Solo una giornata di pioggia

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Stavo impacchettato le mie cose, il volo per new York sarebbe partito a momenti se non mi sbrigavo, e per mia grande fortuna l'aeroporto più vicino dista km da casa mia. L'unica mia scelta era guidare fino a li, carica di valigie e borse di ogni tipo e uno svariato giramento di scatole.
Appena entrai in macchina iniziai a guidare guardando l'orologio della macchina come se avessi visto la cosa più traumatica della mia vita.
Ero in ritardo e peggio ancora, mi ero persa.
Era tutta colpa mia, guardare tante serie tv la sera ti porta in uno stato di coma, e ora mi ritrovo persa con nemmeno un indicazione nei paraggi.
Una strada ad dir poco spaventosa, sopratutto se di notte con un freddo da far accapponare la pelle e la foresta intorno, con fruscii e versi di animali immersi nei loro canti. Ero nascosta dietro la portiera della macchina spaventata di essere sola ed indifesa pensando a cosa fare. Tornare a casa sarebbe stato impossibile avevo seguito da internet il percorso ma era a senso unico in alcune zone. Pensai di chiamare qualcuno al telefono ma... non prendeva...e te pareva. Ad un certo punto un odore catturò la mia attenzione. Era come cioccolato e crema o era vaniglia?
Non era certo quello il momento di pensare ai dolci, ma quel odore era così buono...probabilmente dovevo aver avuto molta fame da non notare il cinghiale a pochi metri da me che mi guardava con aria di guerra. Mi rifugiai in macchina e lui iniziò a caricare nella mia direzione andando contro al cofano. Mi fece probabilmente dei danni ma in quel momento mi importava della mia vita e di quella soltanto. Ora che il cinghiale era più vicino notai quanto fosse grande e aspettai che se ne andò per poter provare almeno a fuggire seguendo la strada. Come se dio mi avesse ascoltato iniziò a piovere a catinelle e le mie speranze andarono in frantumi sul cemento bagnato. Cominciai a camminare con le mie valigie cercando di ignorare la pioggia e il freddo pungente ma fui nuovamente distratta da quel odore di cioccolato e vaniglia. Forse avrei trovato una pasticceria, o una piccola casa. Così a quei pensieri corsi verso l'origine dell'odore a più non posso ma scivolai dritta giù per un mini burrone slogandomi la caviglia. Piansi dal dolore ed eppure in questa situazione pensavo solo al cibo o meglio a quell'odore. Cercai di alzarmi ma niente da fare ero troppo debole. Sentì in lontanza una voce e pensai di aver trovato la mia meritata prima gioia della giornata e cominciai a vociare cercando di far avvertire la mia presenza ad un eventuale salvatore. Quando ascoltai meglio realizzai che quelle non erano le voci di un salvatore, quelli erano gli Ululati di un branco di lupi.

Spero vi sia piaciuto il primo capitolo della mia primissima storia.
Commentate sarò più che felice di parlare con voi.
E correggetemi pure.
Grazie e  tanti baci.
Matinoir1000

Give the Moon to a MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora