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"Ma chi me l'ha fatto fare?" si ritrovò a pensare Emma, mentre si aggrappava con tutte le sue forze alle funi di un ponte pericolante sospeso sul nulla, e cercava di far capire a Regina che quello non era affatto uno scherzo divertente. Certo pensava ancora che la mora fosse un'ottima insegnante in fatto di magia, con lei aveva sempre imparato più in fretta, e adesso il tempo per sconfiggere Zelena stringeva, perché presto Mary Margaret avrebbe partorito, e la strega avrebbe rapito il suo bambino per compiere chissà quale pericoloso sortilegio. Solo che faceva ancora un po' fatica a fidarsi e ad affidarsi totalmente a lei. Lo scintillio di sadico divertimento negli occhi castani della sua maestra, poi, non era troppo rassicurante.

« Regina sei impazzita? » Gridò mentre cercava di combattere il panico.

« Ogni volta che hai tirato fuori il tuo potere è stato perché i tuoi istinti ti hanno spronata. Quindi oggi faremo leva esattamente su quegli istinti finché non li dominerai » le spiegò Regina senza convincerla troppo. Poi improvvisamente il ponte cominciò a traballare pericolosamente, e le sue assi a saltare una alla volta per mezzo della magia del sindaco.

« Ferma! Che stai facendo?! »

« Cara, faccio crollare il ponte » rispose con ovvietà la mora, « puoi decidere di fermarmi o di morire. »

Adesso sì che era terrorizzata, Regina non stava affatto scherzando.

« Basta! Regina basta così, smettila! »

« No, tu devi smetterla! Smetti di farti tenere per mano, devi riuscirci da sola », "certo tutto facile a parole", «cerca in fondo a te stessa, sai che puoi farcela. Il potere è dentro di te. Salva il ponte, salva te stessa » e così dicendo cominciò a far spezzare le corde. Emma non poteva credere ai suoi occhi, voleva con tutta se stessa riuscire a fidarsi senza remore della donna che la stava mettendo così in difficoltà, ma davanti a certi comportamenti la cosa risultava davvero difficile. Non fece in tempo a completare il pensiero, che le corde si spezzarono del tutto facendo precipitare lei e il ponte nel baratro su cui era sospeso. Non seppe dire dove avesse trovato la forza, e come l'avesse usata per ammassare l'uno sull'altro i pezzi del ponte e tirarsi su, dove c'era la donna più anziana, sollevata per aver creduto nelle capacità della sua allieva.

Aveva ragione, era come diceva Regina: l'istinto!

Il pericolo imminente e la paura di morire avevano attivato la sua magia permettendole di salvarsi. I metodi di Regina potevano essere discutibili, forse un po' rudi, ma senza dubbio efficaci. Peccato che l'entusiasmo della bionda non fosse condiviso.

« Sono stata io a farlo?»

« Sì, e pensa che mi sarebbe bastato che tendessi le funi di sospensione. » Non che Emma si aspettasse che la mora facesse i salti di gioia conoscendola, ma tutta quella freddezza la spiazzò.

« Perché ti arrabbi? Ce l'ho fatta, non importa come »

« Credi che io sia arrabbiata perché non mi hai dato ascolto? Sono arrabbiata perché... . Insomma guarda quanto potenziale c'è dentro di te, e per tutto questo tempo l'hai sprecato! »* Sbottò il sindaco. Le aveva già detto una cosa simile quando erano a Neverland, ma Regina non poteva capire. Emma non voleva la magia. Emma bramava la normalità. Una vita senza personaggi delle favole in carne ed ossa, mondi incantati e mostri da sconfiggere, come quella che aveva vissuto fino a pochi giorni prima a New York con Henry. Si era accorta da sé di avere un potere straordinario, ma a lei semplicemente non interessava imparare a sfruttarlo, o almeno era così finché non aveva realizzato che le serviva per proteggere la sua famiglia e i suoi amici. Come spiegare tutto questo alla potente Regina Cattiva capace di scagliare mostruose maledizioni solo per vendicarsi di una bambina di dieci anni?

There Are Places I RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora