Oggi era l'ultimo giorno di vacanza e domani sarei ritornata a scuola per incominciare il mio terzo anno di scuola superiore.
Il mio umore era grigio come le nuvole che coprivano il sole. Forse anche la loro giornata non era stata delle migliori e quindi adesso avrebbero scaricato le loro emozioni su di noi. Ogni essere vivente ripercuoteva le proprie emozioni sugli altri. Noi umani ad esempio le ripercuotevamo sulla società. Queste erano le mie problematiche di oggi. Ogni giorno la mia mente era alla ricerca di nuovi quesiti che notavo nella mia routine. Creavo problemi dal nulla, il problema era risolverli. Erano domande troppo interiori per avere subito una risposta . Le mie questioni erano degne dei grandi filosofi greci che da quest'anno avrei cominciato a studiare. Ero incuriosita dalla filosofia perché volevo scoprire i modi di pensare dei filosofi e le domande che si ponevano così da confrontarle con le mie.
Fu lungo e noioso pomeriggio fino a quando alle 4:30 andai a equitazione. Con i cavalli mi sentivo a mio agio e ogni dispiacere volava via. Quando furono le 4:15 comincia a prepararmi mettendomi una maglietta consumata a maniche corte e un paio di jeans. Andai in bagno dove mi vidi allo specchio, fu un grande errore. Con i miei capelli biondi assomigliano ad uno spaventapasseri, ero un disastro. Mi spazzolai e miei occhi nocciola furono liberati da quell'orribile versione di me stessa. Così andava molto meglio! Per finire presi i miei stivaloni da amazzone così ero pronta per cavalcare. Mio padre giunse sotto casa alle 4:20 e mi portò al mio maneggio che di chiamava "Horses Paradise". Un nome molto fantasioso, lo so, ma i cavalli lì erano trattati come delle persone e ammiravo i direttori del maneggio per questo. I direttori erano delle bravissime persone, si chiamavano Percy ed Annabeth ed erano marito e moglie che da tanto tempo avevano deciso di dirigere un maneggio. All'inizio il maneggio era soltanto una vecchia baracca che loro poi avevano trasformato in "Horses Paradise". Erano molto gentili con noi amazzoni e si accertavano sempre che non ci mancasse nulla. Mio padre mi lasciò nel parcheggio del maneggio e mi salutò velocemente perché doveva ritornare al lavoro. Lui era sempre lì, inoltre parlava sempre al telefono a causa dei suoi affari di lavoro. Mio padre era un uomo di mezza età che nonostante gli anni non aveva perso il suo fascino. Aveva i capelli biondo cenere, identici ai miei, degli occhi azzurro cielo e dei tratti molto duri. Lui gestiva un'azienda di scarpe insieme ad altri soci. Sapevo che fosse una s. p. a. cioè una società per azioni ma era molto complicato da spiegare. Quando arrivai la prima cosa che feci fu avviarmi verso i box da dove apparivano le teste dei cavalli. Mi fermai davanti a un arabo dal lucido manto nero. Si chiamava Balios ed era il mio cavallo. Quando mi vide nitrì e quando gli fui abbastanza vicina appoggiò il muso sulla mia spalla. Lo accarezzai e presi la cavezza. Intanto giunse la mia istruttrice che si chiamava Susi. Era una donna sulla ventina ed aveva una chioma color cioccolato al latte e due bellissimi occhi verde smeraldo. Aveva dei lineamenti dolci che la facevano sembrare una persona gentile, il che era vero. Appena la vidi la salutai e lei contraccambiò. Io pulii Balios, lo sellai e gli misi la testiera, togliendogli la cavezza. Lo condussi nel campone dove ci stavamo allenando per le gare. Le gare sarebbero state i primi mesi di ottobre. Avevo un mese per allenarmi. Ero stressata da tutto ciò perché un mese passava velocemente. E se fosse successo qualcosa? Mi esercitai sul salto a ostacoli dove Balios era infallibile come sempre, anche se faceva un paio di errori. Quando finii arrivò Ashley una ragazza odiosa che non faceva altro che prendermi in giro. Ashley era la tipica ragazza bella;era molto simile a una Barbie. Aveva gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli di un biondo accecante . Come tutte le ragazze del suo genere era un'oca e una poco di buono. La detestavo, ogni volta che la vedevo la rabbia mi saliva. Mi si avvicinò e affermò con la sua insopportabile voce stridula:-Perderai di certo se fai gli esercizi in questo modo, piccola ipocrita-. Cominciò a ridere senza nessun motivo. Io non potevo lasciarle il piacere di avermi ferita e replicai acida:-Sarai tu quella che perderà, oca! - le urlai. Lei offesa si allontanò. Quelle come lei dovevano essere messe al loro posto e io al momento mi ero guadagnata la mia piccola vittoria. Mi complimentai mentalmente, soddisfatta di me stessa. Il resto del pomeriggio e la sera passarono in fretta. Così arrivò l'ora di andare a letto. Domani avrei cominciato i miei corsi di studi, ciò significava che settembre era alle porte e per noi studenti inglesi era un mese terribile. Così mi avviai verso il bagno e mi lavai i denti. Mi vestii e mi coricai.
Un rumore assordante mi svegliò: era la sveglia. "Hai un cuore perfido sveglia" pensai. Non sopportandola più mi alzai dal letto e feci colazione. Mangiai velocemente e mi vestii anche velocemente. Poi presi la merenda che mia madre mi aveva preparato così uscii fuori casa. Fu un miracolo se la gente non mi spiaccicò perché con la mia bassa statura ero perennemente a rischio. Con enorme fatica giunsi alla fermata dell'autobus e faticosamente uscii dall'autobus, stracolmo di gente come suo solito. Quando arrivai a scuola salutai le mie due migliori amiche che si chiamavano Daisy e Emma, ma io le chiamavo Dai e Em, loro invece mi chiamavano Anny, perché il mio nome era Annabelle Wallis. Io appoggiai i libri che mi erano inutili nel mio armadietto e lo stessero fecero le mie care amiche. Il problema era che avevamo tutte armadietti molto distanti, quindi ci separammo. Quando raggiunsi il mio armadietto notai un bel ragazzo dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli color pece. Appena fui accanto a lui mi guardò ed io lo ricopiai. I nostri occhi si incatenarono ma dopo poco lui distolse lo sguardo. Lo raggiunse... Ashley! Non potevo credere che quel tipo stesse con quell'ochetta da quattro soldi. Lei appena lo vide lo baciò subito, fu uno spettacolo disgustoso, per poco non vomitai. Si strinse a lui come un salame, a un certo la Barbie mi vide e vedendo il mio sguardo cominciò a baciarlo molto più passionalmente e si attaccò a lui ancora di più. Lui aveva una sguardo assente come se di lei non gli importasse davvero. Una piccola speranza si accese nel mio cuore.
Non potendo più sopportare tutto ciò mi avviai verso la mia classe. Alla prima ora avevo matematica, una noia mortale. Probabilmente mi sarei addormentata durante quest'ora. Affianco a me c'era Em che mi stava facendo da sostegno morale, visto che le avevo raccontato dell'incontro con il misterioso ragazzo con gli occhi colore del ghiaccio. La lezione passò lentamente e io mi annoiai a morte. Finalmente suonò la campanella e io uscii fuori dall'aula, felice del fatto che avessi già sopportato bene la prima ora del primo giorno. Ero sorpresa da me stessa. Mi avviai verso l'aula d'inglese. Mi misi all'ultimo banco; piano piano la classe si riempì finché non rimase libero solamente il banco affianco a me. Un ragazzo con un cappuccio mi si avvicinò e occupò il posto. Si sfilò il cappuccio e notai che era il ragazzo dagli occhi azzurro ghiaccio. Appena mi notò mi fulminò. Perché mi detestava? "Forse perché è il ragazzo di Ashley? "mi suggerì una vocina nella mia mente. Già mi ero dimenticata che lui e Ashley stavano insieme. Perché dovevo essere così sfortunata? Possibile che tra tutti i ragazzi che poteva scegliere quell'ochetta doveva scegliere proprio lui? In quel momento volevo ammazzarla. Per poi non parlare della strana sensazione che mi era salita quando lei lo stava baciando! Era come se volessi staccarla da lui e urlarle in faccia che lui era mio e lei non si doveva azzardare a toccarlo, peccato che non fosse così. Lui era di Ashley e io non contavo nulla ai suoi occhi.
Una voce mi fece ritornare alla realtà. Era una voce calda, sensuale e profonda, purtroppo però non colsi ciò che disse e non capivo neanche chi avesse parlato. Perché ero così stordita? Sentii un movimento accanto a me e una mano grande e sicura che mi stava scuotendo. Io mi girai verso il proprietario della mano che era del mio meraviglioso vicino di banco. Io lo guardai perplessa non comprendendo cosa volesse da me. Lui disse:-Ti volevo chiedere scusa per il comportamento della mia ragazza in corridoio. Di solito non è così e ti posso giurare che è una bravissima ragazza, solo che nessuno la comprende-. Io a quelle ultime parole sbuffai e pronunciai uno strascicato non importa. Lui si rivolse nuovamente a me:-Io sono Stephen Wilde L'anno scorso ero in una scuola diversa. Tu invece come ti chiami? -. Risposi:-Sono Annabelle Wallis, piacere - e gli porsi la mano che lui strinse dicendo:-Piacere mio-. Mentre lo stava dicendo sorrideva a trentadue denti, ma non era un sorriso falso, era tutto il contrario, io istintivamente ricambiai. Dopo esserci presentati mi ignorò per tutta la lezione, con ciò compresi le intenzioni di Stephen e decisi che me lo sarei dovuta dimenticare, sennò avrei sofferto e basta.Stephen mi ignorò anche nei giorni seguenti giorni . Fu uno strazio. Così passarono i giorni, settimane finché giunse il 4 ottobre, il giorno delle gare. Balios era pronto per essere cavalcato. Sentii il giudice chiamare il mio nome ed io abbracciai il mio cavallo. L'adrenalina mi scorreva nelle vene al posto del sangue. Trasportati Balios a centro campo e lo montai. Feci saltare gli ostacoli al cavallo ma ne fece cadare un paio. Ci furono altri concorrenti ma nessuno di loro fece il percorso alla perfezione. Fu il turno di Ashley che si mostrò con un portamento fiero. Neanche il suo cavallo fece il percorso alla perfezione e fece cadere più assi di me. Il giudice disse la classifica ero arrivata terza! Quando lo annunciò io strinsi Balios forte a me. Così soddisfatta ritornai a casa.
Il giorno seguente andai a scuola ed arrivai in ritardo. Stephen dopo tanti giorni mi si avvicinò ma quando fu davanti a me fui io ad ignorarlo. Lui cercò di parlarmi ma invano. Vidi Ashley che si stava dirigendo verso di me furente e quando fu davanti a me mi minacciò:-Stai lontana dal mio Stephen o te ne pentirai! -. Io feci finta di niente e lei si infuriò ancora di più. Quando mi fui stancata delle sue urla infantili mi avviai verso la classe. C'era un unico posto in fondo vicino a... Stephen. La fortuna ultimamente non era proprio dalla mia parte, come al solito. Appena mi vide mi disse:- Non ignorarmi ti prego! -. Invece io feci l'esatto opposto di quello che lui mi ordinò.Mi sentivo dissolvere, svanire nel nulla, perché se al mondo non c'è nessuno che ti vuole bene, allora esisti davvero. Questo fu ciò che pensai.
Questo perché io e le mie amiche avevamo litigato e non ci eravamo riappacificate come al solito, tutto ciò a causa di Ashley. Quella lì prima o poi avrebbe mandato la mia vita in frantumi.
Come se non bastasse avevo litigato anche con Stephen che ormai era il fulcro dei miei pensieri. Ogni volta che chiedevo gli occhi rivedevo quegli occhi azzurro ghiaccio.
Una notte lo sognai. Eravamo in mezzo alle montagne, davanti a noi c'era un laghetto di una tonalità splendida di azzurro.
Questo sogno lo sognai per una settimana intera. Finché non ce la feci più e la mattina dopo cercai Stephen. Lo trovai agli armadietti anche lui stava attendendo qualcuno. Quando mi vide mi sorrise e si avvicinò a me pericolosamente ma il mio cervello non registrava già più. Si avvicinò a me e azzerò la distanza baciandomi. Provai un miliardo di emozioni contemporaneamente, cosa che non mi era mai capitata fin ad ora. Così ebbe inizio la nostra relazione. Fu una di quelle relazioni complicate perché io e Stephen avevamo gusti molto differenti. Litigavamo sempre e poi ci riappacificavamo. Spesso Ashley si intrometteva tra noi ma nessuno poteva spezzare il nostro amore.
Intanto passarono i mesi e si giunse al 21 marzo giorno di un'altra gara di cavallo, in quella gara però mi dovevo scontrare con Stephen. Arrivai prima e lui offeso di essere arrivato secondo non mi parlò per settimane. Caddi in depressione e non mi feci vedere più a scuola. L'angelo dagli occhi blu preoccupato, mettendo da parte l'orgoglio, mi venne a trovare. Quando aprii la porta me lo ritrovai davanti con un mazzo di rose. Gli saltati addosso e lo baciai passionalmente.
Così passammo la nostra serata, consapevoli che ci saremmo sempre ritrovati.
