chissà." Mi guarda e sorridendo scompare dietro la porta. "Ciaoo."
La sento urlare mentre va via.
Questo incontro è stato del tutto inaspettato e non voluto.
Vorrei correrle dietro, alzarmi e andare da lei, vorrei ancora più tempo per parlare con lei, mi ha completamente spiazzato, ma mentre lei era qui il cuore non smetteva di battere.
Faccio un respiro profondo e mi lascio andare sulla sedia.
Nei miei venticinque anni di vita non ho mai provato nulla del genere. Ho avuto le mie esperienze in passato ma mai qualcosa del genere.
Il mio cuore non ha mai fatto tutto questo rumore, la mia voce non mi è mai mancata così.
Sbuffo.
Tiro indietro la sedia e con molta fermezza decido di tornare al mio ufficio buttandomi nel lavoro. È l'unica soluzione che ho per uscire da tutta questa monotonia. È l'unica soluzione che ho per cercare di dimenticare quegli occhi.
Al solo pensarci il mio cuore torna a battere forte.
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Tienimi con te.
RomanceCome possono due semplici occhi azzurri stravolgerti il domani e l'intera vita?! Anche solo guardandoli, riescono ad entrarti dentro e guardare nei meandri più nascosti del proprio io. Riescono a tirare fuori cose che prima l'altro non sapeva nemmen...