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<<...ti immagino già>> dice con enfasi la mia compagna di stanza, Noora, sorridendo <<al college di LA con la divisa, i libri in mano...>>.

Improvvisamente i suoi occhi si appannano <<lontana da me...>> e prima che possa impedirlo scoppia in un pianto interminabile.

Se sentite qualcosa spezzarsi, probabilmente è il mio cuore.

Smetto di sistemare i miei bagagli e corro da lei per abbracciarla.

<<Ehi, stai tranquilla, ci sentiremo ancora>> le sussurro accarezzandole la schiena.

Noora è sempre stata la mia migliore amica da quando sono all'istituto; quando i miei sono morti e io sono arrivata qui, lei c'era già. Lei c'è da sempre. Non riesco a realizzare che domani sarà l'ultima giornata che passerò con lei. I miei pensieri vagano su tutte le persone fantastiche che ho conosciuto in questo posto di merda, persone sfortunate, come me e Noora, perone come Josh, Anne e Michael.

Ricaccio indietro le lacrime, e non devo nemmeno sforzarmi troppo. Los Angeles è sempre stato il mio sogno e ho sempre fatto di tutto per realizzarlo. Non essendo nata e cresciuta nelle situazioni più agiate che si possano avere, ho faticato molto per ottenere questa borsa di studio e tutt'ora continuo a non credere di avercela fatta.

Domani sarò finalmente maggiorenne, per alcuni potrebbe non essere un grande cambiamento, ma per me, sarà l'inizio di una nuova vita, la vita che ho sempre sognato.

<<Gwendoline?>> i miei pensieri e l'abbraccio vengono interrotti simultaneamente a quel richiamo.

Emeraude, una delle educatrici più anziane, è sulla soglia della porta con un'espressione incerta.

<<preparati, stai per essere adottata.>>

****

Non saprei descrivere con chiarezza l'ora appena trascorsa.

Sono scesa alla sala d'entrata e ho trovato una coppia all'incirca sulla quarantina che firmava i moduli per la mia adozione.

Al momento mi sono rifiutata, ma Emeraude mi ha rassicurata dicendomi che sarei ugualmente andata al college di LA e che i signori erano gia al corrente di tutta la mia storia

Viva la privacy, insomma.

Successivamente a ciò, le educatrici hanno gentilmente scaraventato me e le mie valigie nella macchina della coppia.

<<Vuoi che accenda l'aria condizionata, cara?>> mi chiede la donna alla guida, che per quanto ricordo, dovrebbe chiamarsi Eleonor.

Scuoto la testa e torno a guardare fuori, mentre immagini a me familiari mi scorrono davanti e danno spazio a luoghi che non ho mai avuto l'opportunità di vedere prima di ora.
Man mano che i paesaggi cambiano, i ricordi sfumano. Abbandonare questo posto è più doloroso di quanto pensassi e una lacrima sfugge al mio controllo e molto altre la seguono, ma non singhiozzo. Nessun rumore o sospiro. Solo lacrime.

Arriviamo circa un'ora dopo.

Richard, il marito di Eleonor va per aprirmi la portiera, ma io glielo impedisco.

Ho sempre trovato stupide queste galanterie.

Una volta dentro, sento dei passi veloci provenire dalle scale, e prima che possa fare qualunque altra cosa, una ragazza, probabilmente mia coetanea e una bambina che non penso vado nemmeno alle elementari si precipitano nella stanza.

<<E' arrivata?>> dice la più grande.

Ha dei grandi occhi neri e dei ricci biondi grandi e definiti, sembra una ragazza molto allegra.

La più piccola invece, si limita a saltellare senza dire nulla, ammesso che ne sia capace.

Anche lei è bionda, ma al contrario di quella che suppongo essere sua sorella, ha i capelli lisci, legati in delle codine e degli occhi castani. Porta un bavaglino con scritto "Amelie", quindi suppongo sia il suo nome.

Appena mi vedono sembrano entrambe molto confuse la bambina mi viene incontro ma invece di salutarmi cerca dietro di me e fuori.

<<Bimba?>> chiede spaesata.

Subito dopo vengo affiancata da Eleonor che spiega alle due ragazze che ha voluto adottare me, al posto di una sorellina più piccola, perché ha trovato la mia storia commovente e blablabla.

Le solite stronzate, tutti provano pietà.

<<Non ho intenzione di chiamarvi mamma, papà o sorelle>> puntualizzo sin da subito.

<<...o fratelli>> aggiunge la riccia.

Aspetta, ce ne è un altro?

La donna annuisce. <<Lo capisco cara>> mette le mani sui fianchi. <<A proposito, dov'è Aaron?>>

<<Sono qui>>.

Entra nella stanza un ragazzo alto, che suppongo sia questo presunto Aaron.

Il ragazzo che dovrebbe essere il fratello maggiore delle due che ho conosciuto prima ha dei lineamenti totalmente opposti ai loro:
capelli corvini e occhi azzurri, sembra il classico ragazzo chiuso e stronzo di cui si sente parlare nei romanzi.

Il ragazzo mi scruta dalla testa ai piedi senza il minimo pudore.

<<Non dovevate adottare una neonata? Questa quanti anni ha? 12?>>

Apro la bocca per ribattere qualcosa, visibilmente infastidita, ma l'ho fa Richard prima di me.

<<Veramente Gwen ha l'età di Sharon>> controbatte calmo.

E Sharon sarebbe...?

<<Veramente?>> chiede la sorella riccia <<quindi seguiremo gli stessi corsi?>>

Tutto chiaro.

Aaron mi squadra ancora.

No, ma fai pure, eh.

<<Effettivamente le tette mi hanno mandato in confusione>>

Come prego?

<<Come prego?>> incrocio le braccia sul mio seno nel vano tentativo di

la scollatura e cerco di guardarlo nel modo più cattivo possibile...

...ma ovviamente sono una tappa e fallisco miseramente.

Aaron scoppia a ridere. E come biasimarlo? Riderei anche io di me stessa.

<<Bene, Eleonor>> ghigna il ragazzo dopo aver smesso di ridere <<hai già raccontato la storia della nostra meravigliosa famiglia alla nostra nuova ospite?>>

Tutti quanti si zittiscono, come pietrificati, Eleonor soprattutto.

Tutto ciò non mi piace.

Per niente.

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ciao guyss
sono tornata con una nuova storia e ne approfitto per ringraziarvi del fatto che "my only weakness" è arrivata a quasi 10k visualizzazioni, ceh urlo.
spero che la nuova storia vi piaccia^^

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