Imperativo presente

60 17 0
                                    

«Ve lo ripeto, io odio Halloween.»

L'uomo seduto davanti a me continua a fissarmi. Il suo sguardo, inizialmente severo, ha subìto un leggera mutazione, e ora vi leggo tracce di compassione. Forse ha compreso la mia situazione.

L'altro è sempre rimasto in piedi, a coprire con enormi falcate il poco spazio della stanza. Lui non è mai stato comprensivo: «Quindi confessa?» mi urla in faccia.

«Confessare cosa?»

L'uomo continua a ringhiare: «Crede davvero di essere qui per le gomme bucate o per gli idranti divelti? O magari per lo scherzo della merda incendiaria al suo vicino? Ecco perché è qui!»

Lancia sul tavolo una decina di foto che si aprono a ventaglio davanti a me.

Trattengo un conato. Sono di una ragazza persa in un mare di sangue. Si vedono distintamente i numerosi squarci sul ventre e brandelli di interiora che ne fuoriescono. Si vede il volto, bianchissimo, puntellato di rosso, gli occhi spalancati oltre le umane possibilità.

«Eleonora...»

«No,» interviene il secondo poliziotto «si chiamava Lodovika Wasylyk, era una squillo d'alto bordo di nazionalità ucraina.»

Comincio a comprendere, e ho paura: «Ve l'ho detto, non sono stato io, era Daniele che...»

«Quello nelle foto è il suo letto, e il numero della ragazza è l'ultimo che ha composto sul cellulare.»

«Ma non sono stato io, vi ho spiegato che sono andato a prendere il vino e quando sono entrato in camera...»

«Basta!» urla il poliziotto cattivo «Ne abbiamo abbastanza delle sue storie assurde...»

L'altro uomo lo interrompe e si alza apposta per dirgli qualcosa all'orecchio. Lui sembra calmarsi, annuisce, insieme si avvicinano e mi aiutano ad alzarmi.

Vorrei chiedere qualcosa ma in un angolo del mio cervello c'è una voce che a fatica sta riemergendo, mi dice di tacere, che è meglio così, che ho già parlato troppo.

I due poliziotti mi fanno scendere delle scale, mi conducono in un breve corridoio, aprono l'ultima porta e mi spingono nella stanza: è larga sì e no tre metri quadri, e ha un'unica minuscola apertura verso l'esterno, sul soffitto, da cui iniziano a filtrare i primi bagliori dell'alba. In un angolo c'è un water di ferro e un lavandino, nell'altro una brandina.

Il tempo che mi renda conto di cosa è accaduto e loro hanno già richiuso la porta a tripla mandata.

Il poliziotto cattivo mi riserva un sorriso maligno attraverso lo spioncino sulla porta: «Ora penseremo noi a te, tranquillo, qui non morirai di fame, Pisellino.»

Lo spioncino si chiude, io rimango solo e sento freddo.

My crazy HalloweenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora