nocturnes. [McFassy || Fassavoy || Mcabender]

839 26 1
                                    

nocturnes.

Le grandi vetrate dell’appartamento di Michael mi avevano sempre affascinato ma anche intimorito.

Erano belle perché si vedeva gran parte dello skyline di Londra ma inquietanti per la vertiginosa altezza.

Piano numero 27, appartamento numero 3.

L’arredamento era semplice, le pareti tutte bianche, alcuni quadri minimalisti appesi di rado, i mobili bianchi, la cucina bianca, il frigo grigio. Ecco, il frigo, una delle poche cose non bianche in quella casa. Il bagno, anch’esso completamente bianco.

Anzi, anche le lenzuola a dire il vero cambiavano. Dal bianco si passava gradualmente fino al nero, passando per tutti i possibili tipi di grigio della scala dei colori.

Michael era solito dormire completamente nudo, le sole lenzuola a coprirlo. Io nei primi mesi tenevo almeno i boxer, poi però erano talmente tante le volte che rimanevo senza che allora ho deciso di adottare anche io questo nuovo stile di vita.

Un meraviglioso stile di vita. Le coccole appena entrati sotto le coperte erano un appuntamento a cui non potevi mai sottrarti, soprattutto se era lui a cominciare.

Di solito partiva con l’accarezzare la schiena, gentilmente. I suoi polpastrelli disegnavano strane forme sulla mia pelle. Ogni tanto giocavamo al dover riconoscere le lettere che lui tracciava sulla mia schiena. C’erano anche le penitenze.

Se sbagliavo la lettera dovevo girarmi verso di lui e baciarlo, dovunque. Più che una penitenza era una benedizione dal cielo. Poter baciare qualsiasi parte di quel corpo perfetto per me era una totale benedizione.

Molte volte le coccole finivano con i nostri corpi uno sopra l’altro, uno a fianco all’altro, stremati dal piacere, perché inevitabilmente finivamo o per fare sesso o per masturbarci a vicenda.

Quella sera tornai da lavoro alle 20.30 circa, forse cinque minuti prima.

Ero stremato, nessuno mi aveva lasciato stare un momento tranquillo nel mio studio.

Aprii la porta sapendo con certezza che James era lì, nel mio appartamento come al solito.

Poggiai le chiavi sul mobile a fianco, chiusi la porta e togliendomi il cappotto e la sciarpa mi avvicinai al salotto e alla cucina.

“James, sono tornato!”

Nessuna risposta. Guardai attaccato al frigorifero se c’erano i fastidiosi bigliettini che lui lasciava quando se ne andava a fare la spesa o da qualsiasi altra parte ma non c’era nulla.

“James?”

Ancora nulla. Non c’era nemmeno la musica.

Quando James se ne stava nel mio appartamento, ogni genere di musica la faceva da padrone e lui adorava alla follia i miei vinili. Da quelli di Shubert ai Deep Purple. Stessa cosa, insomma.

Presi distrattamente l’iPod dal divano e attaccandolo alle casse, misi la playlist dei Nocturnes di Chopin per rilassarmi.

Mi sedetti sul divano. Con le gambe divaricate lasciai scivolare all’indietro la testa poggiandola allo schienale, le braccia distese a fianco, aggrappate alla pelle bianca del divano.

Lo avrei aspettato per la cena, sicuramente sarebbe tornato.

“James, sono tornato!”

“James?”

Feci silenzio, chiuso in bagno, vestito con una sua camicia bianca e i miei pantaloni blu scuro come la notte.

La porta solamente appoggiata mi permetteva di sentire ogni movimento di Michael.

nocturnes. [McFassy || Fassavoy || Mcabender]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora