4.-Il Cavaliere Bianco

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Se noi, affascinanti lettrici e cari lettori, fossimo stati in quella locanda dirimpetto al castello dove il Capitano discorreva con Yuzo allora non avrei avuto ragioni di raccontare cosa successe quella sera, eventi che interessarono uno sconosciuto e misterioso cavaliere bianco-vestito.
La cittadina, un tempo ridente e curata era la prima che il viaggiatore proveniente dal nord incontrava percorrendo quello che si chiamava, all'epoca, Sentiero principale. Giunto poco distante dall'abitato il sentiero incontrava un ponte e, attraversato questo, ci si trovava davanti a un crocevia decorato con un enorme salice, spuntato lì non per volere degli uomini ma per forza della natura.
Questo crocevia si divideva, appunto, in 2 strade più stretta quella che s'inerpicava verso i monti più larga quella che attraversava la città. La città non era cinta da mura e le case erano costruite lungo un solo asse, la strada, che divideva a metà l'abitato.
Comparve in quel polveroso pomeriggio un cavaliere montato su un cavallo. Fermò il cavallo sotto il salice, come se si volesse nascondere per meglio osservare il paesaggio, ma comunque facesse la sua figura era troppo evidente. Era un giovane uomo o un vecchio ragazzo, lascio agli acuti lettori la facoltà di decidere. Il suo aspetto non lasciava dubbi. Era completamente vestito di bianco. Portava una spada e una corazza che mandavano lampi argentati e sull'arcione del destriero che montava stava uno scudo e un elmo. La figura aveva un che di affascinante e misterioso insieme e non lasciava presagire molto. Il suo vestito non era del tutto bianco perchè aveva ricami e decorazioni in rosso.
Quando ebbe deciso, se vi era qualcosa da decidere, scese da cavallo e lo prese per la briglia avviandosi verso il borgo. La locanda era la prima costruzione che, oltre al castello, si offriva allo sguardo del viaggiatore. L'insegna, che da tempi obliati aveva perso ogni scritta, dondolava cigolando al minimo soffio di vento. Il cavaliere si diresse verso la locanda e entrò nella stalla deserta che sorgeva accanto a questa. Dopo che ebbe assicurato per bene il cavallo uscì nel pomeriggio afoso e dopo aver ricambiato un pallido sorriso a un vecchietto che stava uscendo, leggermente barcollante a dir la verità, entrò nell'edificio.
Era una di quelle locande che, se nei tempi passati erano rinomate e rispettate, ora erano si rinomate perché mantenevano lo stesso nome ma non rispettate perchè il nome era vuoto di ogni valore. La taverna in cui il nostro misterioso individuo stava per entrare aveva 2 particolarità.
1: Si beveva unicamente alcool sporco.
2: La maggior parte degli avventori era soldatacci e individui poco rispettabili, che non aspettavano altro che una rissa per poter far valere il loro squallido nome.
Dunque, quando il cavaliere spinse la porta, si ritrovò in un ambiente mal illuminato ma nel complesso pulito.
Vi erano una decina di soldati seduti in fondo al salone, vicini alla porta, che molestavano delle cameriere, due ubriachi che dormivano appoggiati al bancone e altri 8 o 9 individui seduti ad un tavolo con, davanti a loro, soldi e bottiglie. Il cavaliere nascose con il manto le sue armi per dare un impressione disarmante.
Il corridoio centrale era vuoto e il cavaliere avanzò fino al bancone. Qui troneggiava l'oste, intento a pulire un bicchiere, che lo guardò torvo. Poi però disse: -Vuole una camera?-
-Si.-
-Solo la 3 è libera...intende fermarsi molto?
-2 o 3 giorni.-
-Sono 10 monete.-
Il Cavaliere trasse da una tasca interna del suo abito un sacchetto pieno di soldi. Appaggiandolo sul banco tintinnarono e subito gli ubriachi alzarono lo sgaurdo assonnato, i tipi loschi si guardarono gli uni gli altri e i soldati sussultarono. Contò lentamente ogni moneta tacitamente seguito con lo sguardo da ogni avventore. Chiese poi all'oste:-Posso mangiare qualcosa?-
-Cosa e qui in Sala Comune?-
-Si, intendo mangiare qui..per quanto riguarda il cibo faccia lei. Ma voglio una brocca d'acqua.-
Tale affermazione fu causa di un violento scoppio di risa da parte dei giocatori di dadi al tavolo.
-Dai ragazzino! Vieni da noi!- disse uno di loro. -Anche se non hai fegato puoi giocare!- Con fare amichevole gli scostò una sedia ma il ragazzo replicò:-Prima cenerò, poi, se l'invito varrà ancora mi divertirò con voi.-
I giocatori ripresero il gioco. Ogni tanto uno di loro controllava il cavaliere che, però, cenava tranquillamente.
Finito di cenare si avvicinò al tavolo dei giocatori.
-Oh ragazzino! Cambiato idea?-
-Sono libero di giocare con voi. Date i dadi che voglio andare presto a letto...-
-Certo mammoletta! Non ti preoccupare!-
I giocatori ripresero il gioco coinvolgendo anche il cavaliere ma, se avevano pensato di poterlo imbrogliare, avevano completamente sbagliato. Uno a uno il cavaliere li spogliò di tutti i loro averi.
Giocava sempre con lo stesso sardonico sorriso inquietante. A uno a uno i giocatori derubati si alzavano bestemmiando e imprecando andando a bere e incazzandosi con l'oste che più volte dovette chiedere silenzio. Quando finalmente si alzò il cavaliere abbozzò un inchino agli sconfitti e disse:-Signori è stato un piacere.- e salì in camera. Dopo qualche ora, mentre l'oste si preparava a chiudere la locanda e a cacciar via gli ultimi avventori comparve sulla porta una ragazza. Poteva avere 16 o 17 anni ed era vestita con una tunica sdrucita e un mantellino logoro con il quale cercava di coprire al meglio il proprio corpo seducente. Non portava armi. Si avvicinò stremata e affamata verso il banco e chiese all' impassibile oste
-Mi dai qualcosa da mangiare?-
-No.-
-Per favore..sono 2 giorni che non mangio...-
-No.-
-Senti cagna, girati da questa parte...- disse intervenendo uno dei 4 giocatori rimasti. Poi si voltò verso i compagni:- Che dite, gli paghiamo la cena a questa puttanella se fa la brava con noi?-
-Per me va bene Riul, sbrigati però a fartela...sto posto è dannatamente freddo e voglio scaldarmi...-
La ragazza indietreggiò. L'individuo la fonteggiava e lei non aveva scampo. Si rannicchiò contro il bancone impaurita. L'uomo si inginocchiò e tese una mano ma in quel momento una larga lama lucente gli fu messa davanti alla faccia e lui sussultò. Il cavaliere, perchè era lui che aveva salvato la ragazza dallo stupro, si ergeva maestoso accanto al banco. Teneva in mano la spada. Il cavaliere si diresse verso i giocatori attoniti e gli disse:- Signori, non pensavo foste tanto rozzi e brutali..la nostra conoscenza finisce qui.- Poi si girò verso la ragazza tremante e le disse:-Qui al freddo morirai quasi certamente. Vieni da me almeno per questa notte.-
-Bastardo! Fai il giusto con noi e poi provi a portartela a letto! Bastardo!-
-Cane prendi questo!-
Il giocatore chiamato Riul balzò in avanti brandendo un coltello da caccia lungo e accuminato ma il ragazzo non si perse d'animo. Estrasse velocemente la sua bianca spada e colpì di piatto la mano del losco individuo, che lasciò cadere il pugnale. Il cavaliere disse alla ragazza:- Tu intanto vai in camera mia, troverai del cibo e delle bevande, serviti pure, stanza 3.-
La ragazza per quanto spaventata obbedì. Salì lentamente le scale fermandosi di tanto in tanto per vedere cosa succedeva di sotto. Il suo salvatore stava respingendo gli attacchi dei giocatori di dadi ma non sembrava in difficoltà. Poiché le scale erano dirimpetto al bancone poteva vedere anche i tratti del volto del ragazzo e, vedendoli, si spaventò. Più gli attacchi si facevano incalzanti più
lui sorrideva. Ed era un sorriso sardonico e freddo e faceva tremare Koen, la ragazza, che si chiedeva se non fosse fuggita "dalla padella per cadere nella brace". Il cavaliere non ci mise molto ad avere ragione degli avversari e salì subito in camera. Dopo aver aperto la porta si trovò di fronte a uno spettacolo imbarazzante. La ragazza, rannicchiata sul giaciglio, che piangeva. Il Cavaliere si avvicinò titubante e le cinse le spalle con il braccio:- Lo so di non essere molto rassicurante..ma ti dico lo stesso;non ti preoccupare...Ora sei la mia protetta.-
Queste parole sembrarono rassicurare un pò la fanciulla. Il pianto infatti si fermò e la ragazza volse i suoi tristi occhi neri verso il cavaliere che nel frattempo si era alzato dal letto e si lavava le mani in una bacinella. Poi si affacciò al corridoio e, chiamato l'oste, gli comandò di riempire la vasca che stava nell'angolo della stanza. L'oste obbedì velocemente e quando ebbe finito si ritirò. Il ragazzo chiese:-Ho fatto preparare la vasca in modo che tu possa lavarti e, dopo, ristorarti.-
-Vuoi lavarti con me?-
-Assolutamente no. Ti ho salvato dal peggior affronto che può subire una ragazza della tua età. Quindi mi sembrerebbe ridicolo approfittarne.-
-Se è solo uno scrupolo, non fartelo. Sono disposta. A ricambiare così il favore.-
La ragazza scosse la testa ma il cavaliere prese il suo lungo mantello e disse:-Fatti il bagno, quando hai finito chiamami..I vestiti nuovi sono sul letto.-
-Dove sarai?-
-Fuori dalla porta.-
Il ragazzo non ebbe molto da attendere; la giovane presto lo chiamò e gli disse di aver finito così lui entrò e si disposero a trascorrere il resto della notte, ormai era mezzanotte, dormendo. L'integrità del cavaliere non mancò. Si mise lontano dal lettuccio occupato dalla sua compagna di stanza e vicino al caminetto che ardea allegro.
Tale era il cavaliere bianco.

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