capitolo 1

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Lunedì Si mattina. Sono in macchina insieme a mia madre che continua a parlare a vanvera elencandomi  tutti i metodi di sopravvivenza per l'università . Io ovviamente non la sto ascoltando, nella mia testa rimbomba soltanto la musica sparata nelle mie orecchie. Mi limito ad annuire e alzo furtivamente il cappuccio sulla testa. 

<<Grace, Grace per l'amor del cielo mi stai almeno ascoltando?>> mi tolgo un auricolare e la guardo corrucciando le sopracciglia.

<< vuoi davvero saperlo?>> mia madre sospira e si rilassa sul sedile della macchina.

<< no, non mi stavi ascoltando>> roteo gli occhi e mi giro verso di lei.

<<mamma, ho 18 anni e sto andando all'università, non in un campo di concentramento. Almeno spero>> sussurro l'ultima frase e mi rimetto composta sul sedile. Guardo fuori dal finestrino e faccio un respiro profondo. Non sono preoccupata per niente dell'università, neanche dei possibili attacchi di panico di mia madre. Decido di togliermi le cuffiette e torno a sentire di nuovi tutti i rumori delle nuda e cruda realtà. Apro lo sportello della macchina e mi ritrovo in piedi davanti alla mia nuova casa per i prossimi cinque anni. Si, okay, detto così suona alquanto spaventoso, ma cerco di pensare positivo, cosa molto rara. Mi dirigo verso l'entrata dopo aver rassicurato mia madre almeno cento volte che la chiamerò il prima possibile. Dopo aver ritirato l'orario delle lezioni mi reco verso la mia stanza. A quanto pare ho una compagna di stanza che, appena apre la porta, mi fa uno dei sorrisi più grandi che abbia mai visto.

<<che piacere! Tu devi essere Grace! Io sono Tessa, Tessa White>> la ragazza mi porge la mano e io gliela stringo. La squadro dall'alto verso il basso e devo dire che è una bella ragazza. Ha una carnagione molto chiara, capelli biondi e occhi azzurri chiaro, forse il più chiaro che abbia mai visto.

<< piacere tessa, io sono Grace. Ma questo vedo che tu lo sai già>>

<<si, scusa. Ho praticamente distrutto psicologicamente la segretaria per farmi dire il nome della mia compagna di stanza>> sul suo viso si abbozza un sorriso e io ricambio. Sembra una brava ragazza. Sistemo le mie cose nell'armadio e mi guardo intorno. La stanza è abbastanza spaziosa e tutta bianca. Dalla parte di tessa la parete è già piena di poster su vari gruppi di cui mi sfugge il nome al momento. Mi giro verso la parete dove c'è il mio letto e lo vedo ovviamente spoglio. Dovrò rimediare, ma ora non ho tempo. Prendo lo zaino e l'orario delle lezioni.

<< tu che lezione hai alla prima ora?>> tessa si sporge per sbirciare sul mio orario e la vedo gioire.

<<anche tu hai letteratura inglese! Allora abbiamo un corso in comune>> la squadro e poi torno a guardarla negli occhi.

<<si, almeno così eviterò di perdermi il primo giorno>> accenno un sorriso e la seguo per i corridoi.

<<allora grace, da dove vieni?>> apro il mio armadietto e ci sistemo i libri per le prossime ore.

<< Seattle, abito a Seattle con mia madre e mio fratello Jackson>>

<<e tuo padre?>> mi fermo per un secondo, ma poi scuoto la testa per tornare alla realtà e deposito il libro di scienze nell'armadietto chiudendolo.

<<mio padre...è morto quando avevo dieci anni>>

<<oddio, mi dispiace io non avevo intenzione di...>> la interrompo alzando una mano.

<< non ti preoccupare, ormai riesco a parlare di questo senza problemi, l'ho superato>>

Tessa annuisce a disagio e io deciso di salvare la conversazione cambiando argomento.

<< e tu tessa? Quale buon vento ti ha portato qui a new york?>> lei torna a sorridere e mi racconta tutto. Della sua famiglia, dei suoi cinque fratelli più piccoli che le rovinano i vestiti e le nascondono i trucchi, di suo padre che è costantemente in viaggio per lavoro e del suo grande sogno di diventare una pittrice professionista. Entriamo nell'aula e mi siedo al banco appoggiando i libri che, devo ammettere, sono un po' un flagello da portare. Comincio ad aprire il quaderno pronta a prendere appunti finchè un ragazzo non mi si siede accanto. Lo guardo e lui mi rivolge un largo sorriso che mi fa sentire subito a mio agio.

<< piacere io sono mike>> il ragazzo mi porge la mano e io gliela stringo sorridendogli

<<io sono grace, piacere mio>> la campanella suona e devo dire che la lezione passa abbastanza velocemente. Alzo la testa e mi rendo conto che è già finita l'ora. Mi alzo e mi dirigo verso l'uscita. Vedo tessa parlare con un ragazzo e le faccio l'occhiolino. Lei sorride e mima con le labbra un " dopo ti racconto tutto". Rido ed esco dalla classe. Sento qualcuno correre dietro di me e mi giro talmente velocemente che mi strappo quasi i muscoli del collo.

<< ehi aspetta grace!>> mike mi si avvicina e mi porge un libro, anzi il mio libro di letteratura inglese.

<< grazie mille mike>> gli sorrido.

<< tu ora in che aula sei?>> afferro l'orario e gli do una rapida occhiata.

<< ora nella 234>>

<<ah, bhe io invece nella 245, ma mi chiedevo se ti andasse, alla fine delle lezioni, di andare a prendere qualcosa alo starbucks>> lui mi guarda e si passa una mano nei capelli marrone scuro. Non mi ero soffermata molto sul suo aspetto, ma ora che lo guardo meglio noto che è molto alto ed ha un fisico particolarmente scolpito. I suoi occhi sono color nocciola, occhi che probabilmente avranno fatto cadere ai suoi piedi un sacco di ragazze. Sbatto le palpebre e scendo dalle nuvole.

<<certo! Ti dispiace se viene anche una mia amica?>> ho promesso stamattina a tessa che avremmo studiato insieme e poi saremmo uscite a fare un giro per New York.

<<ma certo!>> lui mi sorride e dopo avermi salutato comincia a correre verso la sua classe. Io faccio altrettanto, non ho intenzione di arrivare tardi il primo giorno di scuola.

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