Confused

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Trovatisi in palestra da soli, mentre tutti i loro compagni erano già andati a farsi la doccia, Kuroo e Bokuto si erano seduti uno davanti all’altro, con le tute ancora madide di sudore, a discutere di argomento fin troppo piccante e di una questione lasciata in sospeso, molto tempo prima. I due, infatti, si erano ripromessi, al loro primo anno di liceo, di scambiarsi per una volta i rispettivi ragazzi, entro il giorno del diciottesimo compleanno di Bokuto ed entrambi volevano che quel desiderio diventasse realtà il prima possibile.
«Abbiamo aspettato troppo.» sussurrò Kuroo, con faccia corrucciata ma adornata dal suo solito sorriso sardonico.
«Lo so… dovevamo agire prima.» mormorò Bokuto guardandosi attorno con circospezione. Orecchie troppo curiose avrebbero potuto udire qualche parola di quella conversazione decisamente perversa.
«Abbiamo ancora un mese prima del tuo compleanno… siamo ancora in tempo per rimediare.» sogghignò il capitano della Nekoma, mettendo fine alla loro chiacchierata.

Pochi giorni dopo, infatti, decisero che avrebbero messo in atto il loro piano ai danni, se così si potevano definire, di Akaashi e Kenma.
Kuroo, infatti, avendo casa libera, chiese ai tre ragazzi di andare a dormire da lui, prima che le vacanze estive giungessero alla fine. Il suo migliore amico aveva accettato immediatamente e aveva costretto il suo alzatore a fare lo stesso; Kenma, dal canto suo, avrebbe preferito rimanere a casa a giocare alla sua amata PSP ma il suo compagno di squadra si era presentato da sua madre con aria spavalda e le aveva chiesto il permesso.
L’aveva intenerita, dicendole che quelli erano gli ultimi mesi che lui e Kenma potevano passare insieme, prima che lui partisse per l’università, e gli avrebbe fatto piacere passarli con il suo “migliore amico”, riuscendo a strapparle una lacrima commossa e il consenso.

Si era ritrovato così, Kenma, quella sera, a suonare il campanello di quella casa, aspettando che il ragazzo gli aprisse con il suo solito sorriso sghembo. Salutò Kuroo e iniziò a guardarsi intorno con aria interrogativa, cercando Akaashi e Bokuto.
«Sono di sopra.» rispose il moro a quella domanda inespressa. Il setter della Nekoma annuì e andò in cucina, iniziando ad aprire tutte le mensole, in cerca di qualche snack.
Kuroo lo seguì e si sedette con grazia sul tavolo, fissandolo intensamente e iniziando a immaginarlo piegato contro il ripiano della cucina, con lui che affondava per entrare completamente nel suo corpo. Quelle immagini estremamente eccitanti, però, fecero risvegliare il suo amichetto nelle parti basse.
«Kuro…» lo chiamò Kenma. «Devi fare la spesa.» sospirò, chiudendo il frigorifero praticamente vuoto e voltandosi verso il padrone di casa che scese dal tavolo con la grazia di un felino e si avvicinò pericolosamente a lui, bloccandolo tra il suo metro e ottantasette e il ripiano freddo della cucina. Sentì la mano di Kuroo avvolgerlo, mentre l’altra gli sfiorava la guancia e lo portava più vicino a sé. Le loro labbra si toccarono dolcemente, ma quelle del moro iniziarono subito a farsi più pressanti, facendo gemere il piccolo setter che si lasciò guidare dalla lingua e dalla mani esperte del più grande.
Un applauso, però, li interruppe. «Ehi, ehi, ehi. Qui, qualcuno sta diventando socievole, eh?» esordì l’asso della Fukurodani, scendendo le scale ed entrando in cucina.
«Beh, e allora?» rispose Kuroo.
«Allora voglio divertirmi anche io.» rise il gufo, agguantando un Akaashi alquanto indifferente e baciandolo appassionatamente.
«Bokuto-san, smettila.» lo rimproverò il setter, staccandosi velocemente, con le guance rosse.
Kuroo sorrise, tutto stava procedendo secondo il piano che lui e l’asso avevano studiato attentamente, prese Kenma per mano e si avvicinò agli altri due. «Che ne dite di guardare un film? Ho noleggiato un horror, in previsione di stasera.» propose.
Il setter della Nekoma alzò le spalle con la sua tipica aria indifferente e, con il cellulare in mano, si diresse in salotto, aspettando gli altri. Kuroo e Bokuto si lanciarono un’occhiata e si sorrisero trionfanti, seguendo il ragazzo e posizionandosi ai lati opposti, per lasciare ai due alzatori i posti centrali.
Tetsurou mise il film e i quattro pallavolisti iniziarono subito a guardare la TV che illuminava la sala buia.

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