Tell me now

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E l'hai toccata, anche questa volta.
Dopo la foto al matrimonio, anche questa volta l'hai toccata.
"Era una foto"
Ti eri giustificato per le prime.
E questa volta?
Anche questa volta era una foto?
Anche la tua mano sulla sua gamba nella sua storia, che ha smosso commenti da parte dei vostri sostenitori, era una foto?
E allora te lo chiedo.
Non te lo scrivo per messaggio.
Non te lo dico per telefono.
Aspetto di vederti di persona per chiedertelo.
Ma ora te lo chiedo lo stesso.
Mentalmente, ma te lo chiedo.
E nel frattempo immagino le infinite risposte che potresti trovare per giustificare questo gesto.
E forse te ne uscirai con un "è la mia fidanzata, dovevo mostrarmi tale con lei"
E a me non me ne potrebbe fregare di meno perché sei venuto meno alle tue promesse.
A quella fatta dopo il matrimonio: che non l'avresti più toccata.
A quella fatta del tuo compleanno: che non ti saresti fatto toccare.
Quel momento esatto in cui era uscita la storia con lei che ti toccava la gamba e tu le avevi spostato la mano.
Io non ti avevo detto nulla.
Sei venuto tu, da solo.
E mi avevi scritto che avevano fatto quella storia su instagram.
E mi avevi spiegato il momento nei minimi dettagli.
L'avevi fatto per non farmi entrare in pallone.
Ed io non te l'avevo chiesto.

E questa volta?
Questa volta non me lo dici.
Questa volta lasci che badi lei a dirlo.
Con una storia.
Lasci che lo dica a tutti.
Ai tuoi parenti.
Ai suoi.
Ai suoi amici.
Ai tuoi.
Ai tuoi fans.
A me.
E sembra quasi che a te non importi.
Sembra quasi che non ti importi più di nulla.
Neanche di me.
Ti preoccupi tanto di non annientarmi.
E intanto lo fai.
Intanto mi sbricioli.
Mi annienti.
Ti annienti.
Mi laceri.
Lo facevi mentre tentavi di rassicurarmi.
Lo facevi mentre sapevi che non ero sicura.
E lo fai adesso, con più forza che mai.
Con meno impegno di sempre.
E ti togli tutto ciò che hai costruito con me, tassello dopo tassello.
Lo togli a noi.
E lo aggiungi a voi.
Forse non volendo, ma lo fai.
Ed io non te lo dico.

"Fate sogni tranquilli… è felice"
Quindi sei felice.
Non lei.
Tu.
Sei felice.
Con lei, sei felice?
È per questo che l'hai toccata?
È per questo che ti sei concesso di posarle una mano sulla gamba?
Lo dice lei.
Dice tutto lei.
Con la foto.
Col commento.
Parla lei per te.
E tu?
Tu che fai?
Taci
Non dici nulla?
E allora te lo chiedo io.
Anche questa volta vengo io da te.
E non per una scenata di gelosia.
Non per un rinfacciarti la tua vacanza.
Ma per delle risposte.
Le stesse risposte che credevo di possedere fino a quasi un mese fa.

'Quindi sei felice'
Ed entri nella chat appena ricevi il messaggio.
Lo vedi.
Lo leggi.
Poi esci.
Senza dire nulla.
E mi lasci col vuoto.
E mi lasci col tuo silenzio.
Ma mi lasci con una conferma.
La conferma che a lei non sai dire di no.
E forse va bene così.
Forse va bene lasciarmi con questo tuo silenzio.
Perchè questa volta non farò come la scorsa.
Perché questa volta il tuo silenzio lo prendo tutto.
Perché questa volta resto in silenzio.
Non un silenzio rilassante.
Non un silenzio che ti fa star tranquillo.
Uno di quei silenzi assordanti che avverti a distanza.
Uno di quelli che ti dilania il petto.
Uno di quello che ti corrode fino a consumarti completamente.
Un silenzio che ascolterai per molto tempo fino a sentirlo anche mentre dormi impedendoti il riposo che cerchi.
Uno di quei silenzi che ti fanno impanicare, che ti fanno impazzire.

E allora fallo.
Impazzisci pure.
Se poterti veder tornate e far tornare quei tasselli al proprio posto vuol dire farti impazzire fino a farti crollare, allora te lo lascio fare.
Allora ti lascio impazzire.
Ti lascio crollare.
E questa volta non ti salvo.
Questa volta ti lascerò travolgere dai tuoi demoni interiori.
Quelli che ti rendono un folle quando riguarda me.
Questa volta ti lascerò travolgere dalle onde del mare agitato.
Non ti salvo.
E se tu mi porgi la tua mano, io non l'afferro.
Perché tu non lo stai facendo.
Tu non mi stai tenendo.
Hai smesso di tenermi da quando mi hai detto che non avresti svolto la vacanza in Puglia con noi perché eri preso dalla paura di come avresti vissuto quella settimana con la presenza di Fabrizio.
Hai smesso di tenermi nel preciso istante in cui hai varcato la porta di casa mia dopo avermi aiutata con la valigia.
E mi hai mollata.
Senza saperlo, mi hai mollata.

E allora vaffanculo alla chiacchierata dell'altro giorno.
Vaffanculo al mare che è solo nostro.
Vaffanculo a tutte le coreografie montante.
Vaffanculo a tutto ciò che era nostro.
Vaffanculo a tutto ciò che era stato costruito.
Vaffanculo perché hai fatto cadere tutto, insieme a me.
Porto tutto via con me.
E tu resta pure lì, con lei.
Con un mio vaffanculo grosso quanto una casa.
Resta lì col mio silenzio che ti farà urlare fino a diventare pazzo.
E quando sarai pazzo.
Quando sarai di nuovo pazzo.
Quando sarai di nuovo il mio Joker, quello che ha la testa sulle spalle e che fa le scelte giuste, potrai tornare.
Quando sarai di nuovo il ragazzino che parla da sè, per sé, senza far dire agli altri se è felice o meno, potrà svanire il mio silenzio.
Quando sarai di nuovo il mio ragazzino che è tornato qui per tenermi, potrai essere di nuovo mio.
Ed io potrò essere di nuovo tua.
Ma fino ad allora ascoltalo.
Ascoltalo come ascolti il mare.
E sentilo.
Senti il silenzio invadere il tuo corpo.
Sentilo addosso.
E sentine il peso.
Fino ad allora accontentati del silenzio che ti offro.

Senza FiatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora