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'If you love me let me go'

Ryan era uscito sbattendosi la porta alle spalle.
Cazzo, Brendon sapeva che non lo avrebbe rivisto, mai probabilmente.
Ma era stato impossibile per lui contenere la rabbia, le lacrime, le urla.
Si rendeva conto che tra qualche mese, quando il cuore avrebbe smesso di sanguinare e gli avrebbe fatto un po' meno male si sarebbe pentito di ciò che aveva urlato al chitarrista della loro band, era già pronto ai sensi di colpa che gli avrebbero attanagliato lo stomaco.
Ma in quel momento il suo cervello riusciva a concepire un solo pensiero.
'Ryan e Jon avrebbero lasciato la band'
Ryan era semplicemente entrato nel suo camerino, si era stappato una birra e buttato sul divanetto di pelle di fronte allo specchio e glielo aveva detto, poi era rimasto ad assorbire il suo sfogo, il volto impassibile di chi ha già deciso e valutato le conseguenze.

Ad un certo punto però una verità che Brendon aveva promesso si sarebbe tenuto per se a vita gli era scivolata fuori dalla bocca.
Stava parlando, o meglio urlando che i legami che avevano creato erano importanti e che andava tutto bene tra loro quattro, e non si spiegava perché volessero lasciare la band.
'Pensavo che tu provassi quello che io provo per te, credevo che tra noi fosse diverso'.
Ryan all'inizio non aveva capito quell'affermazione, cosa c'era di diverso tra di loro?
Il viso di Brendon però, sempre rosso per lo sforzo aveva assunto una strana espressione, che a Ryan ricordava tanto quella di Hagrid in Harry Potter quando si pente di aver detto qualcosa.
In un attimo aveva capito cosa Brendon intendesse.

Forse allora non era l'unico a pensare ciò.
Tra loro c'era sempre stata questa chimica, questo strano legame che gli portava a cercarsi a vicenda sul palco prima di accorgersi di tutti gli altri, a trovare nel contatto fisico con l'altro un po' di tranquillità prima degli spettacoli, a percepire sempre, costantemente lo sguardo dell'altro addosso e di esserne felice.
Era una cosa così sottile, una percezione forte ma nascosta, un silenzio che nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di rompere per paura che fosse solo una fantasia.
Ma ora Ryan era arrabbiato, furioso, con se stesso, con Brendon.
Avevano avuto quattro anni, quattro lunghissimi anni, e non avevano avuto le palle di affrontarsi, non poteva sopportare il pensiero che avrebbero potuto avere qualcosa di speciale e che ora era troppo tardi.

Così era uscito, la porta l'aveva sbattuta per la rabbia, o forse perché non voleva che l'altro lo seguisse, e si era rintanato nel suo camerino, la birra che aveva scolato tutto in un sorso in una mano e l'altra chiusa a pugno che batteva sulla porta della sua stanza al posto della testa, perché sì, ora Ryan avrebbe voluto tanto sbattere la testa al muro e non ricordarsi più niente.
Dall'altra parte, alla sola distanza che un corridoio dietro alle quinte di un palco potesse offrire, Brendon era in piedi, camminava avanti indietro per la stanza, le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi senza che lui ormai se ne curasse più, le mani che tremavano dalla rabbia e dal senso di solitudine che stava in tutti i modi cercando di reprimere, la voglia di andare da Ryan e ammetterlo, dirgli tutto ciò che, aveva capito, sapevano tutti e due, la consapevolezza che gli avrebbe solo fatto più male, perché Ryan aveva deciso, se ne sarebbe andato, e tirare fuori quell'argomento ora sarebbe solo stato più doloroso per entrambi.

Spencer, sentendo il rumore, aveva ipotizzato che anche Brendon ora sapesse.
A lui lo aveva detto qualche ora prima Jon, e nonostante ci fosse rimasto male, aveva capito che sarebbe potuto succedere, e non avrebbero perso i contatti, se lo erano promessi.
Aveva però sospettato che per Brendon non sarebbe stato così facile lasciarli andare, sia perché ci teneva forse più di tutti a quel progetto, alla loro band, sia perché Spencer se ne era accorto, come tutti quelli che ruotassero attorno alla loro band anche solo per qualche ora prima degli spettacoli, per Brendon non sarebbe stato facile lasciare Ryan.
Così aveva bussato al camerino del moro e quando era entrato lo aveva trovato seduto sul divano, i gomiti sulle ginocchia, una sigaretta in mano e gli occhi gonfi e rossi.
Gli si era seduto accanto e gli aveva preso la sigaretta, aveva fatto due tiri e poi aveva parlato.
'Glielo devi dire'
'Cosa?'
'Dovete chiarire questa roba... quello che c'è tra di voi, e o lo fate ora, o ti assicuro che ti rimarrà il rimorso che nemmeno una scopata con una bionda russa riuscirà ad alleviare'
'Non posso, non saprei cosa dirgli' in realtà sapeva benissimo cosa voleva dirgli, ma non poteva presentarsi lì e parlargli di sensazioni, insomma, alla fine di concreto tra di loro non c'era stato niente.
'Beh potresti iniziare col fatto che ogni volta che lo guardi sembra che vorresti sbattertelo al muro, o potresti chiedergli perché ogni volta che è in ansia ti prende la mano come due schifosi fidanzatini, veramente Bren a volte siete così palesi che mi mettete in imbarazzo'.
'Per lui non è lo stesso' forse non era vero, ma non aveva abbastanza coraggio per affrontare la realtà.
'Ma guardati, non credi nemmeno te a quello che dici, alza il culo da questo divano di merda e vai di là, e ti prego non tornare finché uno dei due non si sarà almeno calato i pantaloni' lo aveva guardato e gli aveva fatto l'occhiolino, era un tipo diretto lui, schietto e per nulla romantico, ma dalla faccia che aveva assunto il cantante, Spencer capì che aveva fatto centro.
Così soddisfatto del risultato decise di tornare nella sua stanza, e lasciò nuovamente il moro solo coi suoi pensieri.

Brendon in realtà non pensò molto, l'unica cosa che lo aveva colpito del discorso di Spencer era che erano così palesi che anche un cieco avrebbe potuto percepire la tensione (sessuale per la maggior parte probabilmente) tra lui e Ryan.
Volle rischiare, e dopo nemmeno dieci secondi era a bussare al camerino del riccio.
La porta che gli si aprì davanti gli rivelò un Ryan Ross con la sua stessa triste espressione, che lo prese per la felpa e lo trascinò dentro.
Il loro primo bacio non fu nemmeno così inaspettato o forse la sensazione semplicemente si perse nelle altre mille scaricate dai due corpi nelle azioni che seguirono, le quali furono tante, passionali ma romantiche, con la fretta di chi sa di essere arrivato tardi e che si sarebbe beccato tutti gli scarti ma la calma di chi sa che il mondo aspetterà, perché quella notte il loro mondo fu concentrato in un misero camerino di un teatro di cui non si ricordavano nemmeno il nome.

Il giorno dopo Brendon si svegliò con il freddo all'altezza del petto, li dove la notte prima Ryan aveva appoggiato la testa riccioluta, il corpo stravaccato sul divano con solo una coperta addosso e i boxer per terra insieme al resto dei suoi vestiti.
Di Ryan nemmeno l'ombra, la sua valigia non era lì, così come la sua chitarra e Brendon poteva giurarci, non sentiva nemmeno più il suo odore.
Si alzò, la mente troppo rilassata per formulare qualsiasi pensiero, si guardò allo specchio e notò un bigliettino ripiegato a metà sul piano sottostante.
Lo prese, una strana consapevolezza che aveva iniziato ad attenagliargli lo stomaco, e con le mani che fremevano per l'agitazione, lo aprì.
'Se mi ami, lasciami andare'
Le gambe non gli ressero più, si accasciò a terra e iniziò a singhiozzare, ma in realtà non riusciva a sentire nulla, è come quando ti rompi la spina dorsale, il dolore è così forte che il cervello per preservarsi lo annulla, e lo rilascia col tempo, in piccole dosi, o per lo meno, così fu per lui.
Da li non si rivedettero più.

Anni dopo Brendon avrebbe scritto una canzone su di loro, una delle tante, ma speciale perché conteneva quella frase, e avrebbe pianto ogni volta prima di salire sul palco a cantarla.
Nello stesso periodo Ryan  avrebbe lasciato tutte le notti il proprio letto con la moglie, sarebbe sceso in soggiorno con le cuffiette e la avrebbe ascoltata incessantemente.
Entrambi ignari delle azioni l'altro.
Entrambi convinti di essere gli unici a soffrire.
Entrambi in torto.
E non si sarebbero mai più ritrovate, quelle due anime in pena, si sarebbero fatti vite altrove, come a mettere un cerotto sulla ferita che avevano sul cuore, ma non avrebbero mai più trovato l'unico che quella ferita sarebbe riuscito a ricucire.

If you love me let me go - RydenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora