Compagni

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Alice era paralizzata dal terrore, ma non ne comprendeva la causa; non era di certo una ragazza che si fermava davanti al primo ostacolo, soprattutto quando c'era in gioco la vita del suo compagno.
Aveva visto la decisione di Jasper e le conseguenze che avrebbe comportato troppo nefaste per non intervenire a cambiarle.
Un sacrificio non era nei programmi di Alice.

Non è il momento di fare gli eroi!

Che cosa deveva fare?
C'erano diverse opzioni che poteva prendere in considerazione:
-la prima era di attaccare uno dei due, che gli trattenevano le braccia per liberarlo, ma temeva di potergliene rompere uno a causa dell'urto;
-la seconda opzione era di attaccare quello che gli reclinava il collo, ma avrebbe potuto solo peggiorare la situazione con la la forza dell'impatto l'avrebbe ucciso;
-la terza invece le sembrava la più utile e ragionevole, ovvero cercare di attaccare il capo di quella combriccola, così da permettere al suo vampiro di fuggire.

Decisa sul da farsi, corse verso l'uomo, nonostante la sua sostanziale differenza di corporatura e altezza, non lo temeva, anzi sentiva di poterlo battere.
Si aggrappò da dietro, al suo collo.
Dovette ammettere che la dieta vegetariana non la rendeva molto forte, anzi la svalutava, ma poteva contare sull'effetto sorpresa.
Riuscì a fargli perdere l'equilibrio, ma il vampirò finì su di lei schiacciandole la gamba, lo spinse con l'altra contro la parete per liberarsi.
Quando alzò gli occhi dalla gamba, notò che Jasper si era già liberato e aveva sconfitto i due vampiri che prima l'avevano trattenuto; i quali ora si trovavano a terra con il collo spezzato, probabilmente il suo diversivo aveva funzionato, perciò sorrise soddisfatta.
Lo osservò mentre combatteva con gli ultimi rimasti, così si rimase in piedi, pronta ad aiutarlo, sebbene lui non la degnasse neanche di uno sguardo, troppo preoccupato per accertarsi come stesse.
Alice salì sulle spalle di quello meno corpulento e fece gli stessi movimenti che aveva appreso osservando il ragazzo; spinse con tutta la forza che aveva finché sconfitto, scese dal corpo esamine, che cadeva a terra. Si sentiva piuttosto su di giri, era riuscita ad aiutarlo, per la prima volta aveva combattuto al suo fianco.
Dopo aver ammassato i tre corpi era di nuovo pronta all'azione, ma Jasper aveva già concluso l'opera; lo osservò prendere un fiammifero, che fece scorrere sulla scatoletta per incendiarlo, dopo di ché lo buttò sui corpi ammucchiati dei vampiri.
Solo a quel punto si girò verso di lei, prendendola per mano e trascinandola lontano da lì e dal pericolo; il suo viso era talmente inespressivo, che Alice non sapeva cosa aspettarsi da lui.

«Che hai? Perché non mi guardi? Perché non parli?» era a dir poco esasperata, non facevano altro che camminare ininterrottamente ormai lontani dalla città.
Una volta raggiunta una radura il vampiro afferrò Alice per la maglietta e la spinse contro un albero violentemente, ma evitando che lei potesse subire delle botte da quell'urto, poi la bloccò con le braccia, in modo che non potesse scappare dalla sua presa. Non che fosse difficile riacciuffarla visto che era molto piccola e esile, probabilmente anche più lenta.

«Che cosa ti prende?» chiese preoccupata la donna, non era affatto spaventata come lui si aspettava.
Gli è successo qualcosa ne sono sicura! pensò la ragazza, non sapendo più a cosa credere.
Si sentiva allo stesso tempo terrorizzata e protetta da quel giovane alto quasi più di due spanne rispetto a lei.
Lui finalmente decise di rispondere, guardandola intensamente.
«Che cosa ti è saltato in mente?- la sua voce era poco più di un sussurrò, come se si stesse lamentando delle scelte della vampira più che volesse aggredirla -volevi forse farti uccidere? Non hai la benché minima idea di quello che hai fatto!»
«Ti ho aiutato!- rispose subito -non potevo permettere che ti succedesse qualcosa...» ora le sue mani si erano portate sul petto del ragazzo, non per allontanarlo, anzi per dimostragli quanto tenesse a lui.
Non aveva mai temuto di perdere così tanto qualcuno in quella sua nuova vita, ma il solo pensiero di allontarsi da lui le provocava un dolore lancinante e quello della sua morte la rendeva irragionevole e debole.
«Vorrei che tu potessi sentire quello che provo, per capire che quello che ho fatto prima, lo rifarei cento e più volte per te, ma non saprei come spiegarlo» era la prima volta che rimaneva senza parole davanti a qualcuno, se fosse stata in grado di piangere l'avrebbe fatto.
Lui le appoggiò l'indice sulle labbra.
«Si da il caso che io possa e i tuoi sentimenti mi fanno smarrire, non li ho mai sentiti in nessun altro. Stare con te mi rende così debole... io non voglio esserlo»
Alice rimase raggelata dalle sue parole.
Questo doveva essere un addio?
Lei scivolò a terra fino a sedersi, lui la guardò incuriosito, ma non ci fece caso.
«Allora puoi anche andare se mi consideri un peso, non voglio obbligare nessuno...»pronunciare quelle parole le fecero del tutto perdere la voglia di sopravvivere, ma d'altro canto si sentivo in dovere di lasciarlo libero, non volevo che lui soffrisse. Se davvero lo amava doveva farlo.
Il ragazzo tuttavia si sedette accanto a lei, come se non avesse udito le ultime parole della vampira.
«Non intendevo questo- disse tornando a mostrare un debole sorriso - tu mi stai solo sconvolgendo l'esistenza e non so nulla di te, apparte il nome. Io sono così confuso, mentre tu sembri così sicura dei tuoi sentimenti»
Parlò senza neanche pensarci, aveva temuto di perderla, ora voleva solo starle vicino, ma qualcosa lo rallentava. Sapeva che se si fosse avvicinato così tanto a lei di sicuro il loro distaccamento sarebbe stato ancor più doloroso.
Tuttavia Alice, mostrò subito un grande sorriso e si girò per guardare il ragazzo dritto negli occhi ora che avevano quasi la stessa altezza, appoggiati al tronco di un salice piangente, era molto più semplice osservarlo.
«Vuoi scommettere che la mia vita è stata molto più noiosa della tua e che posso descriverla in sole ventiquattro parole» lo sfidò lei.
«Non ci credo, voglio proprio sentire» alzò un sopracciglio, il buon umore della ragazza in qualche modo lo stava contagiando.
«Nacquì probabilmente a Biloxi. Dovrei avere circa vent'anni. Il mio nome lo conosci già. Non ricordo niente del mio passato prima della trasformazione. Allora ho contato bene?» chiese vedendo l'aria sorpresa del ragazzo, ma lui non rispose alla sua domanda, la sua attenzione si era focalizzata su un altro particolare.
«Non ricordi proprio nulla? Neanche la tua trasformazione?»
«Niente di niente...- disse con un velo di tristezza, ma si riprese subito -ora tocca a te Jasper, voglio sapere tutto su di te, mi sono già trattenuta molte volte dal chiedertelo»
Il ragazzo non poté trattenere una risata, ma non appena si ricompose decise di iniziare a raccontare la sua storia.
Gli raccontò della sua vita da soldato,
di come si fosse arruolato, di come fosse stato trasformato da Maria. La ragazza si lasciò sfuggire una specie di ringhio, quando il ragazzo sorridendo nell'osservare la gelosia della ragazza, gli raccontava su cosa si basava il rapporto piuttosto intimo tra lui e Maria.
«Quindi è la tua compagna?»chiese disgustava, incrociando le braccia al petto, sembrava piuttosto umana pur non ricordandosi nulla di loro.
Il ragazzo fece finta di non ascoltare quella interruzione e continuò a raccontargli di Peter, di come l'aveva conosciuto e lasciato fuggire con Chatlotte, di come aveva capito che Maria lo stava solo usando, di come era fuggito per questo motivo ed ora aveva trovato lei.
«Sì, ora sono sicura che la tua storia è molto più interessante del mia...mi dispiace- disse intuendo il suo turbamento; all'improvviso si fece seria- posso?»
Il ragazzo annuì, così Alice si inginocchiò davanti a lui e gli prese un braccio fra le sue mani. Lentamente risvoltò le maniche della sua camicia e accarezzò le sue ferite, sotto gli occhi attenti del ragazzo, che credeva che ne sarebbe rimasta piuttosto disgustata.
«Sono brutte vero?» chiese lui, ma la ragazza non gli dava retta.
«ti fanno ancora male?» domandò preoccupata guardandolo negli occhi, lei aveva solo un morso, quindi non sapeva cosa quelle ferite comportassero.
Il ragazzo scosse la testa con un dolce sorriso.
«Alice non preoccuparti per me» la sua mano le sfiorò la guancia della ragazza infondendole buon umore.
«Allora sei tu! Hai questo potere?» chiese raggiante, era la prima volta che conosceva qualcuno che possedeva qualche abilità come lei.
«Percepisco e controllo le emozioni» rispose semplicemente.
La ragazza deglutì, sentendosi per la prima volta colpevole di qualcosa che non aveva detto, ma aveva provato e che non riusciva a controllare.
«Senti proprio tutto?»
Lui annuì.
«Tranquilla non agitarti, mi piace quello che provi, in un certo senso è una cura per me»
«Posso farti una domanda?- Alice non attese neanche una risposta del vampiro e continuò -qual è il morso di Maria?»
Jasper prese la mano della vampira e la fece scorrere su un morso nell'incavo del collo.
«È profondo, meno male che si è fermata»sussurrò, parlando più a sé stessa, tenendo la mano sul morso del ragazzo.
«Non così tanto...- accennò a un sorriso -Ora tocca a te farmi vedere il tuo morso o ne hai più di uno?»chiese il ragazzo curioso.
Alice spostò la spalline sinistra del suo abito, mostrando il suo morso.
Jasper si avvicinò toccandolo con le sue dita tiepide, aveva visto parecchi morsi, quindi riusciva a classificarli rispetto alla bontà del sangue dell'umano.
«Devi aver avuto un odore molto buono, il tuo creatore ha faticato a fermarsi» i suoi occhi si incontrarono con quelli della ragazza.
La ragazza rimise la spallina al suo posto sulla spalla.
«Non chiedermelo, non ho idee di chi possa essere stato»
Incosciamente le loro dita si intrecciarono e il ragazzo l'avvicinò a sè. Tra di loro non c'erano più di cinque centimetri.
«Non te ne andrai più quindi?» chiese la ragazza speranzosa.
«No resterò a proteggerti per sempre» decretò lui.
La ragazza lo guardò sorpresa.
«Come mai?»
«Aspetta tu sapevi già quale sarebbe stata la mia decisione!»
«Scusa non lo faccio apposta...da cosa l'hai capito?»
«Eri già entusiasta prima che te lo dicessi»
«Cavolo! Adesso devo stare attenta anche ai miei sentimenti, di solito ero brava a recitare!»
Il ragazzo rise e lo stesso fece lei.
«Sarai il mio compagno?» chiese sbattendo le ciglia.
«pensavo di essere stato chiaro!»
La ragazza posò il capo sul petto del ragazzo, mentre le sue braccia l'avvolgevano. Niente l'avrebbe mai toccata, finché ci sarebbe stato lui.

Più della mia stessa vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora