La citazione più bella.

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Jemma era nata in un paesino del sud del Canada. Viveva con i suoi genitori, papà manager e madre segretaria in una banca, figlia unica.

Fino all’età di otto anni ha vissuto protetta dai suoi genitori, una bambina assolutamente normale, amava i libri, infatti, era la sua passione-ossessione, non era viziata, ma appena vedeva un libro che le interessava lo doveva prendere.

Quando ne aveva quattordici di anni, la sua vita proseguiva al meglio : aveva amiche sincere con cui trascorrere la sua adolescenza, un ragazzo di nome Ryan, amava Ryan quasi quanto i suoi libri, i suoi genitori continuavano a volerle bene, a coccolarla, ma allo stesso tempo le lasciavano i suoi spazi.

La sua stanza era cosi speciale, aveva il letto visto in quel negozio, il puff color blu elettrico, d’altronde quel colore era il suo preferito; aveva una finestra grande affacciata ad un giardino, quanti ricordi quel giardino, tutta la sua infanzia l’aveva passata lì, un divanetto morbido, anch’esso blu, su cui sedersi, prendere i suoi libri preferiti, annusarli, e sfogliarli con delicatezza.

La sua vita sembrava stesse andando perfettamente, non aveva bisogno né di tagliarsi, né di bere, né di drogarsi.

Era pomeriggio, saranno state le quattro, lei era seduta sul suo divanetto a leggere uno dei suoi libri preferiti; sfogliava le pagine, e ad un tratto si rese conto che era vuota, probabilmente amava cosi tanto Ryan che non si era resa conto che a lui non gliene importava niente di lei; quando era con le sue amiche, Jemma si sentiva sola, eppure loro erano cosi gentili, disponibili e simpatiche, lei no, lei si sentiva sola in mezzo ad una folla.

Jemma, però, preferiva tenere tutto per lei.

E cosi arrivò il giorno del suo quindicesimo compleanno, i suoi genitori volevano farle fare una grande festa, lei accettò con piacere. C’erano all’incirca cento persone, c’era anche il suo ragazzo, le sue amiche, i suoi compagni di classe, e amici di amici; Jemma non si divertiva, ma sorrideva, non faceva trasparire niente.

Finita la festa mise da parte Ryan e le sue amiche, prima parlò al suo ragazzo e lui sembrò non prendersela cosi tanto, Jemma sapeva benissimo che a lui non importava nulla, allora arrivò il turno delle amiche. Con loro la situazione fu un po’ più complicata: come spiegare che dopo cosi tanti anni, un libro potesse far crollare quell’amicizia.

Cercò di trovare le parole più giuste, tremava e balbettava, alla fine disse quello che le stava frullando nella testa ‘Un libro, amiche mie, può influire anche nella vita reale, io con voi mi sento sola, mi avete fatto del bene, ma io ... io penso che ora io voglia stare da sola, non ho bisogno di nessuno.’

Le amiche scoppiarono a piangere, ma si sentivano cosi impotenti, non potevano fare niente, andarono via.

Probabilmente nemmeno Jemma sapeva il valore delle parole appena dette.

Da quel giorno iniziò la routine, lei stessa poco prima aveva detto che la routine non era vita, ma senza neanche accorgersene, andava avanti facendo le stesse attività: mattina scuola, mangiare, compiti, dalle sette del pomeriggio fino a tarda sera leggeva stesa al suo divanetto davanti alla finestra.

I libri avevano preso il posto degli amici, del suo ragazzo e della sua famiglia, con cui ormai non aveva legami.

Tutti i giorni leggeva un libro diverso, dalla fantascienza ad un romanzo, e vedeva dalla finestra il suo amato giardino.

Quel giorno, però, era diverso, dalla sua finestra vedeva un ragazzo seduto sulla panchina, anche lui preso dalla lettura, a volte si fissavano per intere ore, senza salutarsi, senza dirsi una parola.

Arrivata l’estate, le giornate si allungarono e Jemma prese coraggio e quel giorno uscì dalla sua casa per andare a raggiungere il ragazzo, magari avrebbero potuto parlare di libri, avrebbero potuto confrontarsi.

Lui stava leggendo “ jack frusciante è uscito dal gruppo”, Jemma lo conosceva bene quel libro, lo aveva letto e strariletto, ma in quel momento fece finta di vederlo per la prima volta.

Passò anche l’estate e i due ragazzi si incontravano tutti i giorni leggendo quel bel libro, ogni giorno analizzavano pagina per pagina, assaporandosi l’odore che aveva quel libro, probabilmente Jemma si era presa una bella cotta, ma lui forse era più preso dal libro che da lei.

Finita l’estate il ragazzo andò da Jemma, era mattino, l’alba, c’era un venticello fresco, lui entrò in casa sua, svegliò Jemma e le sussurrò una frase.

Quella frase lei non la disse mai a nessuno, preferiva tenerla per se, quel ragazzo le aveva detto la cosa più romantica che potesse esistere, almeno per lei.

Ma un giorno le sfuggì mentre parlava con i suoi genitori, l’aveva porta con se per troppo e cosi, con voce dolce e rassicurante disse “sei il mio libro preferito, hai l’odore di un libro appena comprato, la cui trama si assapora pian piano, la copertina più bella, le pagine rifinite in oro, e tu sei la citazione più bella del mio libro preferito “.

Ester

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 18, 2014 ⏰

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