La sveglia che suona per la terza volta penetra nel mio cervello stanca come ogni mattina ricordandomi che una nuova giornata ha inizio.
Allungo il braccio per spegnerla senza nemmeno aprire gli occhi e mi ributto con la faccia sul cuscino.
La porta si apre con un tonfo e mio papà entra nella stanza urlando e aprendo le finestre,è l'unica persona in grado di alzarsi presto la domenica mattina.
Mio padre si lancia sul letto facendomi imprecare:
"Alzati bella addormentata"
Mi alzo di scatto e ringhio in un tono che non ammette repliche:
"Papà"
Lui capisce che è meglio levarsi dai piedi infatti sbuffando si avvia verso la cucina urlando:
"Ricordati che alle una dobbiamo andare a pranzo"
Lo odio! Scosto le coperte con un movimento brusco e mi alzo.
Prendo un cambio dall'armadio e mi dirigo in bagno per prepararmi.
"Cinque minuti e la colazione è pronta"
Alzo gli occhi e mi sbatto la porta alle spalle.
Mi spoglio e mi butto sotto il getto caldo della doccia,l'acqua diventa improvvisamente fredda e sbuffo.
"Un giorno ti ucciderò Alessio" rigiro la manopola del rubinetto.
Mio fratello si diverte continuamente ad infastidirmi perché sa che sono perennemente in ritardo.
Mi asciugo velocemente e mi vesto con dei jeans elasticizzati e una felpa larga,mi friziono i capelli con un asciugamano e passo una mano sulla condensa dello specchio fissandomi.
I miei capelli neri sembrano sempre gli stessi,gli occhi marroni sono leggermente spenti e sono incorniciate da una piccola cascata di lentiggini sul naso e sulle guance che distolgono l'attenzione dalla mie occhiaie violacee,abbasso lo sguardo sul mio corpo e sospiro,mi ostino ad indossare maglioni larghi per non mostrare il mio corpo formoso.
"Dieci secondi e andiamo"
La voce di mamma mi riporta alla realtà,costringendomi a rimandare di nuovo i conti con me stessa che devo fare.
Sbuffo e spalanco la porta.
"Calmatevi,siete insopportabili"
Mia madre sbuffa e mi segue verso la macchina continuando a parlare.
"Sai che non voglio fare brutta figura con questa famiglia" continua con il suo solito tono scocciato.
Mi siedo sul sedile posteriore e addento un biscotto e mormoro:
"Ho capito mamma ma non significa che devi mettermi fretta"
Tronco la discussione,o almeno ci provo,sospiro quando lei annuisce e inizia a mangiare un biscotto con una faccia delusa.
Il senso di colpa si fa strada dentro me e cerco di rimediare al mio atteggiamento aggressivo con una stupida affermazione.
"Gli piacerai sicuramente mamma"
Lei mi sorride mentre scende dalla macchina.
Appena metto piede fuori dalla macchina un uomo e una donna si avvicinano per salutarmi dietro a loro noto una villa enorme.
"Entra pure,c'è mio figlio dentro casa"
Cammino su questo prato pieno di margherite e giungo dentro la casa davanti a me trovò un corridoio lunghissimo.
Percorrendo il corridoio inizio a guardare le foto quando mi avvicino di più per vedere l'immagine di un bambino su un altalena scivolo.
Chiudo gli occhi e aspetto l'inevitabile schianto sul pavimento mentre nella mia mente continuo a imprecare per essere così maledettamente goffa,ma sento due braccia prendermi.
"Ti ho presa non è stato facile,ma ti ho presa"
I miei pensieri vengono interrotti da una voce che mi ricorda come in effetti non sia sola e come questo non sia il momento adatto per imprecare verso me stessa.
Alzo lo sguardo e verso la voce profonda e mi trovo davanti una camicia a righe sbottonata.
Sollevo la testa decisa a verificare quanto mi sono resa ridicolo e due enormi occhi marroni illuminati da un sorriso mi fissano.
"Scusa stavo guardando la tua foto e sono..."
"Sei caduta" continuò lui
"Si ma di solito non piombo addosso alla gente così è solo che questo pavimento è veramente scivoloso"
Il ragazzo mi sorride mostrandosi divertito da mio blaterare.
"Io non mi lamento,in ogni caso" mi dice
Sbatto le palpebre e mi rendo conto che sono ancora attaccata ai suoi bicipiti,ma che diavolo mi sta succedendo?
"Mi stacco da lui e mi rendo conto che si regge al muro e con una mano regge una stampella,mentre con l'altra giace vicino ai miei piedi sul pavimento lucido.
"Oh mio dio! Sono mortificata" quasi urlo.
Ho appena colpito un uomo infortunato. Sono un disastro.
Lui mi guarda e scoppia a ridere mentre mi risponde:"Nessun problema,è solo una storta"
Vorrei poter ridere anch'io come lui della situazione,ma non posso farlo,perché sono veramente imbarazzata.
"Seriamente tranquilla,comunque piacere Mattia"
"Veronica" mi presento
"Bel nome,Veronica"
"Anche il tuo" rispondo
"Grazie" e mi sorride
Il suo sorriso è la cosa migliore che abbia mai visto.
"La vuoi vedere la foto?" mi chiede
"Se ci riesci a passarmela,perché no"
Osservo l'immagine di un bambino bellissimo,come il ragazzo che ho davanti a me.
"Eri un bel bambino" replicai
"Perché eri? Adesso"
Le mie guance arrossirono in un batti baleno,non sapevo proprio se dire la verità o scherzarci su.
"Sei bello anche adesso,ma ti preferivo da bambino"
Lui scoppia nuovamente a ridere mentre mi risponde:"Sei simpatica però"
"Lo so,grazie" risposi
Lui fece un sorriso divertito
"Ne vuoi vedere altre?" mi chiese
"Si dai"
Mi guidò verso il soggiorno prese diversi album e iniziammo a sfogliarli insieme.
Non passammo molto tempo a parlare quel giorno, a dire il vero guardammo più le foto,ma mi piacque comunque stare lì con lui.
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Un sorriso per innamorarmi di te
RomanceVeronica è la figlia perfetta con bei voti ha scuola e mai una parola fuori posto. Mattia è il ragazzo affascinante e ribelle,il classico playboy. Veronica non ha mai cercato l'amore fino a quando non ha conosciuto Mattia. Mattia ha l'amore non ci h...