L'uomo di legno e la piccola fiamma

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L'uomo di legno fissava affascinato il focolare.

Non c'era una volta, né un dove. Da quel poco che ricordava erano sempre stati loro due, lui e la piccola fiamma.

La luce di quel fuocherello lo proteggeva dal buio, lo faceva sentire al sicuro, lo riscaldava, gli teneva compagnia da sempre. Non sapeva da quanto esistessero entrambi, non di meno, per lui questa era l'eternità.

Ma la fiamma non era eterna come lui, aveva bisogno di nutrirsi per vivere. Allora l'uomo di legno le forniva il necessario per sopravvivere dandole in pasto parti del proprio corpo. Certo faceva male, e il dolore col tempo diventava sempre più importante e diffuso, ma l'illusione di quello scoppiettio che ogni volta lo ricolmava interiormente di amore sembrava assopire la morte che prendeva in lui il sopravvento.

Così l'uomo donò alla fiamma il proprio anulare, seguito da mignolo, indice, medio, pollice della mano destra.

Il fuoco gli sorrideva.

Poi quello passò lentamente alla sinistra, dito per dito.

La fiamma rideva.

Fu il turno dei piedi, tanto dolorosi quanto gustosi per la brace.

L'incandescenza rise di gusto.

"Perché ridi, piccola fiamma? Non eri qui per tenermi compagnia dall'alba dei tempi e per scaldarmi l'anima? Perché ridi del mio dolore?"

"No ma che dici" disse la fiamma sorniona "rido perché sono contenta del tuo sacrificio, perché mi fai vivere un giorno in più e mi aiuti. Non posso farci niente se ti faccio male, è come sono fatta".

"Ah... È così" sospirò l'uomo di legno che tristemente leggeva tra le parole delle scintille "Beh... Sono contento almeno di ricevere in cambio dell'onestà. Non importa, perché se non lo facessi tu ti spegneresti e io resterei solo per l'eternità. Preferisco bruciare per te che rimanere senza speranza".

Così l'uomo bruciò prima le sue braccia e poi le gambe mentre la fiamma sogghignava sotto i baffi.

"Beh piccola fiamma" disse poi lui "ti ho amata tanto, ma ora non mi resta che rotolare nelle tue braci e terminare la mia esistenza. Spero ci rivedremo, in qualche modo. Addio" e così si immolò divenendo fumo.

"Che stupido quell'uomo" disse allora la fiamma ridendo a squarciagola "Ha fatto tutto questo sapendo che lo avrei divorato, perché è quello che faccio. Infine non era che uno stupido ceppo".

Tuttavia il tempo passava e ben presto la fiamma si rese conto di essere sola, nel buio, senza nessuno a mantenerla e sempre più debole. Non avrebbe mai più avuto qualcuno come l'uomo di legno, disposto a tutto per lei.

Si spense in solitudine, guardando la morte venirgli incontro, secondo dopo secondo.   

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