L'inizio

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Il buio.
Solo e unicamente buio.
La ragazza si trovava sul pavimento freddo di una cella, con le gambe al petto avvolte dalle braccia.
Non ricordava più il motivo per cui era lì. Aveva scoperto che anche solo il ricordare le creava dolore.
Se era costretta a una vita nell'oblio, tanto valesse dimenticare chi fosse stata prima, anche se qualcosa le diceva che non aveva mai vissuto pienamente quella vita.
Ora la sua vita si basava nell'oscurità e nel sentire le urla agghiaccianti provenire dalle altre celle, mentre attendeva che quella stessa tortura toccasse anche a lei.
Quanti giorni, mesi, anni erano trascorsi da quando l'avevano buttata lì dentro?
All'inizio aveva cercato di resistere, aveva iniziato a parlare per tenersi compagnia e da alcuni suoni di passi avrebbe giurato che qualcuno si fosse fermato davanti alla sua porta ad ascoltarla.
Appoggiò la testa alla parete e lasciò che il sonno la prendesse fra le sue braccia.

Un uomo dalla pelle bianca come l'avorio guardava fuori da un edificio piuttosto diroccato, i suoi polmoni si dilatavano e contraevano come se l'uomo avesse terminato una corsa faticosa.
Si avvicinò deciso all'edificio e subito un altro di mezza età uscì da esso, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Senza che i due si scambiassero una parola, l'uomo più anziano lasciò passare il giovane appena arrivato.

«James devo avvisarti che alcune prede le ho scelte per me, quindi non potrai prenderle» disse per mettere fin da subito le regole in chiaro.

L'uomo stava proteggendo qualcuno e ciò rendeva la caccia del segugio ancora più eccitante.
Subito il ragazzo sentì il profumo più inebriante mai sentito, per cui sentiva che avrebbe potuto uccidere.
L'uomo fu attento a non portare il ragazzo nella zona da cui esso proveniva.

Sentì un urlo straziante che sembrava provenire dalla sua stessa gola.

Alice si svegliò ansimando, cercò di fermare il cuore che le martellava nel petto.
All'improvviso la porta si aprì con un cigolio, facendo sì che la ragazza si nascondesse nell'angolo più remoto della cella.
Faticò ad abituare gli occhi alla luce.
Una mano si posò sulla sua spalla e subito incontrò gli occhi malinconici dell'uomo di mezza età.
Lui era stato l'unica compagnia in quel manicomio, insieme a lui era riuscita a conoscere meglio le sue capacità premonitive.
L'uomo la prese in braccio e le fece segno di stare in silenzio, cosa che lei fece di buon grado. Si fidava di lui.
La ragazza era talmente minuta che non sarebbe stato difficile per lui trasportarla anche se fosse stato umano.
La ragazza osservò attentamente la stanzina dove l'aveva portata.
L'uomo la lasciò lì con alcune cibarie, poi uscì chiudendo a chiave la porta dietro di sé, sapendo già, che la ragazza si sarebbe avventata su questo per rifocillarsi.

L'uomo tornò solo a sera.
Appena entrò nella stanza, sorrise nel vedere che la ragazza aveva già terminato il suo ultimo pasto.
Si ingincchiò accanto a lei, le sue narici si dilatarono.
Presto avrebbe assaggiato quel suo sangue.

«verrà a prendermi?» chiese la ragazza con voce squillante, mentre le mani dell'uomo si avvicinarono a lei.

Lei deglutì quasi spaventata da quello che l'uomo le avrebbe potuto fare; si spinse verso il muro finché non fu in trappola con le spalle al muro. Contro di lui certamente non aveva possibilità di uscire indenne in un combattimento.

«Alice io ti proteggerò da lui» disse semplicemente facendo un respiro profondo: doveva controllarsi, se non voleva ucciderla.

Sentì le dita fredde dell'uomo posarsi sulle sue spalle. Poteva sentire il freddo anche sotto lo strato dei suoi vestiti. L'uomo scoprì la spalla sinistra della ragazza e la guardò dritta negli occhi. Lei era semplicemente terrorizzata, il suo corpo era ormai diventato rigido e se non fosse svenuta subito, allora mancava davvero poco affinchè succedesse ciò.
L'uomo si avvicinò con il viso alla spalla, sotto gli occhi impotenti della ragazza. La mano sinistra dell'uomo affondava le unghie nella carne della ragazza per non farle credere di poter sfuggire dalla sua presa.
La ragazza non urlava ancora, quasi come se fosse stata pietrificata dal terrore.
L'uomo appoggiò le labbra fredde sulla calda pelle della ragazza, voleva ricordarsi il suo odore, che presto sarebbe svanito.
Lentamente fece entrare i canini nella carne morbida e liscia della ragazza, strappandole delle urla, che squarciavano il silenzio della notte.

Più della mia stessa vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora