Scendo dalla macchina in fretta e furia perchè, come di consueto, anche quella mattina ero in ritardo. Non so bene cosa mi spinga a stare in casa fino all'ultimo e, più in generale, a fare le cose all'ultimo. Nella mia vita, infatti, spesso mi sono salvata in corner. Studiate pazze degli ultimi giorni prima di un'interrogazione, eyeliner che di frequente non ne vuole sapere di andare al suo posto velocemente, proprio quando dovresti essere uscita già da un quarto d'ora. Bene o male, ammetto, che ce l'ho sempre fatta. La mia vita è sempre stata così: anche per un pelo, ma ci arrivo sempre. Sono addirittura arrivata a scegliere l'Università un mese e mezzo dopo che era iniziato il semestre, mi sono immatricolata l'ultimo giorno utile, tanto per essere il più possibile in ritardo; quando i miei compagni di corso già si conoscevano ed erano super impegnati a studiare per dare i primi esami, ecco che arrivo io. Io che non sapevo nemmeno quasi dove mi trovassi, che facoltà avessi scelto. Perché sì, quella volta qualche sgridata me la sono presa. "Ti sei presa un anno sabbatico dopo le superiori e va bene, ora però scegli. Decidi per il tuo futuro, so che se vuoi ce la fai. Devi solo volerlo", mi disse mio padre quel 30 Ottobre 2016, a pranzo. Papà, magari sapessi cosa voglio nella vita e per il mio futuro, personale e lavorativo. Ricordo che ero una confusione unica, non che adesso sia in pace con me stessa, ma devo ammettere che in un anno esatto ho fatto enormi passi avanti. Infatti, da un mesetto, ho iniziato il secondo anno di Scienze e Tecnologie Alimentari. Che spavento il primo giorno del primo anno di Università, iniziato in super ritardo. Arrivai nell'aula Gamma e trovai fuori tantissimi ragazzi ammassati, quelli che ora sono i miei compagni, pallidi più che mai. Mi feci coraggio e chiesi a una ragazza: "Scusa, ora non dovrebbe iniziare la lezione di Chimica generale?"
"Oh, no. Oggi c'è l'esame. Stiamo aspettando di entrare."
Non faccio in tempo a capire dove sono, cosa ci faccio in un'Università di cui non so praticamente nulla, chi sono io, e c'è l'esame. Va bene così.
Come dicevo, sono perennemente in ritardo. Anche stamattina. Entro nell'Università, che ormai conosco come le mie tasche (non è vero, ci è voluto tanto impegno per imparare a non perdermi giornalmente e l'aiuto costante dei pazienti bidelli che ringrazierò sempre che mi hanno accompagnato il primo mese quando non sapevo dove andare). Corro in aula X. La lezione non è ancora iniziata e mi imbatto in Umberto, quel ragazzo con il cappottino scozzese grigio e azzurro, che fa sembrare i suoi occhi anch'essi di quei colori. Tra l'altro, ancora non so che colore sono di preciso. Non ci ho mai fatto a caso. (Sì, nel mio DNA la sbadataggine è presente in grande quantità).
Lo osservo mentre si siede. Non lo so definire, è un bravo ragazzo intrigante. Non ha bisogno di strafare, brilla di una luce che non ho potuto fare a meno di notare. Mi ha colpito subito, da quel giorno che eravamo in laboratorio con i grembiuli bianchi che ci conferiscono una certa professionalità e, devo ammettere, stile.
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Iniziò tutto con una fiamma spenta
RomanceLa storia di una vita racchiusa in un libro, completamente tratto da fatti avvenuti realmente e considerazioni/pensieri generati dalla mia testa, la quale ormai è entrata in un vortice d'innamoramento senza istruzioni di precauzioni per l'uso.