Mi manca.
Mi manca tutto di lui.
Mi manca lui. Averlo vicino, sentire il suono della sua voce. La piacevole sensazione del mio nome pronunciato a fior di labbra. Le sue labbra. Labbra che avrei voluto baciare, morsicare, massaggiare, coccolare, toccare, accarezzare, dannare e guardare.Mi manca sentirmi i suoi occhi addosso, come un vestito. Il migliore del mio guardaroba. Azzurri. Limpidi come non ne ho mai visti prima e come non ne ho più visti dopo.
Averli incontrati per la prima volta non è stato come guardare l'oceano.
No.
L'oceano è scuro, tenebroso, anche sotto il sole più limpido è di un blu cupo che non potrebbe mai descrivere appieno il celeste allegro dei suoi occhi.
È un colore totalmente diverso: più affine all'acqua cristallina a riva di una laguna tropicale. Azzurro come il cielo più splendente di giugno, sgombro da ogni nuvola. Pulito.
Sarei stata a osservarli per ore, giorni, fino a perdermici dentro. Erano la parte di lui che preferivo più di tutto.Vederli specchiarsi nei miei occhi era così sottovalutato. E ora che non è più possibile, me ne pento amaramente. Darei tutto quello che posso per poter tornare a quel periodo, quando mi bastava girarmi per incrociare quello sguardo. Uno sguardo che non tardava mai a trovare un sorriso per me.
Mi mancano le sue mani. Mani che non hanno mai accarezzato la mia pelle, ma che al solo contatto più innocente creavano mille piccole e impercettibili scosse che mi arrivavano dritte al cuore.
Mani possenti, come quelle che piacciono a me: venuzze blu che spuntano laddove la pelle diventa più sottile. Mani grandi, che avrei voluto poter confrontare con le mie come si fa nei film.Mi mancano i suoi capelli biondo cenere. In cui ho sognato tante volte di immergere le mie dita, e arricciarli guardando un film, nell'intimità di casa nostra.
Mi manca guardarlo concentrato, quando socchiude appena la bocca, lasciando intravedere i denti perfetti seminascosti. Come se quel riflesso potesse dare un contributo positivo a quello che veniva scritto.
Mi manca condividere i momenti di tensione.
Ma la cosa che più mi manca era la fiducia che lui riponeva in me. Io mi sentivo completamente vulnerabile davanti a lui. Una parola sbagliata avrebbe fatto di me tanti piccoli pezzi: la sua opinione contava più di qualsiasi altra. Anche della mia, per quando fosse sbagliato.Sono cambiata tanto da quei giorni: ho raggiunto una consapevolezza di me stessa che prima mi mancava. Sono diventata più sicura, dei miei difetti (imparando ad accettarli e a sfruttarli), ma anche dei miei pregi. So quali sono i miei punti forti. So chi voglio essere e che cosa voglio.
Sotto tutta questa sicurezza però sono fragile. Ancora adesso il mio cuore non sopporterebbe un suo rifiuto. Quella stessa paura che mi ha fermato anni fa, come un circolo vizioso, si ripresenta sempre. Insistente.
La mia vita è costernata da "se". Non voglio più vivere così. È stata una promessa che ho fatto a me stessa diverso tempo fa. Non ce la faccio più a lasciarmi sfuggire avventure ed esperienze per paura del "e se poi va male?". Perché "se poi va bene?".
Potrebbe essere l'occasione giusta per poter essere felice, senza saperlo.
Eccolo un mio difetto: la paura. Non di cose materiali, fobie, bensì di qualcosa di più infimo, qualcosa che potrebbe logorarmi dentro.
Paura di stare male con me stessa, di sentirmi di nuovo inadeguata.Quindi perché non buttarmi? Perché non andare direttamente da lui e dirgli tutto questo?
Non è per paura questa volta. No, ho avuto già la mia occasione, quando ancora potevo parlare e non l'ho fatto. Ma perché dopo quell'occasione qualcuno ha pensato bene di riuscire dove io ho fallito.Provo un'invidia verde al pensiero che ancora, dopo quasi 3 anni, io ci stia ancora male a vedere quanto loro siano felici e contenti insieme.
Al suo posto, al suo fianco, potrei esserci io. Potrei essere io il motivo dei suoi sorrisi.
E invece no.
La tempistica è stata esattamente quella: quando io mi sono tirata indietro, vigliaccamente, lei non ha esitato a prendere la palla al balzo.
