Prefazione

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Una voce strana e metallica, iniziò a rimbombarmi nelle orecchie mentre cercavo di zittirla usando la mia felpa blu per attutirne il rumore. Pigramente, mi girai sul lato sinistro, bofonchiando malamente all'altoparlante <ugh...> sbottai, decidendomi di volgere l'occhio destro verso il corridoio, adocchiando corrucciata l'ambiente. Stizzita, tornai a sedermi più o meno composta, mantenendo il mio corpo leggermente piegato in avanti mentre rovesciavo il mio capo all'indietro <Ti prego, dimmi che è finita...> mormorai, portando l'avambraccio mancino a proteggermi gli occhi dalla luce che filtrava dal treno. Ancora una fermata, avevo tempo ancora una fermata per dormire quel poco che mi bastava ma, sfortunatamente, sapevo anche che se non avessi iniziato ora a smontare i miei bagagli, probabilmente avrei perso la mia stazione. Sbuffando, mi alzai, iniziando a stiracchiarmi senza remore e scrollando con le mani gli abiti che indossavo <...> silenziosa, iniziai a tirare giù i miei bagagli che, comunque, erano composti da soli due valige: una con pochi vestiti e tanti videogiochi, e l'altra con il cibo. Allungai le braccia per afferrare la prima, proprio mentre il mio sguardo, cadde su una figura magra, senza curve e vestita malamente. Indossava una larga felpa blu a zip che cadeva su una maglietta nera e dei jeans dalla medesima tonalità scura. Sul vestiario, in particolare, spiccava la scritta "PUNcifist", tinta in blu in stile Comic Sans <...> sorrisi, vedendola, lasciandomi sfuggire la presa sul mio bagaglio che cadde a terra rovinosamente, rischiando quasi di tranciarmi un piede <Porca..> mi frenai, mordendomi la lingua e tirando un profondo respiro. Chinandomi, la mia attenzione tornò su quella stessa immagine. Lunghi capelli neri tenuti insieme da una coda malfatta, pelle bianca come la neve e un unico occhio argenteo su un viso dalle forme sgraziate, con un naso a patata e canini particolarmente affilati. Chiusi la bocca davanti al mio riflesso, portando d'istinto la mancina a coprire la benda sul mio viso, proprio sopra l'occhio sinistro. Mi morsi il labbro inferiore, costringendomi a distogliere l'attenzione dal finestrino per concentrarmi a riordinare le mie cose. Riuscita finalmente a recuperare tutte le mie valige, mi avviai attraverso i vagoni del treno mentre, nuovamente, la voce metallica annunciava l'arrivo presso la stazione di Hiraeth. Non vi era nessuno che scendeva a quella fermata, così, riuscii senza problemi a correre giù dal treno, iniziando ad avviarmi verso l'uscita della stazione. Non vi era anima viva intorno che potesse darmi indicazioni, se non un cartello con un numero di taxi per raggiungere la città a qualche chilometro di distanza <...Eddai> sbuffai, tirando fuori il mio vecchio cellulare senza funzioni internet per comporre il contatto e farmi venire a prendere. Aspettai vicino ad una panchina, mangiucchiando un Cheeseburger tirato fuori dalla mia riserva di cibo mentre mi guardavo attorno. Nulla, non vi era nessuno. L'intera stazione era deserta ma, d'altronde, me l'aspettavo. Hiraeth era una grande metropoli costruita ai piedi di un monte che, sebbene le sue riguardevoli dimensioni, non era di certo il luogo più semplice da raggiungere... non in treno, almeno. Attesi un'oretta prima che il taxi si fece vivo, caricando me e i miei bagagli per condurmi sino in centro città: da un momento all'altro, l'ambiente cambiò del tutto. Nonostante vi fosse una fitta foresta che circondava la metropoli, Hiraeth era divisa in distretti, ognuno con le sue particolarità e differenze: Il quartiere cinese, quello riccone, quello commerciale e... triste ma vero, quello in cui sarei andata a vivere. Era un posto particolarmente malandato, con numerosi bar e locali malfamati per le vie mentre, proprio davanti, vicino ad un fiume, vi erano i condomini. Palazzi molto alti dalle mura scrostate e le porte dalle serrature per lo più rotte così come le finestre <...hm...> mugugnai, pagando di mal voglia il conducente e studiando l'edificio che mi avrebbe ospitato. Possedeva una tinta giallognola, con una piccola scala che conduceva alla porta d'ingresso, ovviamente rotta, e vari graffiti che "Decoravano" i muri con disegni che ben si adattavano all'ambiente circostante. Sospirai, cercando di trascinarmi dietro le mie valige e scoprendo, di malincuore, che l'ascensore, ovviamente, non funzionava <...Odio la mia vita> mugugnai, stampandomi un falso sorriso in faccia ed iniziando a percorrere tutte le rampe di scale. A metà strada, una donna dalla corta chioma bionda e gli occhi di ghiaccio, mi vide, osservandomi per un po' prima di avvicinarsi e offrirmi il suo aiuto. Aveva un volto di bambola, particolarmente pallido eppure, con lineamenti piacevoli e aggraziatati <Vi serve aiuto?> mormorò, inclinando il capo di lato. La osservai, stringendomi nelle spalle e scrollando quest'ultime, volgendo i lati della bocca verso l'alto <Chi, io?> chiosai, calando le palpebre <No, quando mai... sto solo cercando di risollevarmi lo spirito> dissi, sottolineando la frase andando ad indicare la rampa rimanente. Trascorse qualche minuto, durante il quale, ne approfittai per studiare la sconosciuta : una bella donna, vestita con un lungo cappotto rosso e dei pantaloni attillati bianchi. Nulla di appariscente, se non una croce d'argento messa in bella mostra al di sopra del vestiario <...Ok, allora> mormorò, iniziando a camminare via. Stupita, la guardai andarsene, spalancando gli occhi incredula davanti a quella scena <...> mi sentivo incapace di chiudere la mia mascella prima di scuotere il capo e mormorare un <grazie eh> particolarmente sarcastico. Mormorando cose poco carine, ripresi dunque il mio viaggio sino ad arrivare davanti alla porta del mio appartamento del quinto piano. Tirai fuori le chiavi e aprii.. o almeno, ci provai, visto che la serratura pareva essere rotta e l'ingresso accessibile a chiunque <...Ok> sussurrai, andando ad inumidirmi le labbra per poi entrare. L'appartamento non era altro che un monolocale, con fornelli sulla destra, un piccolo tavolo proprio davanti a questi e, dritto davanti a me, un divano-letto che volgeva il fronte ad una vecchia tv. Esausta, buttai i bagagli sulla prima superficie piana che trovai, muovendo dei passi verso la finestra che, subito, tentai di aprire, ignorando l'armadio alla mia sinistra. Non appena riuscii a spalancare quelle trappole mortali, feci prendere un po' d'aria alla stanza, andando a disfare la mia roba e a studiare per bene il posto <...ok, forse una riverniciata farebbe bene> borbottai, facendo spallucce nel verificare la scarsa qualità della carta da parati. Quieta, sistemai le mia cose, andando a studiare un modo per chiudere la porta per almeno quella notte prima di chiamare qualcuno a farla riparare, optando, quindi, con il tentare di sfruttare il peso del divano per tenerla chiusa. Non la cosa più sicura, ma mi dovetti accontentare <oh beh... magari se vengono a rubare, li aiuto pure, sia mai che se trovano qualcosa dividono con me> feci spallucce, iniziando a mangiare altri salutari hamburger conservati accuratamente in alcuni contenitori freschi freschi e compilati, ora, nel frigo. Arraffai una bottiglia di Pepsi e mi buttai sul mio nuovo giaciglio dopo aver cambiato le lenzuola e trovato il telecomando... sarebbe stata una lunga notte tra cibo spazzatura e programmi di qualità altrettanto bassa ma, d'altronde, il giorno dopo avrei avuto il mio colloquio per entrare finalmente nelle forze armate.

***NOTE AUTRICE***

Allora, questa è la mia prima storia in assoluto, quindi siate gentili xD
Se siete arrivati fin qui, vi faccio i miei complimenti, visto che la prefazione serviva solo per dare un'idea della protagonista e sulla città in cui si è appena trasferita. All'inizio, probabilmente, sarà una storia lenta, quindi abbiate pazienza e vedrete che arriverà tutto piano piano e tranquilli, i capitoli saranno più lunghi di questo xD
Tenterò di caricare più o meno regolarmente (Correggendo di tanto in tanto coff), quindi rimanete aggiornati!

















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