-Vuoi giocare con me?- Diceva.
-Certo tesoro!- Dicevo.
Così iniziò il mio peggior incubo.Era una tranquilla giornata di sole ed io me ne stavo seduta sull'erba morbida del parco, controllando di tanto in tanto la mia sorellina di dieci anni che giocava insieme agli altri bambini.
Ad un tratto una bizzarra bambina si avvicinò a me. Indossava un vestitino rosa, con delle calze di sotto. Due guanti bianchi le fasciavano le mani e metà braccio e un grazioso cappellino le copriva gli occhi. Un po troppo grande per lei, pensai. Si avvicinò e mi disse:- Vuoi giocare con me?- Aveva una vocina davvero soffice e delicata, insomma non le si poteva dire di no.
-Certo tesoro!- Sorrisi e mi alzai tenendole la mano.
Giocammo tutto il pomeriggio e ridemmo parecchio. Scoprii si chiamasse Sarah. Mi affezionai subito a quella buffa bambina, tanto è che rimasi male quando dovetti riaccompagnarla a casa.
Prima che varcasse la soglia di casa mi disse:- Ci rivedremo presto, Maggie.-E così fu.
Infatti, una settimana dopo, mentre stavo facendo la spesa con mia sorella notai una bambina con un vestitino azzurro e dei guanti e un cappellino a me familiari.
Era lei.
Così la chiamai e andai a salutarla. Mi abbracciò forte e dopo le presentai mia sorella. Strinsero subito amicizia così per far felici tutti, la invitai a pranzo a casa mia.
Quel giorno cucinai pollo e patatine fritte.
Mentre eravamo tutte e tre a tavola, notai una cosa alquanto strana.
Sarah non aveva ancora tolto il cappello. Quella era la seconda volta che la incontravo e ancora non sapevo come fossero i suoi occhi.
Così le chiesi se gentilmente poteva toglierselo, anche per stare più comoda.
Ciò che vidi dopo mi traumatizzò parecchio.
I suoi occhi erano grandi. Troppo grandi.
Le pupille dilatate al massimo.
Di due colori diversi.
Una nera.
L'altra rossa.
Colori non adatti ad un essere umano.
Le sue palpebre erano contornate da piccole vene blu e viola, come se avesse fatto uso di qualche sostanza.
Erano spaventosi.
Per non parlare poi delle mani. Si, perché si era tolta anche i guanti.
Erano secche e lunghe. Non adatte ad una bambina di dieci anni.
Erano totalmente ricoperte di sangue ma si potevano intravedere le sue lunghe unghia viola.
I secondi passavano e il sangue iniziava ad asciugarsi.
Da dove diamine usciva tutto quel sangue?
Dopo aver ripreso un po di autocontrollo, senza togliere lo sguardo da Sarah, dissi a mia sorella di salire subito in camera e chiudersi a chiave.
Non rispose.
E come poteva?
Era morta.
Lei l'aveva uccisa.
Sarah.
La scena che mi si presentò davanti mi distrusse completamente.
Mia sorella giaceva inerme a terra con un'ascia conficcata nello stomaco. Gli occhi spalancati dal terrore e la bocca semi-aperta da dove usciva del sangue.Iniziai ad urlare cose terribili contro Sarah. Le dissi che se ne doveva andare e non tornare mai più. Le dissi che avrei sporto denuncia e dopo l'avrei uccisa con le mie stesse mani.
Tutto ciò che ottenne fu la sua risata acuta e "angelica" agli occhi della gente ma che, in realtà, di angelico non aveva proprio nulla.
Poco dopo mi ritrovai seduta, con i polsi e le caviglie bloccate.
Non capivo come fosse stato possibile: insomma, un minuto prima ero davanti a lei e un minuto dopo mi ritrovavo su quella stupida sedia.
Forse, però, non era tanto stupida.
Era una sedia elettrica.
Che razza di mostro avevo fatto entrare in casa mia?
-Sarah smettila! Ti prego!-urlai.
-Sarah è morta nell'istante in cui le hai detto di svestirsi dei suoi indumenti.- Rise. Quell'essere aveva cambiato voce. Non era più dolce e acuta bensì rauca e profonda.Il tempo sembrava essersi fermato nel momento in cui mi graffiò la gamba.
Un graffio lungo e abbastanza profondo partiva da poco più sotto l'inguine e arrivava quasi al ginocchio.
Il dolore era atroce.
Mi fece un altro graffio nell'alta gamba.
Ormai le lacrime scendevano come fiumi.
-Questo era solo un assaggio. Adesso si che ci divertiamo.- disse e iniziò a cambiare aspetto.
La tenera bambina si era trasformata in un mostro alto circa due metri, se non di più. Era abbastanza grosso ed emanava un fetore assurdo. Odorava di spazzatura e acido, non saprei proprio come definirlo. In ogni caso, era insopportabile e dovetti trattenere i conati di vomito.
Notai una cosa che mi fece rizzare i peli nelle braccia, avevo la pelle d'oca.
In testa aveva due enormi corna.
Erano grandissime.
Ed erano nere.
Proprio come la sua coda.
Mi ritrovavo faccia a faccia con il diavolo.
Urlai più forte che potei. Ma c'era qualcosa che non andava.
La mia voce era scomparsa. Ero praticamente diventata muta.
In che razza di incubo ero finita?
Iniziò a mordermi tutto il corpo. Si stava nutrendo di me. Mi staccò un braccio e se lo mangiò. A quel punto il dolore era tanto che non riuscivo più a reagire.
Mi torturò come meglio poté.
Si nutrì di me lasciandomi solo la testa e il busto.
Ero in fin di vita ma ancora sveglia e lucida per capire che si era impossessato del mio corpo. O meglio, di quello che ne rimaneva.
*Racconto scritto in terza persona.*
Era una bellissima giornata d'agosto e la signora Roberts decise di portare sua figlia Clary al parco per trascorrere una giornata di felicità e tranquillità.
Stava seduta su una panchina, sotto un albero, quando la piccola Clary si avvicinò alla madre tenendo per mano un'altra bambina dall'aspetto un po stravagante.
-Mamma mamma! Questa è la mia nuova amica Maggie, può venire a pranzare a casa nostra?- Chiese Clary con un sorriso stampato in faccia.
La signora Roberts, vedendo la figlia così felice, non riuscì a dire di no. E poi quella bambina era così graziosa e simpatica che anche a lei era venuta voglia di conoscerla.
I signori Roberts non erano soliti a far entrare estranei in casa, ma cosa sarebbe potuto accadere se per una volta non avessero rispettato quella stupida regola? Niente, si dissero.
-Cara, perché non ti togli quei graziosi guanti e quell'adorabile cappellino? Sono sicura che starai più comoda.- Disse la signora Roberts alla piccola Maggie.
Forse quella regola non era poi così tanto stupida.
Fine.
Eccomi qua con una nuova storia. Spero vi sia piaciuta, fatemelo sapere nei commenti.🌸
-Laura.
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Dollhouse
Horror-Vuoi giocare con me?-Diceva. -Certo tesoro!-Dicevo. Così iniziò il mio peggior incubo.