2. hate and rage

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Sono seduta da più di venti minuti su questa dannata sedia costosa, e ormai il nervosismo ha preso il posto della paura.

Non mi interessa se vogliono uccidermi, tanto ormai sono convinta che sarà questa la mia fine, ma detesto il fatto che mi facciano aspettare così tanto.

Forse il principe si è già stufato dell'idea dell'avere un nuovo giocattolo? Spero solo che se deve farmi fuori che almeno lo faccia in fretta.

Mi alzo, iniziando a guardarmi intorno, notando che tutto in questa stanza sembra nuovo ed estremamente fuori gusto.

Ho già sentito dire che i lupi non hanno il senso del bello, e questa stanza, con tutto questo rosso e nero soffocante, ne è la riprova.

Passo la mano sul copriletto bordeaux ricamato, sentendone la freddezza e la morbidezza, passando poi all'armadio in mogano, aprendolo.

Una serie di maglioni, maglie e felpe sono riposte in fila ordinata nelle varie anse, e tutte profumano ancora di nuovo, quasi come se fossero state appena comprate.

Chiudo le ante, confusa: a quanto pare avevano già programmato tutto per l'arrivo della candidata scelta dal principe.

Sicuramente nessuno avrebbe mai scommesso su una come me.

Mi avvicino alla finestra, scostando appena la tenda lilla, osservando il tramonto illuminare con le sue sfumature rossastre tutto il bosco che circonda il castello.

E' così bello, eppure così triste, perché sono qui dentro e non a casa mia insieme a mia madre ed Ivy.

Mi mancano così tanto.

Mi volto di colpo, spaventata dal rumore della porta che si apre e poi si richiude, e dai passi del ragazzo che entra nella stanza.

Louis Wordsworth mi sta osservando con la sua solita curiosità poco nascosta dal contegno che deriva dalla sua carica.

Vede subito che sono vicino alla finestra, e non ci metto molto a capire a che cosa sta pensando.

"Non stavo cercando di scappare." Dico, allontanandomi dalla tenda, ma restando comunque lontano da lui: non ho intenzione di dargli la possibilità di avvicinarsi a me.

"Oh, non stavo insinuando nulla." Ribatte lui, facendo un leggero sorriso mentre si siede sul letto, passandosi una mano sul labbro inferiore, attento.

Mi sta studiando, proprio come io sto facendo con lui, cercando in lui tutte le caratteristiche in cui lo hanno sempre descritto: crudele, violento e un freddo manipolatore.

Però, quegli occhi così blu, le labbra rosse e il sorrisetto appena accennato non fanno altro che ricordarmi un bambino un po' troppo cresciuto, il genere di persona che vorrebbe potersi godere tutti i suoi anni, ma che non può.

Non posso fidarmi di lui.

"Come ti chiami?" Chiede, continuando a scrutarmi.

Lo osservo, non riuscendo più a stare calma: questa cosa è troppo inverosimile per essere vera, io non posso essere davvero qui.

"Senti, mi dispiace, ma questo è tutto un grosso equivoco: io non sono bionda, io non ho gli occhi azzurri, non ho niente di tutto ciò che è stato richiesto." Dico, non riuscendo più a contenere ciò che penso da quando sono qui "Io non posso restare."

"Hai ragione." Ribatte Louis, semplicemente, rialzandosi ed imponendo subito la sua altezza "Non sei come era stato richiesto, ma io ti ho scelta comunque fra tutte le altre."

"Ma perché?" Esclamo, completamente fuori di me: voglio solo che tutto questo finisca.

Louis rimane serio, scuotendo semplicemente le spalle "Non sono obbligato a risponderti."

Heart of darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora