Il cielo non promette bene qui nel quartiere blu, dove le case paiono uguali e si perde facilmente il conto di quante lacrime siano state lasciate sull'asfalto; dicevano avrebbe fatto bello ancora per un paio di giorni, ma del resto si dice anche che il tempo segua le vicende di dove passano le nuvole, no?
Le avevano fatto proprio un torto, a Giacinto, quando le avevano appioppato - come era solita a ripetere Charlotte - il nome di Andrea. Era una bambina così carina, coi riccioli scuri che ora sembrano essersi affievoliti come la brezza sul mare la prima mattina. Ora i capelli sono azzurri, e a lei non piace certo quando cercano di aggiungere un aggettivo per descriverli, tanto che spesso sbuffa, inacidita, "sono azzurri, e basta".
Opposta alla sua finestra l'Ammaliatrice guarda le nuvole farsi sempre più scure.
Gli occhi vitrei di lei si riflettono nel vetro, incredibilmente chiari, così come le cuciture del vestito bianco, che cade a seguirle i fianchi, con una zip oro a dividerle la schiena in due parti uguali.Si sente leggermente in colpa il Sergente Blu, che prima di chiudersi la porta alle spalle, un paio di ore prima, non aveva lasciato nessun biglietto a sua moglie, quella donna bionda dagli occhi verdi ch'è così strano chamare moglie, è una sensazione nuova, così come la casa in cui misero piede appena un anno fa.
La Giovane Malinconica percorreva il solito percorso dalla stazione di treni a casa sua, dove Giancinto, la sua sorellina, l'aspettava per poter cucinare quella torta che le aveva promesso. Ma a Sylvia è difficile tenersi stretta i libri al petto, i ricordi la fanno voltare, cambia strada, posa la corolla di un delicato fiore sulla fontana in marmo ormai secca da mesi.
Dentro di sé pensa sia colpa di quei maledetti occhiali che le impediscono la vera vista delle cose, che bloccano i pensieri tra le lenti e le sua palpebre, ed è costretta a rivederli, a rivederlo, ancora ed ancora.L'Ammaliatrice poggia gli orecchini d'oro al lavandino bianco come un cencio lavato, e questi sembrano perder valore, così umili ora, che non s'abbinano più ai suoi capelli biondi. Si guarda allo specchio, ha gli occhi stanchi, il rossetto ancora come l'aveva messo la mattina e gli zigomi stanchi dal troppo sorridere. Sulla sua agenda era fissato oggi un importante incontro di lavoro da mesi, ed ora che è passato, sembrano pochi i motivi per cui darsi da fare. Quando Theodore, il Sergente Blu, le si mise di fianco sfoggiando quel suo sorriso da bambolotto non sapeva proprio come gestire il discorso. Si era sentita profondamente offesa, a sapere che Theodore non pensava fosse in grado di gestire una situazione simile. Quando le cinse i fianchi, appena arrivato, pronunciandosi come "suo marito", Rosario si sentì colpita da un coltello affilato, che sembrava prender posizione tra le dita di lui. Che fosse un importante incontro non l'aveva messo in dubbio, ma sembrava capace solo lui a tirare i topi in trappola. Sarebbe riuscita a chiudere un buon accordo da sola, sarebbe bastata una stretta di mano, ma Theodore si era presentato a diminuire i tempi, e l'accordo era stato saldato ancora prima delle quattro.
La Principessa del Parcogiochi pare più pallida del solito oggi, con le dita che tentennano sullo schermo. Non sapeva se le avrebbe mai più risposto, avrebbe tanto voluto, ma erano passati giorni da quando l'ultimo ciliegio era fiorito. Qualche tempo addietro aveva sentito Andrea scherzare sulla fioritura di quegli alberi, e in cuor suo Charlotte temeva avrebbe portato qualcuno con lei a vederli fiorire. Invece non ci portò nessuno, rimase a bocca asciutta la Principessa quando vide che Giacinto c'era andata da sola, con il suo zainetto in spalle e il giaccone pesante.
La prima domanda che Charlotte fece ad Andrea non sarebbe stata scontata ad altri, ma a lei, che l'aveva già ricevuta tante di quelle volte da procurarle la nausea, era prevedibile. Le chiese qual'era il suo fiore preferito, e non si scandalizzò quando Giacinto non rispose l'ovvio. Le rispose il ciliegio, con quei suoi petali sottili, che se li calpesti s'appassiscono. Charlotte pensò di poterli quindi paragonare al cuore di lei, anche se mai aveva avuto l'onore di sentire da vicino.