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Il blu inteso dell'iride, un blu profondo pulito che sapeva di lago, tra lui e quel blu una fascina di legna dalla quale, tra gli spazi lasciati dalle irregolarità dei rami filtrava uno sguardo impietrito.

Occhi spaventati come quelli di un animale del bosco di fronte ad un essere umano.

Solo che dietro a quel guardare intimorito, non c'era ne un cardellino ne uno scoiattolo , ma un ragazzino, magro come solo certi bambini sanno esserlo e dalla  carnagione quasi lattea in contrasto con le chiazze brune del sottobosco circostante.

Da quanto lo stava fissando?

Impossibile dirlo.

Vero è che dopo tanto girovagare a vuoto in un bosco rivelatosi traditore, quel bambino annunciatosi solo come un lieve fruscio a ridosso di una catasta di legna era apparso, incartato in una vistosa maglia a righe bianche e rosse, come un primo e insperato contatto con la civiltà dal quale poter attingere informazioni utili a tornare sui propri passi per recuperare la macchina lasciata in chissà quale altro lato di quel monte.

Unica reazione invece provocata dall'incontro era stata una fuga degna dell'animaletto più selvatico, messa in opera nella direzione dalla quale in contemporanea un latrato di un cane giungeva a dare una parvenza di realtà a quegli attimi surreali.


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Il ritmico sottofondo pluviale venne bruscamente sovrastato dal cigolio della porta che ruotando rumorosamente sui cardini catapultò sullo sfondo dei pensieri di Rosalba un paio di mocassini intrisi a tal punto d'acqua da emettere una vistosa quantità di schiuma bianca  ad ogni movimento.

-    Fissi sempre il pavimento a quest'ora?

Proruppe una voce ancora un po' impastata dai bagordi della sera precedente.

- E tu porti sempre i mocassini quando diluvia?

- Solo il Giovedì mattina.

- Sì quando il Mercoledì notte festeggi coi colleghi fino a tardi

- Può darsi

Rispose lui salendo stancamente su di uno sgabello attaccato al bancone e iniziando a giocherellare con una bustina di zucchero.

Rosalba iniziò meccanicamente a preparagli il caffè come ogni mattina.

Del resto ciò succedeva con la maggior parte dei suoi avventori, non aveva neanche bisogno di domandare, il più delle persone oltre che essere  abitudinarie provano un vero e proprio profondo senso di appagamento e sicurezza nel frequentare un locale dove il barista conosce già i loro gusti affrancandoli dal dover ripetere la stessa ordinazione ogni santo giorno, in oltre questo  gli dà la garanzia di essere stati notati da almeno una persona nell'arco della giornata, avendo preso nota dei loro gusti e dei loro desideri; questo a loro piaceva e Rosalba lo sapeva bene.

L'ispettore Dauria non faceva eccezione, col suo fare un po' trasandato del chi da poco peso a tutto, il suo sguardo sognante, tutto infagottato nel suo soprabito, in momenti come quelli aveva l'aria del bambino dal pessimo tempismo che stava marinando la scuola nell'unica giornata di maltempo della settimana, e andava quindi a  rifugiarsi tra le mura del RANGER BAR.

- Allora cosa mi racconti?

Squillò lei aprendo un vistoso sorriso metallico  che non stonava per niente sul quel volto latteo e poggiandogli intanto una tazzina fumante sotto il naso.

Io "esisto"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora