Mela e cannella

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Mela e cannella. Odore di buono, odore di casa, odore di Natale.

È proprio avvolto da questo inebriante aroma che Louis si sveglia, spaventato da un rumore proveniente da un'altra stanza della casa. Sbarra gli occhi azzurri e si sporge un poco dal materasso per riuscire a vedere dalla porta della camera: dal corridoio arriva una luce fioca, calda. Si tratta sicuramente di un ladro -molto distratto e goffo- che tenta di rubargli qualcosa, e per questo Louis prende un po' di coraggio, combatte il sonno, e si alza velocemente dal letto. Sul comodino tiene sempre a portata di mano un deodorante spray per ambienti al pino -non tanto per utilizzarlo in camera, quanto per sfruttarlo in occasioni simili- che afferra senza remore. Inizia a percorrere scalzo il corridoio, cercando di mantenere un passo felpato e silenzioso, e ringraziando la moquette per essere sempre abbastanza calda da non fargli mai congelare i piedi. Passando davanti alla cucina è pervaso da una nuvola dal profumo di biscotti, profumo di mela e cannella, il prodotto delle dure ore passate fra ciotole e teglie per preparare qualcosa di commestibile. La luce fioca proviene dal salone, e Louis la segue come le farfalle con una lampadina accesa nella notte. Arrivato alla porta che lo separa da quel ladro troppo rumoroso, si nasconde dietro l'angolo. Non è lui quello che deve nascondersi fra i due -o tre? O quattro? Non aveva minimamente pensato che potesse trattarsi di una banda- ma comunque lo fa, d'istinto. Si sporge un poco per vedere il criminale e studiarne le mosse, ma...

«E tu chi sei?» chiede con la voce ancora arrochita dal sonno, spaventando la strana figura che sta trafficando intorno all'albero di Natale acceso. Quello strano essere in calzamaglia verde e con un cappellino a punta rosso lo fissa inebetito, completamente colto in fallo. Sei Robin Hood? O Peter Pan? Vorrebbe tanto chiedergli Louis, ma si trattiene, incantato com'è ad ammirare il viso angelico di quel buffo ragazzino troppo cresciuto. È bello e giurerebbe di averlo già visto da qualche parte, ma è troppo assonnato e confuso per trarre delle conclusioni affrettate.

«Ehm, io...» inizia a balbettare il ladruncolo in calzamaglia, strabuzzando i suoi grandi occhi verdi. Sembra in seria difficoltà anche senza l'utilizzo di uno spray urticante contro gli occhi ed è chiaramente non armato, e per questo Louis si tranquillizza e rilassa un poco. Quei capelli ricci schiacciati dal copricapo lo fanno anche quasi sorridere, mentre però continua ad essere intimorito dall'incredibile altezza del tipo: sarà almeno venti centimetri più alto, e cacciarlo a brutto muso di casa probabilmente sarà un'impresa.

«Io sono un aiutante di Babbo Natale» si annuncia infine l'intruso, indicando al padrone di casa dei pacchetti sistemati ai piedi dell'albero di Natale ed uno che ancora tiene in mano. La carta è rossa brillante, il colore preferito di Louis, e qua e là sono applicati degli adesivi fluorescenti a forma di fiocco di neve: sono proprio dei pacchetti degni della fabbrica di regali di Babbo Natale. Perciò Louis sorride, annuendo a quella rivelazione, facendo sorridere di rimando anche l'elfo davanti a sé. Se li era immaginati più bassi, gli elfi, a dire la verità. Ma non è tanto a questo che pensa, vedendo le meravigliose fossette formarsi ai lati della bocca carnosa di quel tipo.

«Non sai che i bambini non possono vedere Babbo Natale? Forza, torna a dormire. Ai tuoi regali penserai domani mattina» lo incita l'intruso, mentre poggia anche l'ultimo regalo insieme agli altri, indisponendo pericolosamente Louis. E tutti sanno che è bene non far mai arrabbiare o indisporre Louis Tomlinson.

«Non sono un bambino, ho compiuto ventidue anni proprio ieri! E poi tu non sei Babbo Natale, sei solo un aiutante, quindi io ti guarderò finché voglio» è, infatti, la sua replica, pronunciata in una voce più acuta del solito, mentre le sue braccia s’incrociano in segno di protesta. Tutto questo comportamento infantile non fa altro che divertire maggiormente il “piccolo” elfo, che scoppia in una grossa e sonora risata.

«Come vuoi, gingerbread. Tanto io qui ho finito» gli dice poi, alzando le spalle con nonchalance. Louis è ancora distratto dal fastidio di essere stato chiamato bambino -è colpa della sua altezza? Lui detesta chi lo prende in giro per quella- e dal luccichio dei nastri con cui sono avvolti i pacchetti che l'elfo ha portato per lui -ok, sì, forse un po' bambino lo è- e quasi non si accorge che l'altro si sta già dirigendo verso la finestra. Se ne rende conto solo quando un vento ghiacciato lo colpisce in pieno viso, facendolo rabbrividire e contorcere su se stesso.

«Devi già andare?» domanda al buffo individuo che è già cavalcioni sul davanzale, incurante della spaventosa altezza. Fino a pochi minuti prima era intento a pianificare un modo per cacciarlo di casa ed ora quasi desiderava tenerlo per sé come fosse un animaletto da compagnia.

«Già, Babbo mi aspetta. E con lui milioni di bambini buoni come te» si congeda l'elfo. «Buon Natale, Louis» gli sorride un'ultima volta, gli lancia un bacio e si getta dal davanzale, terrorizzando Louis che corre verso la finestra già immaginando di ritrovarsi un elfo spiaccicato nel cemento parecchi piani più in basso. E invece tutto ciò che vede è una fitta ondata di neve che lo circonda e che lo spinge a rientrare in casa. Le ante si richiudono per colpa del vento o forse per colpa della magia e Louis si scopre imbambolato in direzione dell'albero che brilla allegramente riscaldando l'intera sala. Si sente felice, pieno, riscaldato da quel calore che sono un albero di Natale sa donare. Fissa i pacchetti a pochi passi da sé, ma li glissa con lo sguardo e si dirige nuovamente verso la propria camera da letto: per aprire i regali avrà tempo l'indomani mattina. Percorre di nuovo con passo felino il corridoio, venendo di nuovo ammaliato dal buon profumo di mela e cannella.

Mela e cannella. Odore di buono, odore di casa, odore di Natale, odore di Harry.

È proprio avvolto da questo inebriante aroma che Louis si sveglia, infastidito da una ciocca di capelli di Harry che gli solletica il viso. Durante la notte si sono abbracciati e lui non se ne era minimamente accorto, ma questo spiega il motivo di quel buffo sogno dall'atmosfera natalizia. Si volta cercando di non svegliare il ragazzo al suo fianco, alla ricerca dello schermo luminoso della radiosveglia.

Sono le 03.17, ed è il 21 Ottobre.

È assurdo che abbia sognato Harry vestito da aiutante di Babbo Natale a così tanti giorni di distanza dal Venticinque di Dicembre. Sbuffa, Louis, alzando gli occhi al cielo e volgendo nuovamente il volto verso quello che lo sta ancora abbracciando. È tutta colpa sua se fa sogni così assurdi: non gli avrebbe più permesso di canticchiare canzoni natalizie anche a mesi di distanza, se quelli erano i risultati. Al solo pensiero sorride, però, perché Harry felice come un bambino all'idea dell'avvicinarsi del Natale è probabilmente una delle cose più belle che abbia mai visto in vita sua.

Affonda il viso nell'incavo del collo del ragazzo che stringe al suo fianco, inspirando a pieni polmoni il profumo della sua pelle: sa di mela e cannella.

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