- Sasageyo sasageyo, shinzou wo sasageyo...
La ragazza dondolava la testa leggermente mentre intonava sottovoce la strofa di una canzoncina. Era distesa sotto un enorme ciliegio, l'attrezzatura per il movimento tridimensionale accanto, e guardava con una espressione rilassata il cielo e le nuvolette che lo facevano sembrare un bellissimo dipinto. Un venticello leggero le accarezzava i biondi ciuffi di capelli e le dava una sensazione di freschezza che solo le sere estive possono regalare. Chiuse gli occhi e riaffioravano nella sua mente migliaia di ricordi della sua infanzia, quando correva spensierata per i prati con i suoi amici e quando inciampava e cadeva a terra rotolando, l'odore dell'erba e del terreno, le formiche che vedeva camminare tra i filo d'erba davanti ai suoi occhi e le cavallette che saltellavano tra le sue mani quando cercava di catturarle. Riaprì le palpebre e in lontananza vide il Wall Maria e l'enorme pietra che era stata messa come tappo nel distretto di Shiganshina. Ogni cinque o sei secondi la terra sotto la ragazza tremava leggermente ma lei non ci faceva caso, né i giganti né la morte la spaventavano in qualche modo. Se qualcuno nel Wall Rose l'avesse vista, probabilmente avrebbe pensato fosse una pazza suicida, ma la ragazza sembrava essere ben consapevole di quello che stava facendo Un classe sette metri si avvicinò a lei tutto incuriosito e la osservò con occhi sognanti. Allungò una mano e l'afferrò dolcemente per poi rialzarsi e avvicinarla alla bocca spalancata.
- Fermo.
Il giganti si fermò per qualche secondo intimorito da quella voce che sapeva di aver già sentito poi come se niente fosse, ricominciò il movimento.
- Ho detto fermo. Rimettimi giù o per te saranno guai grossi.
Il titano, tutto deluso, rimise giù la ragazza e se ne andò a cercare altre prede più commestibili.
- È sempre la solita, Signorina Leonhart...
La ragazza si girò impettita verso il ragazzo che se ne stava tranquillamente appollaiato sopra grosso ramo e la guardava con spavalderia. Yael Leonhart era una delle persone più permalose di questa terra e sembrava che il ragazzo avesse proprio toccato uno degli argomenti più pericolosi.
- Smettila di prendermi costantemente per il culo. Ti ho portato con me perché mi servivi, non per chiamarmi con nomignoli stupidi o cose così.
- Ah si? Strano pensavo di doverti dare consigli su come riallacciare i legami con Reiner, tre anni che non lo vedi e l'ultimo discorso che avete avuto era uno stupido litigio.
- Stai zitto, quelli non sono affari tuoi!
Il ragazzo scese dall'albero soddisfatto e guardò la ragazza rossa in viso che sembrava volerlo uccidere.
- Ok va bene, calmati... fatto sta che ormai da qualche anno sei il mio superiore, Yael, e non so per quale motivo tu adesso voglia che io sia il tuo cagnolino da guardia. Ma non aspettarti la mia totale approvazione in tutto ciò che fai perché io sono un consigliere, se sbaglierai te lo dirò e se avrai dubbi ti mostrerò la giusta via.
Yael sbuffò infastidita e si girò dall'altra parte, tornando a contemplare l'orizzonte e il Wall Maria.
- Mi hai rovinato la giornata, Gavriel.
- Mi chiedo solo quanto ancora dovremmo aspettare prima che quei due facciano il proprio dovere... Tua sorella Annie ha già fallito una volta spero che la fiducia che abbiamo riposto per tre anni su Bertholdt e Reiner non sia stata solo un grande errore.
La ragazza si girò di scatto e fissò intensamente gli occhi di Gavriel con uno sguardo duro come la roccia.
- Io, tu, Reiner, Bertholdt e Annie... abbiamo passato la vita assieme prima che tutto questo iniziasse. Come fai a non avere fiducia in loro? Sai che se anche falliranno non sarà un problema perché farà comunque parte del piano. Come fai a essere così duro con loro?
- Io non ho mai creduto che fosse opportuno dare una possibilità agli umani. Dovevi andare fin da subito tu, e sterminare tutti quelle luride formiche.
- Sai che non siamo noi a decidere per questo. Fattene una ragione.
Ad un tratto Yael cadde in ginocchio gridando e premendosi la mano sulla spalla. Gavriel si precipitò accanto a lei, le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi.
- Cosa c'é ?!
- A-allonta-nati...
- No Yael non puoi trasformarti qui, sei troppo grande ti vedrebbero tutti quanti, persino nel Wall Sina. Non so cosa ti stia accadendo ma devi controllarti non lasciare che avvenga la trasformazione.
- T-Tu non hai sentito?
- Cosa?
La ragazza spalancò gli occhi e gridò.
- ALLONTANATI!
Il ragazzo fece tempo a lanciarsi qualche metro più in là che una cosa immensa comparve davanti alla ragazza. Era grande il triplo di Yael che se ne stava accoccolata per terra e lo guardava sbalordita. I due si cambiarono alcuni sguardi ma capirono all'istante che entrambi non avevano la minima idea di quello che era successo. Probabilmente era la cosa più strana che i due avessero mai visto perché si avvicinarono con circospezione sempre tenendo gli sguardi incollati ad esso.
- È-è il tuo occhio?
- Si...
- Come hai fatto a creare solo un occhio del gigante che sei in realtà?
- Volevo vedere ma allo stesso tempo non volevo trasformarmi. Quando sono caduta a terra ho percepito un dolore allucinante al collo e alla mano e poi ho sentito un urlo fortissimo.
- Di chi era?
- Non lo so, non sono riuscita a riconoscere la voce. Ma penso di sapere a chi appartiene.
- Yael... arriva al punto. Cosa stavi cercando di vedere?
La ragazza girò la testa e fisso gli occhi sul visto del ragazzo. Si rese conto solo in quel momento, che era diventato molto carino, un ragazzo dal viso duro e spigoloso con le lentiggini spruzzate casualmente sul naso e sulle guance, completamente diverso dal piccolo bimbo magrolino che le stava sempre appiccicato neanche fosse stato una sanguisuga. Fece un respiro profondo e diventò completamente seria in volto.
- La trasformazione di Reiner.
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LA VENDETTA DEI GIGANTI || ff attack on titans ||
Fanfiction•SPOILER ALLERT • se non avete guardato attack on titans 1 e 2 dell'anime è inutile che leggete questa fanfiction perché verreste ricoperti da una montagna di spoiler. Non ho letto il manga quindi non so cosa succede nella stagione 3, ma ormai ero i...