Scoppiai in una fragorosa risata. Non ci potevo credere. Mai avrei immaginato in tutta la mia vita di poter assistere ad una scena del genere.
Ben, ragazzone tutto muscoli e tatuaggi di un metro e ottantanove, adesso stava camminando trascinato da una ragazzina un terzo di lui che lo teneva per l'orecchio, facendolo gemere dal dolore.
"Cosa avevi intenzione di dire con quella frase, spiegami" la ragazzina improvvisamente si bloccò in mezzo all'enorme salotto, in modo che tutti quanti potessero assistere alla scena. La faccia di Ben ormai da rosa era divenuta di un viola intenso "hai capito benissimo" aggiunse poco convinto ma la ragazzina intensificò la stretta sul suo orecchio, costringendo il mio migliore amico a cadere in ginocchio per poter stare alla sua altezza "scherzavo, scherzavo" lo vidi stringere perfino i denti in una smorfia di dolore "lasciami, mi stai facendo male" finalmente la ragazzina lo liberó ma lo sguardo arcigno non abbandonó il suo viso "penso tu mi debba delle scuse" Ben sbuffò ma quando lei fece un passo verso di lui sollevò le mani in segno di resa "Vabbene, vabbene! Mi dispiace, okay? Non dovevo dirlo, sono stato un idiota" sul viso della ragazza si aprì un enorme sorriso "bravo soldato, così ti voglio" e come una scimmietta improvvisamente si buttò sulle spalle del mio amico, che la accolse alzando gli occhi al cielo, esasperato, come se quell'uragano dai capelli castani avesse già compito quel gesto milioni di volte.
I miei amici non fiatarono, guardarono shoccati la scena che avevano di fronte.
Solo io avevo le lacrime agli occhi dalle troppe risate.
Improvvisamente, però, Ben si girò nella nostra direzione, come se si fosse ricordato della nostra presenza solo in quel momento "cosa avete da guardare?" il suo sguardo da esasperato e divertito divenne improvvisamente duro e tutti gli altri, intimoriti, abbassarono lo sguardo e si allontanarono. La musica ripartì e tutto ritornò esattamente come prima che una ragazzina alta un metro e cinquantaquattro dai lunghi capelli castani arrivasse alla festa di compleanno del campione di boxe della scuola e lo mettesse in ginocchio davanti allo sguardo incredulo di tre quarti di istituto.
Mi avvicinai al mio migliore amico con un sorrisetto sghembo, pronto a una delle mie battute sarcastiche ma Ben, conscio delle mie intenzioni, mi lanciò uno dei suoi famosi sguardi assassini "una sola parola e ti butto quei denti di cui ti vanti tanto" scoppiai nuovamente a ridere e misi sù una delle facce più drammatiche del mio repertorio "Come? Avresti davvero il coraggio di privare il mondo di un sorriso del genere?" il mio amico non fece una piega al mio piccolo teatrino così sbuffai, facendo il finto offeso "sei crudele". Ben stava per darmi uno dei suoi soliti pugni sulla testa ma si bloccò sentendo la ragazzina aggrappata alle sue spalle scoppiare in una fragorosa risata, alzai un sopracciglio confuso "siete buffi" pronunciò tra le risate. Il suo commento mi irritò. La guardai con occhi critici, dopo una breve analisi giunsi alla conclusione che la ragazzina non fosse niente di che. O per lo meno, niente che valesse il mio tempo. Aveva dei lineamenti gradevoli, due grandi occhi marroni e dei lunghi capelli castani ma era così da bassa da sembrare una quattordicenne, l'abbigliamento poi non aiutava: era vestita con dei semplici leggings neri e una felpa grigia. Sorrisi, arrampicata sulle spalle del mio amico la nanetta sembra veramente una scimmietta "e questa ragazzina chi sarebbe?" la stuzzicai come mi piaceva fare con tutte. La sua reazione, peró, non fu quella prevista, appena pronunciai quella semplice frase mi fulminò immediatamente con lo sguardo "Ragazzina a chi pallone gonfiato?! Vieni a dirmelo più da vicino se hai il coraggio" alzò il pugno in aria con aria minacciosa, la sua grinta mi fece ridere, era così piccina eppure si atteggiava da tigre. Mi avvicinai, curioso di vedere la sua reazione ma Ben fece un passo indietro, allontanandola da me "Lizzy ritira gli artigli. Trevor tu non la stuzzicare. Lei è Elizabeth, una mia amica" affermò mentre la faceva scendere dalle sue spalle ma la mora gli diede un pizzicotto all'altezza del fianco "Ahia! Volevo dire la mia migliore amica. Contenta adesso?" ruotò gli occhi e poi li pose su di lei che annuì contenta, esasperandolo ancora di più. Non avevo mai visto così il mio migliore amico, era strano. Solitamente lui era totalmente diverso... Ben era il ragazzo più temuto e adorato dell'intera scuola. Stava sempre sulle sue. Non sorrideva né scherzava mai. Io per prenderlo in giro gli ripetevo sempre che il suo passatempo preferito fosse quello di lanciare sguardi assassini a chiunque non gli si parasse di fronte. Quella sera, invece, da quando quel nano malefico dai capelli castani era arrivata alla festa, aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto in viso, sembra quasi dolce. Il pensiero di un Ben "dolce" mi fece contorcere lo stomaco "Okay non posso reggere una cosa del genere da sobrio" senza aspettare una risposta, diedi le spalle all'extraterrestre con le sembianze del mio migliore amico e mi avviai verso il tavolo delle bevande, afferrando la prima bottiglia di liquido trasparente che vidi.Nota Autrice
Salve a tutti, questa è la mia prima storia. Spero vi piaccia. Se vi va lasciatemi un commento su le vostre impressioni riguardanti la storia, ve ne sarei molto grata❤️
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Tutta una questione di altezza
RomanceVorrei avere più fiori, che cicatrici sul cuore.