Klaus si ritrovava a dipingere senza avere idee in mente, qualcosa che neanche egli conoscesse. Era mosso dalle emozioni, dall'atmosfera autunnale e dal calore, per quel che poteva percepire, del camino del salotto, illuminato dagli ultimi raggi di sole che filtravano dalla portafinestra alle sue spalle.
I colori si alternavano tra vivaci e spenti. Mille sfumature e giochi di ombre e luci arricchivano quel quadro che stava pian piano prendendo forma. Come poteva madre natura avergli giocato uno scherzo simile? Eppure il caso gli aveva concesso questa fortuna, che poteva giovargli o essergli assai sfavorevole allo stesso tempo. Una lupa che portava in grembo il figlio di un originale, il suo di figlio. Ancora stentava a crederci. Eppure l'ibrido, che credeva di averle già viste tutte riusciva ancora a stupirsi, a ricredersi sull'impossibilità delle cose e a meravigliarsene ogni singola volta. Perché? Perché tutto questo doveva proprio capitare a lui? Era un assassino, un vile, la personificazione della crudeltà, cosa aveva fatto per meritarsi un dono tanto grande? Dove stava l'inganno? Forse tutto ciò era una punizione del destino, uno stratagemma per indebolirlo. Sì, doveva proprio essere così.
Eppure... Guardando quel quadro, ormai ultimato, non potè sopprimere un sorriso di pura meraviglia. Non riusciva a togliere i suoi occhi da esso, erano come incollati.
Una bambina dormiente nelle braccia della madre con un sorriso innocente sul volto, quasi angelico. Il suo incarnato chiaro splendeva, emanava luce propria. Una luce così grande da donarla a tutto il quadro, illuminava la tristezza di quella stanza buia in cui alloggiava, come un angelo negli inferi, che con la sua luce scaccia tutti i demoni. La madre aveva un sorriso quasi innaturale, il suo sguardo era rivolto completamente alla bambina, la causa di quella gioia talmente grande e quasi irreale.
Klaus era inerme, quasi paralizzato. Come aveva potuto pensare che un essere tanto piccolo potesse essere una pena? Accarezzò quel piccolo quadro, sentiva gli occhi appannarsi, la vista offuscarsi, le guance bagnarsi. Singhiozzava implorando perdono dinanzi quel quadro, stando attento a non rovinarlo. Lo maneggiava con cura, come una reliquia. Piangeva e sorrideva, rideva e ripiangeva, cosa gli stava accadendo? Il suo cuore batteva forte come non aveva mai fatto, le sue emozioni si erano confuse, tanto che non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo. Si sentiva pervaso da uno strano calore, quiete e agitazione. Forse era questa la gioia? Intanto calava la sera nel grande abitacolo dell'originale, che non aveva riposato neanche un attimo, tanto era la sua voglia di finire quel quadro dettato dalle emozioni, dalla rabbia, dal dolore, ma soprattutto dalla speranza. La speranza, che quel piccolo pargolo fosse ciò che gli mancasse, il miracolo che gli avrebbe potuto salvare la sua effimera vita. L'unica cosa di cui era certo in quel momento era una soltanto, quel pargolo era una speranza. E lui lo avrebbe protetto, da tutto e tutti.
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The Original Insane~Klaus Mikaelson
FanfictionNon saprei dare una descrizione soddisfacente a quest'opera. Un diario forse? Un diario di emozioni? Non credo. Tra poesia e filosofia, tra follia e realtà, tra amore e odio tra bene e male la storia della follia primordiale vi accompagnerà. Questo...