Prologo

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Una lenta e melodica litania è l'unica cosa che riecheggia in quel grande salone rettangolare, un canto lento e melodioso in una lingua ormai dimenticata che recita una preghiera quasi disperata, quasi fosse una richiesta d'aiuto, mirata a richiamare la divinità venerata in quella sala, o più precisamente in quel tempio. La porta dell'ingresso è spalancata, in modo tale che la luce rossastra di quella luna cremisi possa illuminare l'interno quel luogo sperduto in mezzo alle foreste e risaltarne i dettagli coi suoi riflessi sanguigni. L'interno è un continuo corridoio fiancheggiato da file di colonne d'avorio sobrie, senza particolari fregi. Neanche una panca per degli eventuali credenti, solo il vuoto del salone dal pavimento celeste con le sfumature bianche. Le mura sono completamente blu, più chiaro verso il pavimento e più scuro man mano che si avvicina al soffitto, un'unica enorme volta a vela completamente nera punteggiata da puntini bianchi, quasi fosse un cielo notturno. Cinque punti più grandi e azzurri si distinguono in quel mare nero e bianco, come se fossero una grande costellazione. La parete in fondo al corridoio presenta lo strano e grande affresco di una spirale azzurra e bianca, circondata da otto stelle, una per ogni punto cardinale. Sotto quest'affresco, poco più avanti a un piccolo spiazzo circolare, un altare dorato ricoperto di motivi a spirale probabilmente usato in passato per compiere dei riti, e più avanti ancora, inginocchiata, una donna di mezza età, o donna si fa per dire: le sue orecchie e coda da volpe tradiscono la sua natura completamente umana, ma ad Arcana, che è una terra abitata dalle razze più improbabili, non è un problema.

Lei rimane inginocchiata, assorta nel suo canto, come se aspettasse una risposta da parte di qualcuno... Ma viene interrotta. Dalla porta spalancata comincia a rimbombare il suono ritmico dei passi, passi leggeri e aggraziati ma che comunque si fanno sentire. La donna si volta di scatto, visibilmente terrorizzata (in fondo, quella che stava facendo era una cosa proibita nel nuovo regno), ma la visione che le si para davanti lascia spazio solo a stupore misto a timore: una figura che pare di una donna avvolta da un lungo mantello in controluce, ma una luce pura e bianca, non quella scarlatta della luna; una donna sconosciuta, ma allo stesso tempo molto vicina alla mezza volpe ancora inginocchiata a terra. Appena la luce si affievolisce, la volpe si inchina davanti a quello che vede, trattenendo a stento le lacrime.

«Ho ascoltato la tua preghiera, consacrata. Sono qui per accettare la tua richiesta.»

La donna inginocchiata si lascia scappare un paio di lacrime di gioia: il suo desiderio può finalmente essere esaudito, il suo sogno di pace per lei e il mondo intero finalmente avverarsi.

«Divina, io non so davvero come ringraziarti, io-...»

«L'unica cosa che chiedo in cambio è un tributo in pietre preziose e sangue, ma so anche che tu sei sprovvista di entrambi e come ben sai ucciderti andrebbe contro la legge celestiale.»

E' vero, se lei dovesse uccidere o fare del male a un suo consacrato rischierebbe la vita... si ritrova a pensare la volpe, mantenendo la testa bassa.

«Ed è per questo che sono io a fare una richiesta a te.» la volpe raddrizza le orecchie, in ascolto «Voglio che tu mi lasci modificare un solo evento al di fuori di quello che mi hai descritto, ovvero la distruzione di una precisa città. Così potrai ripagare il tuo debito, no? La città in questione è Senna.»

La donna a quel nome spalanca gli occhi, alzando la testa di scatto.

«Divina, perché proprio Senna?»

«E' una città di noto spessore per quanto riguarda la popolazione e la produzione di gemme, sarebbe un ottimo affare.»

«Quel posto è pieno di famiglie, perché vuoi spargere il loro sangue?»

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