Jimin sentiva un dolore, un forte dolore alla sua testa. Probabilmente aveva perso i sensi. Faceva fatica a tenere gli occhi aperti, un caldo liquido gli bagnava il volto e poteva sentire l'asfalto rovente sotto di se. Dalle poche immagini che riusciva a catturare, quando tentava di tenere gli occhi aperti, poteva intravedere il proprio motore ed una macchina in lontananza, ma non riusciva a capire come mai fosse tutto in quella maniera, tutto così strano.
La testa continuava a dolergli e in lontananza sentì un suono, un suono ripetitivo che si avvicinava, sempre più forte, sempre più vicino. Era il suono di un'ambulanza, che si fermò a pochi passi da lui. Sentì la visiera del casco aprirsi e batté le palpebre dei propri occhi, come per vedere meglio. Il viso di un ragazzo gli si parò davanti, gli stava parlando. Ma cosa stava dicendo?
Osservò il volto della persona sconosciuta, per quanto gli era possibile. Quel ragazzo aveva dei bellissimi capelli biondi e degli occhi a gatto, la pelle così candida che sembrava un'apparizione. E finalmente comprese qualche parola.
"Ragazzo, mi senti? Mi senti?" chiedeva quella voce, mentre coloro che erano arrivati insieme a lui stavano girando il suo corpo, per posizionarlo con la schiena a contatto con l'asfalto rovente, "Adesso ti togliamo il casco, okay?"
"S- Si" disse Jimin con voce tremante e flebile.
In un attimo sentì il proprio casco scivolare via e la sua testa venire appoggiata delicatamente contro il suolo, mentre il ragazzo dai capelli biondi afferrava saldamente la sua testa e lo guardava negli occhi, con un sorriso tutte gengive stampato in volto. A Jimin, in quel momento, sembrò la cosa più bella del mondo, la persona più bella del mondo.
"Ti ricordi dove ti trovi o che giorno è oggi?", gli chiese quell'angelo biondo, vestito di arancione dalla testa ai piedi.
"N- No, ma ho... sonno", e Jimin chiuse gli occhi, mentre l'altro guardava preoccupato i suoi due colleghi, come per dir loro di sbrigarsi e prendere tutto ciò che serviva loro per posizionare quel ragazzo in barella e portarlo il prima possibile al pronto soccorso dell'ospedale più vicino.
"Ragazzo, non dormire, okay? Fallo per me. Resisti, non chiudere gli occhi", disse il biondo sconosciuto, mentre l'uomo e la donna suoi colleghi mettevano una tavola spinale al fianco del ragazzo sdraiato a terra. "Adesso ti mettiamo su un'asse rigida, scomoda, ma dobbiamo fare così. E dobbiamo tagliare i tuoi vestiti, scusa ragazzo... sai dirmi il tuo nome? Come ti chiami?"
"J- Jimin... provo a non... chiudere gli occhi... ma ho tanto sonno", Jimin sentì il suo corpo rimanere a contatto con il terreno solamente tramite il fianco, per poi sentire freddo alla sua schiena.
Gli avevano tagliato i vestiti sulla schiena e poi rimesso sdraiato. Voleva rimanere sveglio ma aveva sonno, aveva davvero troppo sonno per tenere gli occhi aperti, e quando li teneva aperti tutto era sfocato al suo sguardo, anche quel ragazzo dai lineamenti perfetti.
"Jimin, non dormire, ascolta la mia voce. Resta sveglio per la mia voce. Abbiamo quasi fatto, adesso ti togliamo i vestiti, ti leghiamo a questa tavola e andiamo via, okay? Andiamo all'ospedale e starai meglio", era sempre la voce del ragazzo a tenere sveglio quello dai capelli rossi, e rosso era anche il liquido che fuoriusciva dal vistoso taglio che questo aveva in testa e dalla gamba destra dello stesso.
Adesso Jimin sentiva freddo, si sentiva senza abiti e iniziò a tremare, fino a quando una sorta di telo non venne steso sul suo corpo. Poi sentì qualcosa a legare il suo corpo a quella tavola e in un batter d'occhio si ritrovò all'interno dell'ambulanza, del tutto legato ed immobilizzato.
Il biondo era accanto a lui, che lo guardava e gli parlava ancora, ma Jimin non riusciva più a comprendere, ormai tentava solo di tenere gli occhi aperti per vedere quell'angelo biondo che era venuto a soccorrerlo nel bel mezzo di una strada.
Arrivarono in ospedale che Jimin ancora teneva gli occhi aperti, per vedere quel ragazzo, ma quando gli infermieri del pronto soccorso lo portarono in una nuova stanza, dividendo il contatto tra i due, il rosso si lasciò andare e chiuse gli occhi, addormentandosi.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una stanza bianca, sdraiato in un letto con dei tubi che andavano a finire nel suo braccio ed un monitor che controllava la sua frequenza cardiaca e la sua saturazione; cercò di abituarsi a quella luce e poi si guardò attorno e lo vide, di nuovo, quel ragazzo dai capelli biondi, addormentato su una sedia con la testa poggiata sul letto.
Cercò di mettersi a sedere, ma una fitta alla testa gli disse che non era la cosa migliore da fare. A causa di quel movimento, il biondo al suo fianco si svegliò e lo guardò rivolgendogli nuovamente uno dei suoi sorrisi.
"Vado a chiamare un infermiere", disse prima di uscire dalla stanza.
Quando tornò, con lui era presente un uomo con una divisa bianca e delle strisce blu alle estremità delle maniche della maglia; come lo sconosciuto biondo aveva detto, era andato a chiamare un infermiere che controllò il monitor e staccò le flebo, bofonchiando qualcosa a proposito della colazione.
Il biondo si sedette nuovamente sulla sedia e guardò il ragazzo a letto stropicciarsi gli occhi.
"Ti sei svegliato...", gli disse, "sono passati cinque giorni, sai? Non è successo niente di che, il sole è sorto e poi è tramontato, giorno dopo giorno", e con quella frase riuscì a far spuntare un sorriso sulle labbra di Jimin.
"Come ti chiami?", chiese quest'ultimo, guardandolo.
"Min Yoongi", rispose semplicemente l'altro. E Jimin si innamorò immediatamente di quel nome così bello, che apparteneva ad un'altra persona altrettanto bella.
"Piacere Yoongi... e grazie", disse arrossendo per i suoi pensieri e guardando il proprio braccio, dove vi era infilato l'ago canula da cui lo avevano nutrito in quei giorni in cui era stato privo di coscienza.
"Non devi ringraziarmi... Ho fatto ciò che dovevo fare. E tu sei stato bravo e mi hai ascoltato", e così dicendo gli accarezzò i capelli, attento per a non toccare le bende che coprivano il grave taglio che l'altro aveva in testa.
"La tua voce mi ha fatto restare sveglio, non sapevo cosa mi stavi dicendo, ma la sentivo" e con queste parole, il rosso tornò a guardare l'altro, trovandolo con il volto vicino al proprio. Il suo battito aumentò e l'altro rise di quella reazione, poiché lo schermo cui Jimin era collegato aveva fatto notare quell'accelleramento.
"Non ridere!", urlò Jimin, iniziando a ridere a sua volta.
"Non riderò, a patto che tu accetti di uscire con me una volta uscito di qui", e dopo queste parole si allontanò dal volto del minore, vedendolo arrossire. Proprio in quel momento la porta della stanza si aprì, rivelando una donna graziosa portare dentro un vassoio con una tazza di tea e delle fette biscottate.
Posò il tutto sul comodino del ragazzo lì ricoverato e se ne andò, dopo aver rivolto ad entrambi un grande sorriso.
Jimin prese la tazza di tea ed iniziò a berla, lentamente, pensando alle parole di quel ragazzo a lui sconosciuto. E solo quando ebbe finito di bere rispose, dopo aver riflettuto a lungo.
Jimin voleva uscire con quel ragazzo che lo aveva salvato, voleva uscire con quell'angelo dai vestiti arancioni, con quel biondo Min Yoongi che era stato al suo fianco nonostante non lo conoscesse per niente.
"Si, uscirò con te", ed a quelle parole entrambi sorrisero come mai avevano fatto prima di allora.
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~LittleJ
Allora, questa cosa fa schifo e lo so, ma dopo una giornata di studio volevo scrivere ed è uscito ciò.
Siccome non so niente del reparto ambulanze fuori dall'Italia, ho scritto come funziona qui da noi, ovvero con volontari che lavorano su di esse.
Non ho descritto tutte le procedure come si deve perchè sono pigra anche se le conoscenze le ho, facendo volontariato.
Spero vi sia piaciuta questa corta, molto corta, one shot!
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/YoonMin/ OneShot
FanfictionOneshot scritte da me sulla YoonMin! Potrebbe essere presente/ Smut/