LA MAGIA DI DICEMBRE

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Fuori faceva freddo: mi infilai il cappellino e la sciarpa per uscire in giardino,sperando ardentemente che la neve fosse sufficiente per giocarci almeno un po',per tuffarmici dentro proprio come facevano i miei biscotti nel latte. 

Finalmente la campanella suona e..1...2...3 gradini,sono giù! La neve non era poi così tanta come speravo,ma bastò per farmi spuntare un sorriso enorme; la prima neve dell'anno è sempre per tutti un'emozione unica,o così almeno pensavo da bambina. I miei capelli castano chiaro,dritti come spaghi,raccolti in un paio di corpose trecce,si stavano gia bagnando,e tanti piccoli puntini bianchi vi si erano impigliati come i coriandoli a carnevale.
Così assorta nei miei pensieri,sentì un compagno urlare "Hey Marta,guarda quanta forfora che hai,ogni tanto i capelli lavali!". Che strazio! Era quel simpaticone di M. che come al solito doveva dar fiato alla bocca. Decisi di dargli una lezione rincorrendolo per tutto il giardino della scuola,sia sulla parte del prato che su quella asfaltata,con una grossa quantità di neve in mano.Devo ammatterlo,la corsa non è mai stata il mio forte,infatti M. mi aveva già staccata di un bel pezzo,ma io, cocciuta,lo inseguì al costo di giocarmi il polmone.
Finalmente lo acciuffai e i iniziai a tirargli la neve,ma lui prontamente mi balzò addosso e rotolammo sul prato,rialzandoci tutti bagnati ma felici. La maestra ci riprese dicendoci che così ci saremmo beccati una bella influenza,ma a noi piaceva sempre un po' trasgredire,forse perchè amavamo tutte quelle situazioni di probabile pericolo per provare sempre a scamparlo.

 Da piccoli tutto  sembra così dannatamente semplice e ogni piccola cosa,anche la più sciocca,diventa un diamante luminosissimo e speciale. Come sarebbe bello poter tornare indietro,ogni tanto,e riscoprire che l'essenza di una cosa risiede proprio nella sua assoluta semplicità. In fondo sono i dettagli a togliere quest'ultima, trasformando un semplice oggetto in un lussuoso e complesso cimelio di design . Potrebbe essere esteticamente migliore, però perderebbe una certa percentuale della sua essenza primordiale. Allo stesso modo,quando si cresce,si perde una percentuale di innocenza,(perdonatemi il termine impropriamente matematico),che viene colmata dalla consapevolezza che solo l'esperienza può fornire; sembrerà un ragionamento un po' intricato,ma non sono di certo la prima a compierlo! 

Quel pomeriggio a scuola fu a dir poco perfetto,perchè avevo tutto: gli amici,la neve,un paio di gambe e braccia per correre libera,e la serenità delle oramai vicinissime vacanze di Natale.

Dopo un'ora l'ultima campanella trillò,quindi corsi a mettere tutti i libri nella mia adorata cartella delle Mew Mew,e mi precipitai  assieme agli altri fuori dalla scuola; lì era tutto un brusio: si sentivano le grida di gioia e in sottofondo le voci delle maestre che tentavano di tenerci buoni,ma la felicità era davvero troppa quel giorno. Finalmente la porta si aprì e corremmo tutti verso i nostri genitori; scorsi tutto lo spiazzo con lo sguardo,ma non dovetti cercare molto a lungo perchè vidi subito la chioma rossa di mia madre,ordinata in una morbida coda bassa,oscillare e accompagnare il movimento delle sue spalle mentre sorrideva cordialmente al papà di una compagna. Ad aspettarmi,però,non era sola: con lei,immancabile quarto membro della  famiglia,Odette, mia sorella minore. Odette era piuttosto tarchiata,bassina e affettuosa con tutti; non conosceva  parole,ma si faceva capire con profondi sguardi e versetti; amava mangiare di tutto e di più,nel limite di ciò che poteva,e la sera non si addormentava se prima non le leggevo una fiaba e non la avvolgevo con la sua copertina in pile preferita. Appena arrivai accanto a loro mi saltò in braccio e prese a leccarmi tutta..ah giusto,mi sono dimenticata di specificare che Odette era il mio cane,anzi,più precisamente,un bulldog francese! Con le zampine tutte bagnate mi lasciò il segno sui jeans,e questo mi fece sorridere; mia mamma invece non sorrise molto al pensiero che avrebbe dovuto lavare tutto lei,ma dettagli. La mamma mi diede un bacio e ci avviammo verso la nostra mitica Panda color azzurro puffo nuova,(il colore lo avevo scelto io e devo ammettere che ne ero molto fiera); mi incamminai quindi verso il posteggio nel piazzale della chiesetta di Voltorre,dietro a mamma e Odette. 

Mia mamma aveva una corporatura piuttosto robusta,una camminata decisa che mi ricordava i Vichinghi in tutta la loro determinazione  e in certe cose era molto più simile a un uomo; ad esempio guidava molto bene,(non che tutte le donne siano una frana al volante,sia chiaro,però lei era veramente bravissima!); ad accompagnare la chioma rossa ramata,sul suo viso, chiaro,una cascata di lentiggini piccolissime e sparse ovunque; ma il tratto che adoravo di più erano senza dubbio i suoi occhi,verdi e così profondi,gentili e pacati come il suo carattere. Se sia vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima,io non ne ho la minima idea,ma nel caso di mia madre non fa una piega. Bastava guardare quel bosco verde per leggerla e capire esattamente la sua essenza. 

Tornata a casa e messi ad asciugare i vestiti sul calorifero ,da brava bimba,mi misi subito a fare i compiti; la scuola a me piaceva,ma non ero la classica secchiona antipatica: ero,e sono ancora oggi,curiosa,e volevo sempre saperne di più. Questo mi ha sempre spinto a studiare e leggere,perchè ogni domanda a cui veniva data una risposta apriva un altro varco per una domanda successiva a cui volevo dare, disperatamente,e subito, un'altra risposta. Da quando imparai a leggere,i libri per me diventarono il pane quotidiano: leggevo la mattina,prima che iniziasse la lezione,leggevo all'intervallo,leggevo al pomeriggio dopo i compiti,leggevo la sera prima di addormentarmi. Per me questo era uno svago,come potrebbe essere il calcio o la danza per altri bambini.  Non tutto però mi veniva così semplice,e iniziai anche io ad affrontare uno dei miei primi talloni d'Achille,che ancora adesso è un problema: la matematica. La mia guerra con la signora matematica inizia dalla prima elementare,da quando la maestra ci chiedeva di disegnare sul quaderno dei quadrati o delle basilari forme geometriche contando i quadretti: per me era un incubo! Non so come mai,ma io di questa materia non ci ho mai capito una fava lessa e me ne sono liberata solo ora che studio all'università. Ad ogni modo,ho sempre cercato di impegnarmi al massimo per arrivare a un voto decente,visto che gli altri erano tutti abbastanza alti. 

La mamma mi chiamò a tavola: era pronta la cena! corsi a tavola felicissima,sapendo che ci sarebbe stato il roast-beef,il mio piatto preferito in assoluto,(ora non lo mangio più,non so come mai aha). In generale andavo matta per tutta la carne rossa al sangue,specialmente in quel momento,perchè mi dava forza! Ultimamente, infatti,ero un po' spossata... 

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