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Il telefono squillò. Di nuovo.

-Mi hai telefonato più in questi due giorni che negli scorsi cinque anni- annunciò Sherlock, rispondendo alla chiamata.

-È una lamentela, per caso? Perché se lo è posso anche smetterla di chiamarti e risolvere i casi da solo- rispose Lestrade dall'altro capo del telefono.

-Sappiamo benissimo che ci impieghereste due anni per ogni caso senza il mio aiuto-

Lestrade sbuffò. Sherlock sorrise.
-Ho scoperto a chi ha telefonato Lafayette, ti interessa?-

-Dimmi-

-Ti ricordi di Walter Banry?-

-Lo zio della sorella del vicino di casa del nonno di Lafayette?-

-In realtà era il figlio della seconda moglie del cugino del padre-

-Stessa cosa. Ma non ci aveva detto che si erano visti si e no due volte in tutta la loro vita?-

-A quanto pare mentiva. Stando alle telecamere di sicurezza del locale in cui lavora, hanno parlato più volte prima che lei venisse arrestata. Stiamo andando a fargli visita, vieni?-

-Vi raggiungo subito. Dove siete?- chiese Sherlock, che già si stava infilando il cappotto.

-Sotto casa tua-

~¤~

Quando Sherlock si presentò davanti agli occhi degli agenti di Scotland Yard, però, era da solo. Niente John.

Si affacciò dal finestrino di Lestrade.
-È meglio se lasciamo John qui con la signora Hudson. Mi presteresti due agenti?-

Detto, fatto: un agente era salito su dalla signora Hudson e altri due restarono di guardia di lato alla porta del 221b.

Sherlock si trovava invece sul sedile posteriore della macchina di Lestrade, e guardava con aria pensierosa fuori dal finestrino, il gomito poggiato sullo sportello.

-Allora, come va con John?- chiese Lestrade, cercando di riempire quel silenzio che lo metteva stranamente a disagio.

-Bene. Lui sta bene- rispose l'altro, laconico.

-E tu?- insistè l'ispettore.

-Mi vedi, puoi constatare da solo che sono abbastanza in salute-

-Non è questo che intendevo- disse Lestrade, scuotendo lievemente la testa, sovrappensiero.

-E cosa intendevi, allora? Ti dispiacerebbe esprimerti meglio?-

Lestrade si prese un attimo, poi rispose: -Volevo sapere come ti sentivi dopo tutta questa storia. John che diventa bambino, tu che devi prendertene cura, Lafayette scomparsa. È... molto diverso rispetto al solito, non è mai successo prima, e possibilmente potrebbe essere un po'... troppo... da sopportare. E visto che John non è in condizioni di farlo, s-suppongo che tocchi a me accertarmi che tu stia bene. Quindi, tutto apposto?-

-Si- rispose bruscamente l'altro, salvo poi pentirsi del tono usato e aggiungere un debole -Grazie... G..reg-, esitando un attimo per essere sicuro di pronunciare il nome corretto. Assurdo come a volte il cervello umano abbia difficoltà a ricordare il nome di una determinata persona anche se si tratta di qualcuno che vediamo spesso.

-Bene. Dannazione, è stato difficile!- replicò Lestrade, con un sospiro di sollievo che si trasformò presto in una risatina imbarazzata.

Sherlock, sempre con la faccia rivolta verso il finestrino, roteò gli occhi non visto.

~¤~

La casa di Banry, se casa poteva essere definita, era un appartamentino di due vani in uno squallido vicolo di Londra. Una microscopica cucina con un divano sgualcito e una tv di dimensioni ridottissime, una stanza con un letto e il bagno. Niente balconi, niente finestre.

Ecco perché l'odore era così forte.

E non c'era bisogno di un supercervello come quello di Sherlock per capire fin da prima di aprire la porta che si trattava di cadavere in decomposizione.

Storcendo il naso, l'ispettore si fece strada all'interno del bugigattolo per chinarsi accanto al corpo. Walter Banry, senza dubbio. Vi erano strisce di sangue sul pavimento, come se nei suoi ultimi istanti di vita l'uomo si fosse trascinato verso qualcosa.

Il dettaglio non sfuggì agli occhi scaltri di Sherlock, che puntò subito nella direzione indicata dalla mano del cadavere. Continuò a camminare fino alla stanza accanto, fermandosi di fronte al muro. E lì, discreto ma non abbastanza da sfuggire all'abile detective, il buco di una serratura.

-Una chiave, cercate una chiave!- urlò agli agenti rimasti nella stanza attigua.
-Dev'essere qui da qualche parte, o non ce l'avrebbe mostrata. Ma dove?- si chiese sottovoce.

-Signor Holmes- si sentì chiamare da uno degli agenti. Immediatamente si affacciò. -L'avete trovata? Indubbiamente era addosso al cadavere, certo, era abbastanza ovvio-

-In realtà, signor Holmes, non l'ho trovata- rispose quasi timidamente quello. -ma posso aprirla io, senza problemi-

-C..certo, prego- bofonchiò Sherlock facendogli cenno di avvicinarsi. L'agente tirò fuori dalla tasca due pezzi di metallo non meglio identificati e iniziò ad armeggiare con la serratura. Meno di un minuto dopo, la porta nascosta era aperta.

-Dove hai imparato ad aprire le serrature, Gregson?- chiese com stupore Lestrade, affacciato alla porta della stanza.

-Sa, ispettore, ho una figlia adolescente. Lei tiene sempre un diario, sa, e.. e devo pur tenerla d'occhio, no? Per proteggerla, sa...- rispose Gregson, esitante.

Lestrade scoppiò a ridere. -Credo sia violazione di proprietà privata, ma visto che è servito credo proprio che chiuderò un occhio-.

Intanto Sherlock aveva già aperto la porta, rivelando una piccola stanza evidentemente adibita a laboratorio. Strumenti più o meno sofisticati stavano tra campioni di varie sostanze, e tutto era nella confusione più totale.

-È stata Lafayette a ucciderlo- sentenziò Sherlock uscendo dallo stanzino, mentre i due stavano ancora ridacchiando.

Lestrade si riscosse immediatamente. -Che hai scoperto?-

-I due erano in affari. Questo è il loro laboratorio segreto, con tutta probabilità il luogo in cui hanno creato e migliorato la droga. Poi i due hanno avuto divergenze sul suo uso, magari  Banry dopo l'evasione di Lafayette temeva un'incursione della polizia e voleva confessare, o magari ancora era ciò che Lafayette temeva. Allora, al più tardi ieri, lei lo ha ucciso ed è scappata con ciò che rimaneva della droga- disse il detective tutto d'un fiato, sotto gli sguardi ammirati di Lestrade e i due agenti.

-Completate pure le vostre ricognizioni qui, io vado al 221b a pensare. Ti chiamo appena scopro qualcosa di nuovo, tu fai altrettanto- aggiunse, per poi uscire dalla squallida abitazione e chiudere la porta dietro di sé, con Gregson ancora a bocca aperta.

~¤~

Quando Sherlock scese dal taxi, davanti al suo appartamento di Baker Street, capì immediatamente che qualcosa non andava.

Ne ebbe la conferma quando sulle scale interne trovò uno degli agenti, quello rimasto fuori dalla porta.

Morto.

Apprendista BabysitterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora