sign of the times

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sign of the times,

Ci sono cose che ci fanno arrabbiare davvero, tanto da dover piangere, tanto da non potercela più fare.
Ci sono dei limiti che dobbiamo seguire, ma la loro soglia è cosí sottile da non poter essere vista, e così cadiamo nel baratro.
Ci sono giorni in cui tutto è buio, nemmeno la luce più forte potrebbe illuminarlo, nemmeno il suo sorriso.

La sua mano le carezzava il braccio mentre guardava il soffitto preoccupato.
Era conscio dello scrigno di Pandora che aveva aperto, ma si era voluto concedere un ultimo sbaglio, uno per il quale il rimpianto non fosse venuto a galla.
Voleva ricordare ogni istante di quel momento passato insieme, dai piccoli nei di lei che baciava creando delle costellazioni immaginarie, ai brividi che attraversavano il suo corpo delicato quando la sfiorava soltanto.

Smise il movimento della sua mano non appena scorse il suo corpo scuotersi: stava piangendo. Harry decise di voltarsi premendo il proprio petto contro la sua schiena nuda, e regalandole un bacio sulla spalla le mormorò quelle parole che non dimenticò mai: «Smetti di piangere, è un segno del tempo», Evelyn si morse le labbra pur di non singhiozzare.
Appena riuscí a controllarsi gli rispose.

«Come puoi chiamarlo un segno del tempo? Ti stai per sposare, non ti vedrò più dal momento che abiterai a New York, quando io sarò intrappolata in questo buco di città!», si girò sull'altro fianco, gli occhi le bruciavano e ora se delle lacrime fossero scese sarebbe stata la rabbia a comandarle.

Harry era calmo, a malapena dimostrava di capire cosa stesse succedendo, questo aumentò l'ira di Evelyn.
Si alzò a sedere senza curarsi della sua nudità, in quel momento non le sembrava importante, e gesticolando continuò a parlare: «Cazzo Harry come potevi pensare di farmi questo? Lo sapevo che questi incontri sarebbero finiti ma diavolo credevo almeno di poterti rivedere! Credevo che la nostra amicizia potesse durare...», era vero? Non lo sapeva, pensava soltanto di poter tramutare l'amore che provava per lui in amicizia, così da poter sopravvivere a quell'enorme peso che come un proiettile la colpiva ogni volta, come se anche scappando l'avrebbe raggiunta.
Il suo viso si bagnò di nuovo, e come prima si voltò verso la finestra, dando le spalle a lui.

Harry non sapeva come reagire, le lacrime di Evelyn lo stavano mettendo in un angolo, avrebbe potuto fare di tutto pur di tranquillizzarla, eppure in quel momento si sentiva vuoto, incapace e un immenso idiota.
La strinse tra le sue braccia, mentre lei si copriva il volto con le mani, e la coccolò chiudendo gli occhi.
«Ev, tu l'avresti mai detto che ci saremmo ritrovati qui?», le prime luci dell'alba davano quasi fastidio ai due amanti, erano così delicate e innoque attravarso le veneziane di quella stanza asettica, erano pure con i loro raggi di un giallo felice, prive di peccato.

La ragazza non rispose, però smise il suo pianto, abbracciando a sua volta Harry, che spostando i capelli dalla spalla destra ci appogiò il mento sopra, beandosi del suo profumo. «Ti prego di non piangere ricordandoti di oggi, dovresti sorridere, ricorda che andrà tutto bene, ci potremo rincontrare di nuovo da qualche parte lontano da qui», le braccia di Evelyn strinsero le sue maggiormente, facendolo sorridere.

«Perché la stai per sposare?», Harry cambiò posizione, le diede un bacio sulla pelle nello spostarsi, mettendo poi la fronte al posto del mento, creandosi un rifugio in cui riflettere.
Lui sapeva amare in diversi modi, amava la sua ragazza, ma amava anche Evelyn.
Quest'ultima era un amore bambino che nasceva tra i banchi di scuola, in un parco giochi o in spiaggia al mare; il primo invece era quell'amore che si definisce un fulmine a ciel sereno, che anche se ci provi non puoi dimenticare. Entrambi importanti, entrambi eterni.

«Penso di amarla, amarla molto», la sua voce già roca per l'orario, risultò ancora più profonda poiché detta in un sussurro, e la pelle di Evelyn vibrò con essa. Questa volta fu lei a girare il capo abbastanza per donargli un bacio tra i capelli, quella folta chioma riccia che da sempre la faceva impazzire: «E perché la tradisci per me?», questa domanda era facile per Harry.

«Perchè amo anche te, Ev», le sue mani iniziarono dei movimenti circolatori, la stava mettendo a suo agio. Evelyn sorrise, anche lei lo amava, amava tutto di lui, il suo umorismo pessimo, la sua voce, il modo in cui si esprimeva quando era in imbarazzo con tutti quei 'uhm' o i più frequenti 'intendo', amava il suo modo di toccarsi il ponte del naso, quando si mordeva il braccio dopo aver sorriso per qualcosa di stupido, amava il modo in cui diceva tesoro, con il suo accento del Manchester, amava le sue braccia, i suoi tatuaggi - persino quella sirena cosi poco raffinata- e anche il suo naso squadrato, la sua risata e ancora di più i suoi occhi, che dopo tutti quegli anni non sapeva ancora leggere.
Amava tutto di Harry, amava Harry e basta.

Decise di smorzare la tensione: «Però, che casino eh?», Harry si sorprese della battuta.

«Sembra l'inizio di una barzelletta, lui, la moglie e l'amante», la voce gli uscí insicura, aveva paura di dire la cosa sbagliata, ma si rassicurò quando la risata di Ev gli giunse alle orecchie e lo contagiò.
Decise di sfruttare quel cambiamento d'umore, la prese per i fianchi buttandola sul letto inziando un attimo dopo a solleticarla sullo stesso punto, prolungando la sua risata.
«Harry basta!», tra un soffio e l'altro erano le uniche cose che riusciva a dire, mentre lui si rilassava a trovarla così spensierata, era un'altra immagine che voleva conservare nelle polaroid di ricordi.
Smise solo quando Evelyn lo prese per le guance portandolo verso le sue labbra, baciandolo in un sorriso facendo si che i denti si scontrassero.

«Hai finito?», gli disse non appena le sue mani cessarono il loro agguato.
«Solo se me ne darai un altro», e cosí fece, un nuovo bacio venne rinnovato, e tanti insieme a quello.

Harry aveva capito perché Evelyn non poteva diventare sua moglie, tra quei baci e quelle carezze aveva realizzato che Evelyn era troppo preziosa per stare con uno come lui: era uno di quei fiori rari che chi non li sa conservare bene rischia di uccidere, e lui di certo non aveva il pollice verde. Mentre la sua futura sposa era alla sua portata, la ragazza adatta, quella che vedeva chiaramente nel suo immaginario.

Pochi giorni dopo Evelyn era riscaldata dal suo abito migliore, mentre infondo alla chiesa guardava il suo migliore amico, il suo amante, prendere in sposa una ragazza che non fosse lei. Eppure applaudí, ballò e al lancio del bouquet afferrò pure il mazzo di fiori, perché in cuor suo sapeva che era meglio così.
Sapeva che non c'era bisogno di scappare da quel peso, dal proiettile.

Ci sono cose che ci fanno arrabbiare davvero, tanto da dover piangere, tanto da non potercela più fare.
Ci sono dei limiti che dobbiamo seguire, ma la loro soglia è cosí sottile da non poter essere vista, e così cadiamo nel baratro.
Ci sono giorni in cui tutto è buio, nemmeno la luce più forte potrebbe illuminarlo, nemmeno il suo sorriso.
Quel giorno però non aveva bisogno del suo sorriso, le bastava il proprio.

***
il tempo del panino!

e anche sign of the times è andata, onestamente l'idea originale non era questa ma mi piace comunque.
come al solito se qualcuno dovesse inciampare in queste OS mi faccia sapere che cosa ne pensa!

la prossima sarà carolina e non vedo l'ora di scriverla perché amo quella canzone e la storia che c'è dietro :)

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