Una Domenica speciale

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È Domenica, e mi sono appena buttato giù dal letto.

Lancio un'occhiata appannata alla sveglia, e quando finalmente riesco a mettere a fuoco i numeri sul display non credo ai miei occhi. Segna le 10 e 34.

Troppo presto per i miei standard della Domenica.

Mi sfrego le palpebre, poi prendo in mano la sveglia e la porto a un palmo dal naso.

La guardo di nuovo, scettico.

Le 10 e 35. Allora è vero.

Sono emozionato.

A dire il vero, la prima volta che apro gli occhi è relativamente presto, ma non saprei dirvi l'ora precisa. Forse le otto, o le dieci. Comunque questo non è importante.

La cosa interessante, invece, è che nel preciso istante in cui i miei occhi si schiudono al mondo, (e nonostante io non sia ancora capace né di intendere né di volere) il mio cervello parte per conto suo. È sempre stato indipendente.

Comincia ad elaborare dati come un potente processore, e poi effettua un'analisi benefici-costi. In pochi secondi è in grado di stabilire se ci sono sufficienti motivi per abbandonare il dolce tepore che durante la notte si è creato sotto le coperte.

Quando ha finito inizia a parlare.

"Continua a dormire", mi sussurra in tono materno, "Fidati Tony, resta qui. Oggi non devi andare a lavoro e la Domenica non ha niente di buono da offrirti. Dormi ancora un po'. Abbandonati al dolce richiamo del nulla".

A questo punto, di solito, tento di ribattere qualcosa del tipo: " però un peccato sprecare così una mattinata libera!" ma prima che riesca ad aprir bocca, una piacevole pesantezza inizia a diffondersi in tutto il corpo.

"Caro Tony, "nessuna cosa" è sempre meglio di certe Domeniche infinite", incalza lui approfittando del torpore che avvolge i miei sensi. "La Domenica il mondo si ferma e resta sospeso nel liquido amniotico della noia, aspettando di rinascere il Lunedì. Non lo sai?"

Va sempre a finire che gli do retta.

Così, la maggior parte delle mie Domeniche comincia tardi: le preferisco ristrette, come l'espresso.

Inevitabilmente arriva il momento in cui non posso fare a meno di alzarmi.

Il corpo reclama movimento e lo stomaco rivendica cibo, con brontolii articolati.

Gli occhi traboccano di lacrime per quanto sono gonfi di sonno, e allora, a quel punto, anche il cervello alza le mani rassegnato.

Mi alzo.

In un istante che si colloca fra le tredici e le quattordici, ora locale.

In compenso, lo faccio in modo rapido. Salto giù dal letto con uno scatto felino, come il poliziotto che sbuca all'improvviso dal suo nascondiglio per acciuffare il ladro.

È tutto un lavoro di addominali e di lombari, bisogna essere in allenamento, e se non si fa attenzione l'unica cosa che si rischia di acchiappare, è il pavimento con la faccia. E questo non è bene. Non sarebbe un buon modo di inaugurare il giorno del Signore quello, ve lo assicuro.

Ad ogni modo, oggi le cose sono andate diversamente.

Eh, si. Stamattina mi sono alzato presto, come ho già accennato. Un grande giorno.

Sono carico come un leone.

"Il mattino ha l'oro in bocca" penso tra me e me cercando a tentoni la maniglia della porta.

Appena entro in bagno, la parte di me più critica inizia a interrogarsi sui motivi di questa levataccia, ma la sua voce è flebile e io non sono ancora abbastanza lucido per darle ascolto. I miei neuroni più validi sono impegnati a evitare che mi lavi i denti con la crema da barba, e quegli interrogativi vanno a sfumare nel grande vuoto che gli ha partoriti.

Terminate le faccende da toilette, entro in cucina e noto subito che mia madre mi sta guardando in modo strano.

Questo mi allarma.

"Come mai ti sei già alzato?" esordisce.

"Ho da fare" dico, anche se non so di preciso cosa. "Tu piuttosto, che hai?"

"Niente." Il suo sguardo vaga per la stanza.

La sua risposta mi preoccupa ancora di più.

"Che succede, ma'?" insisto, e stavolta la voce mi esce più acuta.

"Stanotte Sandy (la gatta) ha ucciso un topo e me l'ha lasciato tutto sventrato davanti alla porta".

"Beh, meglio cosi no?" dico versandomi un po' di caffè, "vuol dire che la micia sa fare il suo lavoro".

Mia madre fa cenno di si con la testa, però ha uno sguardo assente, sembra che stia pensando altrove. Non me la racconta giusta...    continua su http://tonylafonte.blogspot.it/

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⏰ Last updated: Oct 08, 2017 ⏰

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