Restart.

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Dovevo incontrare Zayn quella mattina, perciò lo aspettavo al bar dell'hotel. Avevo parlato al telefono con mia madre, pochi minuti prima: mi aveva parlato del lavoro di mio padre e di quanto da loro le cose non andassero bene. Mio padre lavorava ma non veniva pagato regolarmente, e non poteva permettersi un altro lavoro.
La conversazione con lei mi fece pensare alla proposta di lavoro di Zayn. Avrei dovuto accettare per due motivi: per prima cosa, quello era il lavoro dei miei sogni e sarebbe anche potuta essere l'occasione della mia vita; in secondo luogo, avrei guadagnato di più e avrei potuto mandare qualcosa ai miei genitori per aiutarli. D'altronde, se lo meritavano più di chiunque altro.
Perciò non sapevo cosa fare: avevo paura di fallire un'altra volta. Anche se adesso Zayn sembrava cambiato, e le sue intenzioni pure; da una parte però questo mi innervosiva.
E fu mentre ero immersa nelle mie riflessioni che Zayn si sedette all'improvviso accanto a me.
«Buongiorno» mi disse, rivolgendomi un sorriso, e io ricambiai entrambe le cose.
Restammo alquanto silenziosi fino a quando non ci portarono la colazione; dopodiché iniziammo la nostra chiacchierata.
«Non ho dormito stanotte» mi disse. «avevo troppi pensieri per la testa»
E io abbassai lo sguardo, non sapendo cosa dire. «A cosa pensavi?»
«A come sarebbe stare con la ragazza per cui si ha una cotta»
Io cercai di ironizzare la situazione. «Non so come ci si senta. Non ho mai avuto una cotta per una ragazza»
A lui scappò una risatina nasale e sorseggiò il suo cappuccino. Quando posò la tazzina, però, aveva la barba sporca di schiuma sotto il naso e sorrisi accorgendomene.
«Sei sporco sopra la bocca» lo avvertii e lui si pulì con la lingua.
«Va bene adesso?» mi chiese e io annuii, ridendo.
«Comunque ci ho pensato davvero » mi disse. «come mi avevi detto tu. E continuo a pensare di non poter farne a meno.»
«Sei tu che non vuoi farne a meno» lo corressi ma lui annuì.
«Forse, anche»
Io guardai altrove. «Anch'io ci ho pensato... alla proposta, però»
Lui mi guardò. «Hai preso una decisione?» mi chiese e io annuii.
«Accetto il lavoro. Ho bisogno di soldi» ammisi.
«Quindi non parti per me?»
Lo guardai, avrei voluto ridere. «Quanto è stupida questa domanda?» gli domandai e lui ridacchiò.
«È che voglio sentirlo dire da te. Dammi questa soddisfazione»
Sospirai. «Sì, Zayn. Parto perché voglio stare insieme a te»
Lui sorrise. «Adesso sono contento» disse e anch'io feci un sorriso.
«Non posso credere di tornare lì.» gli dissi.
«Manchi a tutti» mi rispose. «Ad Agatha, a Mark... a me»
«E a Gigi?» scherzai e Zayn rise.

«Sarà stranissimo smettere di viaggiare per un po'. Non ho fatto altro nell'ultimo anno» gli raccontai mentre eravamo in camera mia; dovevo fare i bagagli e lui mi teneva compagnia.
«Posso sempre portarti dove vuoi, quando vuoi» mi rispose.
«Tu verresti con me?»
«Ti dispiacerebbe?»
«Tu che ne pensi?»
«Che ne saresti più che contenta»
Feci spallucce. «Non era così difficile indovinare»
Lui sorrise. «Ricordi la vacanza che abbiamo fatto l'ultima volta?»
Io mi coprii il viso con le mani. «Ti prego, non farmici pensare... mi vergogno se penso a quanto impazzii»
«Io, a dire il vero, pensavo a ciò che successe dopo» disse. «Fu la prima volta che ci siamo baciati»
Diventai rossa in viso e non riuscii a non sorridere. «Già...»
Anche lui sorrise. «Sarai anche cambiata ma hai ancora l'abitudine di arrossire quando ti parlo»
Mi voltai a guardarlo. «Ti piace scherzare su quello che provo per te»
«No, mi piaci tu.»
Gli feci una smorfia. «Non fare il ruffiano adesso» gli dissi ma lui mi sorrise e gli avrei perdonato qualunque cosa.
«Intendevo dire che mi piace quando arrossisci» continuò lui. «e anche quando sorridi timida e ti tocchi i capelli. Però è strano: mi piace anche quando parli sicura di te. Sono due aspetti contrastanti, no? Eppure mi piaci comunque»
«Sai, invece, cosa penso io?» gli chiesi, lanciando dei jeans in valigia, avvicinandomi poi a lui, piegandomi sulle ginocchia. «Tu mi piaci quando non parli, e mi guardi in quel modo così intenso da farmi arrossire, e poi sorridere timidamente... Mi piace anche quando mi guardi le labbra come stai facendo adesso.» gli sussurrai e lui in quel momento sorrise, guardandomi poi negli occhi.
«Mi hai beccato» scherzò, e io mi alzai e tornai a preparare la mia valigia.
Dopo un po' riprese la parola e mi chiese: «Ti manca la tua famiglia, non è vero?»
Risposi facendo spallucce. «Indubbiamente. La mia famiglia, la mia migliore amica... ho vissuto per un anno e mezzo da sola, in mezzo a degli sconosciuti, in città sconosciute... soltanto Londra si avvicina di più all'idea di una casa per me. E George, lui è l'unica persona che posso considerare amica.»
«Deve essere stata dura» osservò lui.
«Non per i primi mesi. Era quello di cui avevo bisogno. Più o meno l'ultimo anno è stato più pesante»
«E cosa avevi intenzione di fare? Quando le cose sono diventate più difficili?»
«Nulla. Semplicemente ho iniziato a scrivere» ma subito me ne pentii, quando mi chiese «Cosa hai scritto?»
«Beh, a dire la verità sto ancora scrivendo... un libro, o almeno una specie» dissi, vaga.
«Avrei scommesso che fosse un libro ma... su cosa?»
Lo guardai e feci una smorfia. «Ti offendi se non voglio dirtelo?»
Lui inarcò le sopracciglia, con un sorriso sorpreso sul viso. «Ah, no? Beh, allora dovrò aspettare che lo pubblicherai. Allora correrò in libreria e pretenderò la prima copia in assoluto»
«Che sarebbe la mia» gli ricordai, ridacchiando.
«Allora mi intrufolerò in camera tua per rubartelo, e scoprirò di cosa parla» mi disse, con un sorriso beffardo.
«Beh, ma non so ancora se lo pubblicherò» ammisi.
Lui annuiva, fingendosi pensieroso. «Mh, se cerchi di nascondermelo, allora parla di me» scherzò e io ridacchiai, ma mi sforzai troppo poco per essere convincente. Allora divenne più serio e fece un piccolo sorriso. «Aspetta, parla davvero di me?»
Non risposi subito. «Di noi. Parla di noi.» confessai, con lo sguardo basso. «Di come sognavo che potesse finire la nostra storia... una sorta di fanfiction reale» gli spiegai e lui ridacchiò.
«Beh, spero in un lieto fine» mi guardò, rivolgendomi un sorriso dolcissimo che inevitabilmente contagiò anche me.
«Pure io»

Not just a singer 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora