Era bella, no non lo era, era particolare, particolarmente bella. Mi faceva provare strane emozioni, troppe e inraccontabili. Desideravo amarla in tutti i modi possibili e immaginabili, volevo amare ogni sua piccola, minuscule parte. La osservavo mentre era baciata dal sole, mentre quei raggi risplendevano sulle sue ciglia, sui suoi capelli e la sua spruzzata di lentiggini risaltava un po' di più del solito. Aveva occhi grandi e lucenti o bui, a seconda del momento, periodo o sentimento, a volte mi ci perdevo dentro senza capire come o per quale strada ma amavo il paesaggio. I suoi occhi erano belli ma nascosti da un paio di occhiali, che ho sempre sostenuto li usasse per nascondere parte del suo viso imperfetto, perché era così, aveva una piccola cicatrice vicino all'orecchio e qualche brufolo qua e là, anche se con la sua pelle rosea si notava benché poco, solo se rimanevi a fissarla per un po' te ne accorgevi, e forse, beh, è perché questo che ne conosco l'esistenza.
Come nascondeva il suo viso nascondeva anche il resto, il suo corpo non magrissimo era solitamente coperto da vestiti neri o di colori scuri che facevano sembrare le sue cosce un po' più piccole, ma mi stavo rendendo conto che giorno dopo giorno mi sembravano sempre più piccole, invece il suo Busto adornato da un seno prosperoso era nascosto dietro grandi maglioni e maglie larghe, certamente non mancava lo stile perché sapeva vestirsi bene e aggrazziatamente.
Nonostante si vergognasse del suo corpo, non ripugnava le sue emozioni, io lei la conobbi in libreria ci veniva a studiare o a leggere, e a volte la si vedeva piangere con il naso infilato tra le pagine di un libro, che io subito dopo leggevo, perché ammiravo il modo in cui la facesse piangere, per me voleva dire che era un bel libro, ricco di emozioni e di belle parole.
Ma forse il contesto in cui la conobbi fu il più bello, questa libreria, conosciuta da pochi, rispecchiava seriamente i miei più infimi sogni di quando ero ragazzo e sognavo di aprire una libreria, aveva i soffitti alti e zeppi di libri disordinatamente in ordine, poi c'erano lunghi tavoli con sedie tutte diverse e scompagnate che davano l'idea di essere ricordi di una mente disordinata, poi in alcuni angoli c'erano delle poltrone con dei bottoni sullo schienale, che erano estremamente comode e rilassanti. La libreria era un grande salone, ma a metà di questo si estendeva a mo' di corridoi delle librerie ed in fondo al 4 corridoio si entrava in un altra stanza in cui c'era un piccolo cucinotto in cui potevi prepararti o un tè o un caffè o una cioccolata calda, e a volte a seconda delle stagioni le bevande cambiavano, ovviamente per prepararsi una bevanda si doveva pagare una misera cifra, che poi la signorina Cuorti ricomprava gli ingredienti per prepararle.
La signoria Corti, non era giovane anzì era una dolce anziana, nonostante ciò si faceva chiamare signorina perché non si era mai sposata, perché mi raccontava che amava ed ama ancora i libri più degli uomini o delle donne, perché nella suoi veneranti 89 anni era aperta a tutti i mondi le si ponessero davanti, infatti aveva partecipato a diverse campagne per i gay, si interessava alla tecnologia e non pensava che noi giovani non amiamo e rispettiamo più la vita, perché lei non si era scordata come funzionasse essere giovani e anzi mi raccontava di tutte le cavolate che faceva quando aveva la mia età e mi diceva anche di quanto sua madre si arrabbiasse, ma lei se ne fregava e viveva la vita come le piaceva a lei, cioè senza privarsi di niente, amava tutto quello che la faceva sentire viva.
E io le raccontavo di lei, la signorina Cuorti mi ascoltava e mi dava consigli, anche se di cuor mio amavo stare nei libri più che stare con le persone e mi vergognavo a farmi avanti con lei, con le altre ragazze no, con le altre non avevo problemi di chiedergli di andare a bere un drink o uscire, ma lei era diversa, lei mi voltava lo stomaco all'ingiù e lo lasciava lì a penzolare, poverino proprio non ci riuscivo a farlo star fermo, e beh, in fondo era tutta colpa sua.
Ricordo bene la prima volta che la vidi, quando ancora non si divertiva a farmi roteare lo stomaco, io stavo prendendo un libro di scrittura greca e grazie al destino che aveva deciso che lei stesse prendendo due libri di scrittura latina nello stesso punto della libreria ma dall'altra parte, lo ammetto non vidi molto, solo due lintiggini, un occhio, un ciuffo di capelli e una mano, la stessa mano che in quel momento sfiorai e un enorme brivido mi scivolò lungo tutto il corpo, le sue dita erano fredde quasi gelate ma estremamente belle, fini, lunghe ed elaganti come lei.
Non è molto me è questa la prima volta che la vidi, e poi altre mille scene si conseguirono siccome frequentavamo entrambi quel posto quasi magico.
Lei solitamente stava sulla poltrona verde, sbiadita e con qualche filo che usciva dalle cuciture, vicino al termosifone, perché ho sempre supposto che avesse costantemente freddo, io invece stavo dall'altra parte della stanza perché avevo quasi sempre caldo, la mia poltrona era nera con delle macchie azzurre come il colore del muro, come se, quando l'avessero dipinto la poltrona fosse già stata lì e qualche goccia fosse cascata dal pennello. Quel particolare mi piaceva molto, non so perché ma lo amavo, non so per quale collegamento ma il fatto che non fosse perfetta mi ricordava la mia vita, ricca di imperfezioni ma una buona vita.
Invece la vita di lei com'era? Era bella? O estremamente triste? Qualcosa dentro di me fremeva dalla voglia di saperlo, in verità tutto di me voleva sapere tutto di lei. E speravo che un giorno sarebbe successo, chissà.
Ma ero troppo impacciato per parlare con lei, anche solo per sorridergli, infatti evitavo il suo sguardo se mirava nella zona in cui ero ed appena si girava ricominciavo ad osservarla in ogni sua piccola sfumatura e imperfezione.
Lo so, facevo quasi pena ma proprio non ci riuscivo a parlarle, lei era lì, bella e affascinante, e io ero qui, confuso e innamorato, ma si può poi chiamare questo sentimento amore? Io con lei non ci avevo mai parlato, potevo veramente considerare questo amore? L'unica cosa che so e sapevo è che il mio stomaco faceva i salti di gioia quando la vedevo e mi sentivo dei brividi dietro il collo, cose che io non avevo mai provato, era romantico sì, ma non così, non così tanto, in modo così anomalo e diverso, ma lo adoravo, volevo provare questo sentimento sempre, costantemente, mi faceva sentire bene. Però come avrei fatto se non gli avevo mai parlato? Basta. Era deciso, dovevo parlarle. Ma come? Cosa avrei detto? Beh, potevo chiederle del libro che stava leggendo, però prima avrei dovuto avvicinarmi. Dovevo pensare tutto nei minimi dettagli. Chiusi il libro che stavo facendo finta di leggere, mi alzai e mi diressi verso la porta, non volevo lasciare la biblioteca, ma non riuscivo a concentrarmi, stavo pensando solo ed esclusivamente a lei e a cosa avrei dovuto fare l'indomani. Salutai la signorina Courti ed infilando il giacchetto, nonostante non avessi freddo, uscii dalla porta di vetri della biblioteca.
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le parole volano
Romanceci sono libri che ti fanno provare emozioni troppo forti per essere narrate, ma sai che esistono persone che hanno lo stesso potere? che hanno parole bellissime scritte su di loro, che ti fanno provare sentimenti quasi surreali, neppure io ci credev...