«Do you not remember me?»

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«Rivaille, ti ricordi del ragazzino che alle medie ti andava dietro?»
Il corvino, che prima di questo quesito era occupato a sistemare le proprie cose nell'armadietto scolastico per prepararsi alla prossima lezione, rivolse uno sguardo freddo quanto il colore argenteo dei suoi occhi alla sua amica.
Perchè Hanji gli aveva improvvisamente posto questa domanda? Era ormai da tre anni che aveva lasciato le scuole medie e a malapena si ricordava i volti dei suoi vecchi docenti.
Ora, infatti, i due amici d'infanzia frequentavano il terzo anno del liceo linguistico. Rivaille si era accorto della sua passione per le lingue straniere alle elementari, grazie ai genitori che lo avevano spinto fin da piccolo a viaggiare per paesi esteri, facendolo abituare alle questioni mondane e rendendolo sempre più indipendente. Pian piano aveva trascinato anche la sua amica più fidata nel suo piccolo mondo fatto di avventura e viaggi, tanto che si erano accordati di frequentare lo stesso liceo. E il fatto che ce l'avessero fatta metteva di buon umore entrambi, anche se il ragazzo sapeva nasconderlo bene da occhi indiscreti.
«Ma si, quello con gli occhialoni rotondi e l'aparecchio ai denti!» continuó la mora, cercando di fargli mettere a fuoco l'immagine del ragazzino nella mente. In confronto a Rivaille, Hanji si ricordava di tutti: non solo ricordava il volto, ma riusciva pure ad associarlo ad un nome. Molto utile per mantenere allenata la memoria.
Il ragazzo si passó una mano tra i capelli lisci dal taglio militare, cercando di delineare la sagoma del ragazzino con gli occhi del ricordo. Scavó bene nella sua mente, intravedendo qualcuno.
«Si chiama Eren Jeager, frequentava la prima mentre noi eravamo in terza» Hanji si abbassó per arrivare all'altezza dell'amico e, inclinando appena la testa, lo guardó speranzosa, con occhi scuri da cerbiatto coperti da un paio di lenti da vista.
«Mi è vagamente familiare» commentó atono il corvino e poi gli scappó un più che giusto «Perchè?» curioso. Sarà stato uno delle tante persone infatuate di lui e rifiutate esplicitamente, quindi come mai riportarlo alla memoria?
Improvvisamente però l'amica non stava più prestando attenzione a lui, ma stava sorridendo ad una presenza dietro le sue spalle.
«Hanji, Rivaille» un ragazzo sconosciuto si fermó davanti all'armadietto dell'ultimo nominato, interrompendoli. Il più basso si girò verso di lui e solo in un secondo momento schiuse le labbra sottili, sconcertato in modo positivo da colui che ora lo guardava dall'alto al basso.

"«R-Rivaille-senpai! Senpai!» la persona in questione si giró per vedere chi avesse fermato la sua camminata verso casa, tenendo salda la presa sul manico dell'ombrello per non farselo portare via dal vento. Da poco era suonata la campanella che aveva scandito la fine dell'ultimo giorno di scuola, del suo ultimo giorno di medie, e aveva solo voglia di andare a casa a mangiare per poi magari andare dalla sua amica Hanji e giocare ai videogames per tutto il pomeriggio visto che le nuvole nere proprio non volevano lasciare spazio al caldo sole di fine primavera. Eppure qualcuno aveva osato fermare il suo andare.
Appena mise a fuoco l'obiettivo, notó un ragazzo, probabilmente un novellino, venirgli incontro con un ombrello color verde fluorescente per poi fermarsi a un metro da lui col fiatone.
Era lievemente più basso e aveva gli occhi e parte superiore delle guance nascosti da due occhiali dalle lenti enormi e tondeggianti. A causa di questi infatti non riusciva a scorgere il pigmento delle sue iridi, lasciando dunque all'immaginazione quel dettaglio fisico. La frangia castana, anche questa coprente e folta, era lasciata ribelle sulla fronte. Le labbra grosse erano screpolate probabilmente per via dei vari morsi nervosi che continuava a darsi e i vestiti sembravano essere indossati alla rinfusa: l'uniforme gli stava leggermente grande, con la giacca aperta a lasciar intravedere la camicia stropicciata e infilata nei pantaloni in malo modo. Per non parlare di quest'ultimi che, toccando per terra, quasi a voler coprire le scarpe scucite, si erano tutti bagnati e infangati.
«Sono Eren Jeager, della 1^A, classe nel corridoio a piano terra, in fondo...»
«Cosa vuoi da me ragazzino?» lo interruppe il più grande, seccato dal suo divagare.
«Voglio dichiararmi! Rivaille-senpai, appena ho varcato le soglie di questa scuola non ho potuto non notarti ed è stato amore a prima...»
«No» lo interruppe nuovamente.
«No?» chiese confuso il più piccolo, cercando di avere una spiegazione più dettagliata del suo apparente rifiuto.
«Non voglio sentire altro. Non sei il primo ad esserti dichiarato e non sarai il primo ad essere ricambiato» continuó con tono indifferente e parole pungenti per poi dargli le spalle e continuare a camminare, superando il cancello scolastico per l'ultima volta. Queste persone lo seccavano veramente: per quanto poco ne capisse di amore, sapeva per certo che un individuo non poteva provare dei sentimenti per qualcun altro solo guardandolo. Ed era più che sicuro che lui e quel ragazzino non si fossero mai scambiati una parola. Dunque, ancora una volta si disse di aver fatto la scelta giusta. Aguzzando l'udito però, gli parve di sentire un singhiozzo da lontano."

Di fronte a lui infatti si stagliava alto un ragazzo che, con quegli occhi color smeraldo illuminati dalla luce naturale proveniente dalla finestra, lo scrutava, lo analizzava nei minimi particolari. Lo guardava come se dovesse ricavare dalla sua figura dei dettagli del passato, oramai vecchi, ma non andati perduti. E questa volta nessuna frangia castana e nessun paio di occhiali erano lì, pronti a coprire quei minerali preziosi, a nasconderli dagli occhi metallici e attenti del corvino.
«Che c'è, non ti ricordi di me?» si rivolse direttamente a Rivaille questa volta, scagliandogli uno sguardo lievemente seccato che fece bruciare di imbarazzo le sue guance.
Eccome se si ricordava quel volto ora così diverso, cresciuto, più maturo. La bellezza prima nascosta era ora sbocciata.
«Eren, sei diventato così grande!» esclamó Hanji felice e spettinó i capelli mossi del ragazzino con una mano, come segno di saluto e affetto. Lui ricambió con un sorriso raggiante.
«Ragazzino...» mormoró in saluto un ancora rosso Rivaille senza venir nemmeno ricambiato. Il castano infatti si incamminò verso la propria classe, non molto distante, venendo affiancato da un ragazzo con i capelli biondi a caschetto. I ruoli si erano per caso invertiti? Il corvino scosse la testa per riprendersi dalla piacevole sorpresa, facendo poi un lieve sorrisetto furbo. Oh, aveva ancora tutto l'anno davanti per farsi considerare dal più piccolo.

Angolino
Grazie per essere giunti fino al termine di questa davvero breve one-shot! Ammetto che come prima storia scritta e pubblicata è stata paragonabile ad un parto (e non solo per me). Ringrazio infinitamente QuellaTiziaCheScrive per i vari consigli e suggerimenti (cosa farei senza di te? :D).
Grazie inoltre per l'eventuale like e/o commento! In particolare quest'ultimo mi servirebbe per sapere che cosa ne pensate di questo primo esperimento.
Bye bye,
A. xx

Do you not remember me? // EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora